Concorso dirigenti scolastici, nuovo ricorso: «Troppe differenze nei voti»

da Corriere della sera

Non c’è pace per il concorso per i dirigenti scolastici – ne saranno assunti circa 2900 che stanno affrontando le prove orali – che è alle battute finali. Dopo il ricorso sul rinvio della prova scritta in Sardegna a causa dell’allarme meteo lo scorso inverno, spunta una nuova denuncia firmata da 271 aspiranti presidi. Contestano il fatto che nelle correzioni degli scritti ci sia una enorme differenza di punteggio assegnato a seconda della commissione che ha corretto i compiti: «Essendo i compiti corretti random, i risultati delle commissioni dovrebbero essere simili e discostarsi di poco dalla mediana – spiega una delle professoresse ricorsiste – invece, in particolare la commissione 30 ha dato voti molto bassi rispetto alle altre». Non solo, dal verbale di una commissione emerge che 5 dei 300 compiti sono stati ricorretti una volta che si sono conosciuti i nomi dei candidati (che in una prima fase sono rappresentati da codici) e i voti sono stati alzati e addirittura raddoppiati.

La denuncia

Queste sono alcune delle incongruenze che i professori ritengono di aver riscontrato sottoponendo i verbali delle commissioni ad un calcolo statistico approfondito e che hanno rilevato nella loro denuncia alla magistratura.

Intanto il concorso va avanti. Del resto una via d’uscita eventuale c’è già, che permetterebbe di evitare di far saltare tutto il concorso in caso di accoglimento delle istanze dei ricorsisti e al netto della procedura penale che eventualmente ne seguirebbe. E’ stato studiato, dopo il ricorso sul caso sardegna. Il bando infatti prevedeva una prova scritta contestuale in tutta Italia, che il maltempo in Sardegna ha impedito. L’idea dei tecnici del Miur è che invece di annullare il concorso, in caso di accoglimento del ricorso, si procederà ad una prova «sanatoria» che consentirà a tutti coloro che hanno «partecipato» agli scritti di poter essere messi in graduatoria, come se li avessero passati. Intanto, di presidi c’è bisogno nei prossimi tre anni ben oltre la quota di 2900.