Italia 2019, fuga dalle scuole materne Istat: diminuite ovunque le iscrizioni

da Corriere della sera

In 10 anni, dal 2008 al 2017, la partecipazione dei bambini di 4 e 5 anni alla scuola dell’infanzia è diminuita in quasi tutte le province italiane, con rare eccezioni come Bolzano (+1,5%) e Nuoro (+1,1%). Caserta (89%) e Roma (84%) registrano le contrazioni maggiori (rispettivamente -7 e -10 punti percentuali) e nel 2017 si posizionano in fondo alla graduatoria; Roma è ultima. Al primo posto, nello stesso anno, si trova Sondrio (98%). Lo rileva l’Istat nell’aggiornamento annuale del sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile dei territori. Le differenze tra le province e nelle ripartizioni non evidenziano un gradiente territoriale netto. Nel gruppo delle 22 province con i tassi maggiori (superiori al 94,4%) prevalgono leggermente quelle del Nord, ma ci sono anche Nuoro (98%), Oristano e Rieti (entrambe al 95%). Venezia (95%) è l’unica città metropolitana a collocarsi nel gruppo di testa. In coda alla distribuzione, con tassi inferiori al 90%, si trovano, oltre a Roma, le città metropolitane siciliane di Palermo, Messina, Catania (tutte con l’87%) e Reggio Calabria (89%), e diverse province del Nord: Bergamo, Lodi, Reggio Emilia (tutte all’89%), Pavia (87%), Parma (86%).

Troppo pochi all’Università

Ma l’Istat non ha studiato solo i primi gradi della scuola. Guardando la distribuzione provinciale del tasso di passaggio all’università l’Italia appare divisa in due: la quasi totalità del Centro-nord insieme ad Abruzzo e Molise su livelli più elevati, la gran parte del Sud (Isole comprese) su valori decisamente inferiori. Anche nel 2017, come in tutti gli anni precedenti, Isernia è prima in Italia, con 65 diplomati su 100 che si iscrivono all’Università nello stesso anno del diploma. A Siracusa, ultima, il tasso scende al 38%. Nel quintile più alto della distribuzione, oltre a Isernia si trovano L’Aquila (62%), Lecco e Parma (entrambe al 60%) e le città metropolitane di Milano e Genova, con tassi intorno al 56%.

Il record negativo

Anche nel gruppo opposto, i cui tassi variano dal minimo assoluto di Siracusa al 47% di Bari, si posizionano province del Centro-nord – Vercelli e Imperia (entrambe al 45%), Ravenna (46%) – insieme alle città metropolitane di Napoli (42%), Palermo (44%) e Catania (42%). Tra il 2014 e il 2017 il tasso di passaggio all’università è cresciuto per tre province italiane su quattro. Gli incrementi maggiori sono a Sassari e Cuneo (entrambe 48% nel 2017), Grosseto e Belluno (50%), con guadagni intorno ai 15 punti percentuali. All’opposto riduzioni di 5-7 punti percentuali interessano Potenza (50%), Benevento (48%) e Salerno (43%).

Le competenze degli studenti

I punteggi medi sulle competenze alfabetiche degli studenti delle scuole superiori nel 2018 definiscono un quadro territoriale fortemente polarizzato tra le province dell’Italia settentrionale e quelle del Mezzogiorno. Lecco è prima con 214 punti e Trento seconda a brevissima distanza. Nel primo gruppo si trovano soltanto province del Nord mentre quelle meridionali si concentrano in coda alla distribuzione. Enna è ultima in Italia con 177 punti (a 37 punti di distanza da Lecco), preceduta di poco da Crotone. La mappa delle competenze numeriche degli studenti non si discosta molto da questo quadro (Figura 6). Si conferma la collocazione delle province del Nord nel quintile più alto, con Trento al primo posto (224 punti) e Lecco al secondo (223). L’ultimo gruppo, invece, è composto esclusivamente dalle province del Mezzogiorno, con Crotone ultima (174), preceduta da Enna (176). Il centro Italia si connota per una maggiore eterogeneità nei valori di entrambi gli indicatori.