Emozione e ragione

Emozione e ragione non si mescolano più di olio e acqua…

di Adriana Rumbolo

Scrive Damasio nella sua introduzione all'”Errore di Cartesio”: “Sin da giovane ero stato avvertito che le decisioni solide scaturiscono da una mente fredda, e che emozioni e ragione non si mescolano  di  più che olio e acqua.

Così ero cresciuto nella consuetudine di pensare che i meccanismi della ragione fossero disposti in una provincia separata della nostra mente, nella quale non doveva consentirsi alle emozioni di penetrare”

Ora , finalmente,  le neuroscienze  hanno tecnologie per immagini che permettono ai neuroscienziati di entrare nel cervello umano e mostrare , in un cervello vivente la ricostruzione di quel cervello

E’ quindi ancora più sorprendente e nuovo la dimostrazione che l’assenza di emozione  e sentimento  sia non meno dannosa, non meno capace di compromettere la razionalità.

Certi aspetti  del processo dell’emozione e del sentimento sono indispensabili per la razionalità..

Ma, la vecchia  consuetudine,  di fronte a queste scoperte accenna solo a qualche scricchiolio di cambiamento.

Di  fronte   alla resistenza al cambiamento ho pensato che se la scienza ha bisogno  di prove, di risultati,  avrei tentato di ottenerne  qualcuno .nel percorso educativo delle emozioni.

Ho preparato  un programma per studenti di 14/ 16 anni in scuole pubbliche finalizzato alla conoscenza del cervello in particolare. di quello emotivo e  all’unione mente ,cervello ,corpo.

Se   dalla conoscenza e gestione  delle emozioni ,si fossero manifestati nei ragazzi, chiaramente , miglioramenti nell’apprendimento, nel comportamento potevamo ribadire  senza ombra di dubbio che  emozione e cognizione sono processi mentali distinti , ma interagenti,mediati da sistemi cerebrali  parimenti distinti ma, interagenti che si influenzano e si arricchiscono reciprocamente.

Stando alla lettura in materia,poi,  sembra che senza emozione non ci sia adeguata elaborazione delle cose apprese nè , forse, apprendimento(Boncinelli E,2000).

Nel  mio  programma  scrivevo già dell’importanza della plasticità del cervello,delle emozioni e della  vita relazionale , ma eravamo nel 96/97 e questi temi non erano ancora stati  sufficientemente divulgati. per essere ben compresi e così “è la solita psicologia” è stato il mio salvacondotto per entrare nel mondo blindato della scuola.

Devo ringraziare quegli insegnanti che mi hanno aperto la porta delle loro classi ospitandomi  e  condividendo il programma.

L’incontro con i ragazzi  è avvenuto in un clima di grande serenità.

Subito sono entrata nell’argomento.

Ero lì per fornire informazioni sul cervello(la sua storia , le emozioni ,l’unione mente-corpo etc…) e quanto

alla luce di   queste informazioni , con esempi di vita quotidiana, loro  potevano  modificare  ,con   risultati migliori  nella vita relazionale. affettiva e di lavoro

Il  programma   poi  riconosceva  a ognuno il diritto di  dialogo e di  elaborare le nuove informazioni con tempi e modi emotivi propri .

.Finalmente non avevano intermediari giudici  nel  conoscersi e nell’interpretare il proprio sentire.

Era stato messo in silenzio il coro eterogeneo dei  vari giudizi critici (padre, madre, insegnanti, allenatori sportivi, compagni superficiali)molto diversi l’uno dagli altri per cui la voce del ragazzo,  si perdeva.

Dopo circa un quarto d’ora che parlavo, molte mani alzate segnalavano che il mio messaggio era stato recepito e si stava accendendo  un  dialogo intenso, vivace che spaziava libero nella conoscenza e  mi orientava nel percorso di un’esperienza  in ,quel momento, forse,  unica in Italia

Si è finiti così, nel bel mezzo di una rivoluzione, in cui i confini  fra materie rigidamente scolastiche e la moda, la musica ,lo sport, l’arte, il trucco,tanti aspetti sociali si sono disciolti per fare posto alla più vasta interdisciplinarietà  unita proprio dalle emozioni.

Io ero preparata sull’argomento e ricordavo bene i miei 15 anni  ma,loro li avevano ora i  15 anni e  dialogare con loro era per me estremamente utile.

A  quell’età  poi la conoscenza e la gestione dell’emozioni li aiutava a una migliore percezione  del corpo che spesso proprio nell’adolescenza si rifugia  in una rigidità difensiva molto pericolosa per l’equilibrio psicologico.

Per finire mi riallaccio a  Damasio per ribadire  il legame forte e permanente tra le zone del  cervello che regolano il corpo e il  corpo stesso.

Resta l’amarezza che  anche dopo scoperte  tanto importanti e    un’esperienza così significativa proprio nella  scuola si  continua a privilegiare la cognizione e non ci  si rende conto che per  sostenere tutta la tecnologia  che avanza a ritmo vertiginoso,  la conoscenza  e la  gestione corretta  delle  emozioni  è  ancora più necessaria.