Bussetti rilancia l’autonomia

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Maggiore autonomia agli atenei affinché possano sprigionare le energie di cui dispongono. L’annuncio che il progetto di riforma dell’autonomia universitaria, in attuazione di quanto previsto dalla legge n. 240/2010, resta nell’agenda di governo è giunto ieri dal ministro dell’istruzione, università e ricerca Marco Bussetti nella prima della tre giorni del Processo di Bologna, il meeting preparatorio in vista della nuovo comunicato dei ministri dell’istruzione dell’area paneuropea che si avrà nel 2020. Ancora non definiti, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, i tempi del progetto complessivo di riforma così come la sua architettura.

L’Italia è uno dei paesi fondatori del Processo di Bologna, che ha tra le principali finalità quella di armonizzare i sistemi europei di formazione superiore al fine di creare uno Spazio Europeo della Formazione Superiore (European Higher Education Area – Ehea). Tale Spazio europeo dell’istruzione superiore è il risultato della volontà politica ad oggi di 48 paesi, rispetto ai 29 firmatari iniziali, che nel corso degli ultimi venti anni hanno costruito un’area comune per gli scambi accademici, utilizzando strumenti e linguaggi comuni.

«Abbiamo creato un sistema europeo di trasferimento di crediti, un sistema sempre più dialogante grazie alla volontà dei singoli stati, che deve puntare a cogliere le sfide della maggiore competitività, del trasferimento tecnologico e della richiesta di sempre maggiore formazione», spiega il responsabile del segretario del processo di Bologna, Luca Lantero, direttore del Cimea, che evidenzia come «il numero degli studenti nel settore della formazione superiore aumenterà drasticamente, creando una esigenza globale di formazione a livello terziario di qualità».

Per l’Italia, Bussetti ha rivendicato la necessità di realizzare attraverso l’istruzione superiore la mediazione necessaria a superare gli squilibri tra stati. In tal senso un ruolo fondamentale è quello che hanno le università ed enti di ricerca. E ha declinato gli obiettivi: ricerca come motore dell’innovazione e della crescita, internazionalizzazione, trasferimento tecnologico e più peso al partenariato pubblico-privato.

Inoltre, «gli attori chiave del sistema formativo di quello economico devono cooperare in sinergia per superare il gap tra offerta formativa e domanda delle imprese, allineare i curriculum di studio alle future professioni dei ragazzi». E poi sostegno all’utilizzabilità dei brevetti, esportazioni tecnologiche, collaborazioni università e imprese. Perché questo sia possibile, ha detto Bussetti, «dobbiamo lavorare per garantire una maggiore autonomia degli atenei affinché possano sprigionare tutte le energie positive di cui dispongono, siano maggiormente liberi di competere tra di loro, e venga garantita una ancora più alta qualità didattica e organizzativa».

Il riferimento è all’attuazione dell’articolo 1, comma 2 della legge 30 dicembre 2010, n. 240 il quale prevede che «in attuazione delle disposizioni di cui all’articolo 33 e al titolo V della parte II della Costituzione, ciascuna università opera ispirandosi a principi di autonomia e di responsabilità». Sulla base di accordi con il Miur, «le università che hanno conseguito la stabilità e sostenibilità del bilancio, nonché risultati di elevato livello nel campo della didattica e della ricerca, possono sperimentare propri modelli funzionali e organizzativi, ivi comprese modalità di composizione e costituzione degli organi di governo e forme sostenibili di organizzazione della didattica e della ricerca su base policentrica».