Save the Children: nel mondo infanzia (ancora) negata a 1 bimbo su 3

da Il Sole 24 Ore

di Alessia Tripodi

Vivere l’infanzia è ancora un diritto negato per 690 milioni di minori, quasi 1 su 3 al mondo. Ma le tutele aumentano rispettano al 2000, quando i minori derubati della propria infanzia erano 970, ovvero 280 milioni in più di oggi. Lo dicono i dati del nuovo rapporto sulle condizioni di vita dei bambini nel mondo presentato da Save The Children , diffuso ieri alla vigilia della Giornata internazionale dei bambini, che ricorre il 1 giugno, in occasione del Centenario dell’Organizzazione. Oltre a scattare un’istantanea delle condizioni di vita dei minori, il rapporto i sofferma sui progressi compiuti negli ultimi 20 anni per tutelare i diritti dei bambini, che ancora muoiono troppo presto per malattie facilmente curabili, non hanno cibo adeguato per vincere la malnutrizione, non possono studiare e andare a scuola, sono costretti a lavorare o a sposarsi precocemente. Un quadro che si fa ancor più cupo nei paesi sferzati dai conflitti, dove in un solo anno 53mila bambini hanno perso la vita in seguito alle violenze. Mentre per 1 bimbo su 6 la possibilità di andare a scuola resta ancora un lusso.

I numeri
Secondo i dati, la Repubblica Centrafricana è il Paese al mondo dove le condizioni di vita per i bambini sono le peggiori; a seguire Niger e Ciad, con 10 Stati africani, di cui 6 colpiti da conflitti, ad occupare gli ultimi dieci posti della classifica dei paesi dove l’infanzia vede un futuro migliore. Sul versante opposto, il primato dei paesi più a misura di bambino spetta a Singapore, seguito da Svezia e Finlandia, con l’Italia all’ottavo posto in graduatoria, in linea con lo scorso anno, peggio solo di Irlanda, Germania, Slovenia e Norvegia, oltre che dei tre sul podio, sebbene nel nostro Paese oggi si contino 1,2 milioni di minori in povertà assoluta.

I progressi negli ultimi 20 anni
Rispetto a 20 anni fa, dice Save The Children, si registrano 4,4 milioni di morti infantili all’anno in meno, il numero di bambini colpiti dalla malnutrizione è sceso di 49 milioni, si contano 115 milioni di bambini in meno tagliati fuori dall’educazione e 94 milioni in meno coinvolti in varie forme di lavoro minorile. E, ancora, rispetto a venti anni fa, il numero di spose bambine si è ridotto di 10 milioni e quello delle gravidanze precoci, che mettono a forte rischio le vite sia delle mamme che degli stessi bambini, di 3 milioni. Sierra Leone, Ruanda, Etiopia e Niger – con quest’ultimo che rispetto allo scorso anno ha abbandonato l’ultimo posto nella classifica elaborata da Save the Children – i Paesi al mondo che hanno fatto registrare i maggiori progressi in termini di tutela dell’infanzia.

Sempre più bambini soffrono a causa dei conflitti
Dall’altro lato, i dati parlano di un peggioramento delle condizioni dei bambini coinvolti nelle aree di conflitto. Oggi, nel mondo, sono circa 31 milioni i minori costretti a fuggire dalle proprie case e la Siria figura tra gli unici tre paesi al mondo (insieme a Venezuela e Trinidad e Tobago) dove la vita dei bambini, negli ultimi 20 anni, non ha subito alcun tipo di miglioramento. E proprio per tenere alta l’attenzione del mondo sulle sofferenze che milioni di bambini continuano a patire nelle zone di guerra, quest’anno Save the Children ha lanciato la campagna globale “Stop alla guerra sui bambini”. Una campagna che tutti possono sostenere grazie al numero solidale 45533, attivo sino al 2 giugno, per dare protezione, cure e istruzione ai bambini scappati dagli orrori della guerra.

Educazione negata per 262 milioni di minori
Uno degli indicatori presi in esame dalla classifica stilata da Save the Children riguarda poi l’educazione e rivela che 1 bambino su 6, al mondo, è tagliato fuori da scuola primaria e secondaria, pari a 262 milioni di bambini. Una percentuale che cresce ancora nei paesi più poveri, dove non va a scuola 1 bambino su 3, e tra i minori rifugiati (1 su 2 privato della possibilità di studiare). Sono invece 152 milioni, 1 su 10 al mondo, di cui circa il 50% in Africa, i minori coinvolti nella piaga del lavoro minorile, di cui quasi la metà costretti a svolgere lavori pesanti e pericolosi che ne mettono a grave rischio la salute e la sicurezza.