Ungaretti, Sciascia, Dalla Chiesa, Stajano: ecco una scuola che vive nel tempo presente

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da Il Sole 24 Ore

di Roberto Carnero*

Ungaretti e Sciascia, l’importanza del patrimonio culturale, l’illusione della conoscenza, la Storia del Novecento, l’assassinio del generale Dalla Chiesa, lo sport come impegno civile. Sono belle, varie e stimolanti le tracce di questa maturità 2019: un menù ampio e ricco, nel quale ciascun candidato non avrà avuto difficoltà a trovare il tema che fa per sé.

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Un esame che esordisce quest’anno in una nuova forma, dopo vent’anni di quella precedente. Le novità, però, riguardano soprattutto il secondo scritto in programma giovedì (le “prove miste”: Latino e Greco al liceo classico, Matematica e Fisica allo scientifico ecc.) e il colloquio, meno la prova di Italiano che è – ricordiamolo – comune a tutti gli indirizzi. Qui le novità non sono così rivoluzionarie: è scomparso il “saggio breve” (che spesso si riduceva, nello svolgimento, a un copia-incolla dei materiali forniti), sostituito dall’ “analisi e produzione di un testo argomentativo”, ed è scomparso il tema storico (con strascichi polemici, forse – come vedremo – non del tutto giustificati). Ma passiamo in rassegna con ordine le diverse tracce.

Tipologia A – Analisi e interpretazione di un testo letterario italiano
Due le tracce letterarie, con un testo in versi e uno in prosa, come era già accaduto nelle simulazioni proposte nei mesi scorsi da Ministero. Di Giuseppe Ungaretti – poeta imprescindibile nei programmi di Letteratura italiana dell’ultimo anno, e dunque certamente familiare ai ragazzi – viene fornita una poesia, Risvegli, tratta dalla raccolta L’allegria. Un testo scarno e intenso, come tutte le liriche del poeta incentrate sull’esperienza della guerra: la tragedia del conflitto non impedisce all’autore un’adesione alla vita, anzi quasi la rende necessaria. C’è anche lo spazio per un’interrogazione di tipo religioso: «Ma Dio cos’è?». Di fronte all’orrore, fatto di violenza e di morte, della guerra, il silenzio di Dio sembra mettere in crisi la fiducia in un orizzonte trascendente. Al candidato viene chiesto di soffermarsi anche sull’aspetto stilistico, comune a tutta la prima produzione ungarettiana. La ricerca del poeta, anche qui, è tesa a reinventare l’usurato linguaggio contemporaneo, dà vita a soluzioni sperimentali di grande originalità e impatto: rompe e frantuma sintassi e metrica; abolisce i segni di interpunzione; disgrega i versi tradizionali in brevissimi «versicoli», dove le parole spesso si trovano isolate, liberate dalle sovrastrutture linguistiche e stilistiche; il sistema della poesia è fondato sull’analogia, intesa come illuminizione istantanea, conoscenza profonda e segreta del tutto.

Di Leonardo Sciascia si offre un brano tratto da una delle sue opere più celebri, il romanzo Il giorno della civetta : il colloquio tra il capitano Bellodi e i familiari e soci di Salvatore Colasberna, un piccolo imprenditore edile che non si era piegato alla “protezione” della mafia, fa emergere il clima di omertà e di negazione del fenomeno mafioso che si respira nell’ambiente sociale in cui è ambientata la vicenda. Non è detto che Sciascia sia stato affrontato dagli insegnanti (il romanzo in questione è del 1961 e, purtroppo, in barba alle indicazioni ministeriali, molto difficilmente la produzione letteraria del secondo Novecento viene svolta), ma gli studenti hanno seguito un percorso di “Cittadinanza e Costituzione” (obbligatorio per sostenere l’esame, è oggetto di specifico accertamento in sede di colloquio), in cui i temi della legalità e dei fenomeni legati alla criminalità organizzata hanno trovato senz’altro ampio spazio. Dunque, anche in questo caso una traccia perfettamente abbordabile.

