G. Benvenuto e M. Di Menna, 1968/69 quando soffia il vento del cambiamento

Un bel libro sul Sessantotto

di Maurizio Tiriticco

Sul Sessantotto non si finisce mai di scrivere e di imparare! Sembra un luogo comune, ma così non è, se è vero, com’è vero, che il Sessantotto ha segnato l’avvio di un’epoca nuova, e non solo nel nostro Paese. Un periodo che forse non è stato mai sufficientemente studiato! Eppure molti cambiamenti ha apportato, forse più nel costume, nel linguaggio, che non sulla scena politica. E’ una considerazione superficiale la mia, che può essere senz’altro smentita dalla storico! Il fatto è che ancora oggi il Sessantotto – per coloro che come me lo hanno vissuto, ma non da ventenne, da studente, bensì da quarantenne, da insegnante – non è stato sufficientemente studiato, a parer mio, dallo storico di professione. Forse perché i cambiamenti che si sono verificati hanno interessato più il costume, i comportamenti, i rapporti interpersonali, che non la storia, quella con la S maiuscola. Ed hanno interessato anche il linguaggio! I “cioè” abbondavano! Ed anche “a livello di”, quasi a significare la determinatezza del ciò che si voleva dire, ma anche la difficoltà del dirlo! E le circonlocuzioni sono sempre un buon segnale quando una lingua cerca parole nuove per dire cose nuove! E non è un casso che il nostro Dante le “cose nuove” le ha affidate al volgare e non al latino, la lingua dei dotti. Tante erano in quel Sessantotto – o si credeva che fossero – le novità che si andavano producendo! E non solo nel linguaggio e nel costume, ma anche nei fatti, nella politica.
A livello internazionale, soprattutto! Mai come in quel periodo sembrò che il mondo intero fosse scosso da un sommovimento! Ed un sommovimento soprattutto giovanile! Tanti anni prima due guerre mondiali avevano unificato – si fa per dire – il mondo! Ma nel terrore e nel sangue! Nel Sessantotto invece si ricercò l’unità mondiale – l’espressione è grossa e me ne rendo conto – con un ampio e condiviso desiderio di cambiamento, nella pace e nella civiltà! Da Berkley a Pechino, da Parigi a Roma! Un’internazionale di giovani animati da un desiderio comune, da aspirazioni comuni! Ed insegne comuni che contrassegnavano le manifestazioni giovanili, l’occupazione delle Università e delle scuole, i cortei studenteschi. E l’immagine del Che, il Che Guevara, la cui vita e la cui morte erano il simbolo di un riscatto mondiale. Parola grossa, certamente, oggi! Ma una grande bandiera allora! Quando i i carri armati sovietici soffocavano la rivolta di Praga, quella che è poi passata alla storia come la “Primavera di Praga”.
Trattare di questi fatti non è facile per storico di professione! Troppe sono le vicende che si intrecciano nonché i linguaggi nuovi che le veicolano e le sostengono. Però ci hanno provato – se si può dir così – Giorgio Benvenuto e Massimo Di Menna con un bel libro, appunto, come ho detto nel titolo, dal titolo lungo ma significativo: “1968/69 quando soffia il vento del cambiamento”. Ed è doveroso riportare anche il lungo sottotitolo: “Un viaggio nella memoria gradevolissimo. A cinquanta anni dal 1968. Nenni, Pasolini e il 1968. Le esperienze internazionali, Le manifestazioni studentesche in Italia. Alcune esperienze sessantottine. Piccoli importanti avvenimenti. Una spinta per la modernizzazione. Partiti tradizionali della sinistra. Gli scontri e la conflittualità. Il PSI e la modernizzazione della sinistra. L’autunno caldo. Il sindacato di polizia. Partecipazione e decisione. Consigli di zona. Tra Marcuse e La Malfa. La sinistra oggi. La musica”.
Posso dire che il libro scorre veloce e puntuale come un film. Ogni pagina è corredata da un’illustrazione: un corteo, un manifesto, un volto, un corteo, la folla plaudente, la “ciociara” Sophia Loren, Gramsci, il libretto rosso di Mao, il Che, Nenni, Giovanni XXIII, il “sogno” di Martin Luther King, Ho Chi Min, la strage di Piazza Fontana, il primo numero de “il manifesto”, il pugno chiuso di Tommie Smith e John Carlos alle Olimpiadi Città del Messico, Cohn Bendith, la manifestazione dei metalmeccanici, una copertina del “il Male”, la copertina de “L’uomo a una dimensione”, il libro di Herbert Marcuse, il sociologo statunitense che denunciò il pericolo di una società industrialmente avanzata di appiattire la realtà dell’uomo alla semplice dimensione del consumatore di prodotti.
Chiude il volume una serie di documenti, tra i quali: una lunga e articolata circolare dell’Uilm, firmata da Giorgio Benvenuto, allora segretario generale, con cui si comunica la felice conclusione della lunga e faticosa vertenza sindacale dei lavoratori metalmeccanici. E non poteva mancare in chiusura il ritratto di Greta Thumberg, accanto al suo manifesto ormai famoso nel mondo ”skolstrik for limate”. Dalle lotte operaie del Sessantotto per migliori salari ed un più alto tenore di vita alla lotta dell’umanità intera oggi per la vita di tutti e la salvezza del pianeta!
PS – Comunque, mi piace ricordare al lettore che anch’io ho scritto del mio Sessantotto: reperibile sul web! In effetti, la mia generazione un po’ lo “ha fatto” il Sessantotto, un po’ dal Sessantotto ha imparato! Anche perché di imparare non si finisce mai! Ed oggi, soprattutto con questa Europa piena di interrogativi, se non di rischi, imparare è necessario, se si vuole fare, e bene!