Tipologia B: Analisi e produzione di un testo argomentativo
Il primo testo della seconda tipologia è dello storico dell’arte Tomaso Montanari e parla del patrimonio artistico come di una realtà in cui «è condensata e concretamente tangibile la biografia spirituale di una nazione», del «luogo dell’incontro più concreto e vitale con le generazioni dei nostri avi», che ci libera dalla «dittatura totalitaria del presente». I candidati sono posti di fronte a una domanda a cui rispondere argomentando la propria tesi: «Alla luce delle tue conoscenze e delle tue esperienze dirette, ritieni che “la bellezza salverà il mondo” o, al contrario, pensi che “la bellezza non salverà proprio nulla, se noi non salveremo la bellezza?». Una domanda che spinge a riflettere sulla responsabilità richiesta a ciascuno di noi per proteggere il paesaggio e il patrimonio culturale.

Di «illusione della conoscenza» parla invece il secondo testo, dei cognitivisti statunitensi Steven Sloman e Philip Fernbach, che invita a considerare come la mente umana sia, «al tempo stesso, geniale e patetica, brillante e stolta». L’uomo ha imparato a dominare il fuoco, ha creato istutuzioni democratiche, ha camminato sulla Luna: «E tuttavia siamo capaci altresì delle più impressionati dimostrazioni di arroganza e dissennatezza. […] È incredibile che gli esseri umani siano in grado di costruire bombe termonucleari; altrettanto incredibile è che gli esseri umani costruiscano effettivamente bombe termonucleari (e le facciano esplodere anche se non sono del tutto consapevoli del loro funzionamento)». Il tema, insomma, è ancora una volta quello dei limiti della conoscenza e del rapporto tra scienza e tecnologia da una parte e morale dall’altra.

Il terzo brano, del giornalista e scrittore Corrado Stajano, offre un’ampia carrellata sulla Storia del Novecento, citando una serie di eventi-chiave del “secolo breve”: le due guerre mondiali, il fascismo, il nazismo, i campi di sterminio, la guerra fredda, la caduta del muro di Berlino. Mentre oggi – questa la tesi dell’autore – siamo «nell’era del post». E spiega: «Dopo la caduta del muro di Berlino le reazioni sono state singolari. Più che un sentimento di liberazione e di gioia per la fine di una fosca storia, ha preso gli uomini uno stravagante smarrimento. Gli equilibri del terrore che per quasi mezzo secolo hanno tenuto in piedi il mondo erano infatti protettivi, offrivano sicurezze passive ma consolidate. Le possibili smisurate libertà creano invece incertezze e sgomenti». L’invito è a riflettere sulla fine delle ideologie e sulla vertigine della libertà, nonché sui «nodi da risolvere nell’Europa di oggi» (come chiede la consegna). Dunque, come si vede, si tratta esattamente di un tema di ordine storico: quello di cui in molti avevano temuto (e lamentato) preventivamente la mancanza nella nuova maturità. Fortunatamente sono stati smentiti: perché se c’è una cosa della cui conoscenza non dobbiamo smettere di sottolineare l’importanza, soprattutto presso le nuove generazioni, è proprio il passato, e in particolare il passato recente (recente almeno per noi adulti, meno recente per i maturandi, che sono nati nel 2000…).

Tipologia C – Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità.
I motivi della Storia e dell’impegno civile tornano anche nelle ultime due tracce. La tipologia C va a sostiture il vecchio “tema di attualità”, quello che spesso lo studente sceglieva, come una sorta di ultima spiaggia, dopo aver scartato gli altri. Ora le tracce di questo genere sono due, ciascuna preceduta da un breve brano che serve da innesco al ragionamento richiesto al candidato.

L a prima è un passo del discorso tenuto dal prefetto Luigi Viana in occasione del trentennale dell’uccisione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che – ricordiamolo (anche qui a beneficio dei più giovani) – nel 1982 perse la vita, con la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di polizia Santo Domenico Russo, in un agguato mafioso. L’invito è scrivere sui temi della legalità e della lotta alla criminalità organizzata: anche in questo caso, sarà certamente tornato utile il lavoro svolto dai ragazzi per “Cittadinanza e Costituzione”.

La seconda e ultima traccia parte invece da un articolo di Cristiano Gatti sul grande ciclista Gino Bartali e sul suo coraggio nel proteggere e nascondere gli ebrei dalle persecuzioni nazifascite nell’ultima fase della Seconda guerra mondiale, per invitare i ragazzi a riflettere sul rapporto tra «sport, storia e società». Possiamo immaginare che qui ci sia stato lo zampino del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, al quale, per la sua formazione (è stato docente di Scienze motorie), stanno da sempre a cuore le tematiche dello sport coniugato all’educazione.

*Professore a contratto di Didattica della letteratura italiana
all’Università degli Studi di Milano e Presidente di Commissione d’Esame di Stato