Scuola, è scontro tra Lega e 5S nuovo rinvio sulle autonomie

da la Repubblica

Marco Ruffolo

Dovevano vedere la luce nell’ottobre scorso. Poi il dubbio che i progetti di autonomia differenziata di Veneto e Lombardia, fortemente voluti dalla Lega, nascondessero la tentazione di realizzare la “secessione dei ricchi” ha cominciato a serpeggiare tra gli stessi alleati di governo. E quei progetti sono ripetutamente slittati.

Il vertice di ieri ai più alti livelli (Conte, Salvini, Di Maio e i ministri competenti sui dossier) avrebbe dovuto sbloccare l’impasse, ma anche questa volta è stata fumata nera, malgrado le dichiarazioni ottimistiche di Salvini, che parla di numerosi passi avanti. I Cinque Stelle non condividono affatto la regionalizzazione della scuola e degli insegnanti e vogliono più garanzie sul fatto che le risorse finanziarie necessarie per svolgere i servizi da trasferire alle due Regioni non finiscano per penalizzare il Sud.

C’è un articolo in quello schema di riforma che accomuna Veneto e Lombardia, che consente in pratica alle due Regioni l’assunzione diretta dei docenti e l’organizzazione di concorsi regionali. Il contratto collettivo resterebbe nazionale, ma di fatto quelli integrativi, firmati con la Regione, finirebbero per svuotarlo del tutto, specialmente nella sua parte finanziaria. L’obiettivo, infatti, non è solo quello di intervenire nell’organizzazione scolastica e nella stessa didattica, ma anche e soprattutto quello di aumentare lo stipendio dei propri docenti. Con la conseguenza che chi insegna in una scuola al centro di Milano o di Padova finirebbe per essere pagato di più di chi lavora, magari in condizioni molto più svantaggiate, nelle periferie di Roma o di Palermo.

Contro questo possibile scenario futuro fatto di scuole di serie A e di serie B all’interno di un unico Stato nazionale, si era in realtà già pronunciata la Corte Costituzionale con una sentenza dell’aprile 2013. Giudice relatore: Sergio Mattarella. La Consulta aveva respinto il primo tentativo della Lombardia, con legge regionale del 2007, di assumere direttamente i propri docenti. Ed è proprio in ragione di quella sentenza di incostituzionalità che ieri i Cinque Stelle hanno ritenuto irricevibile la proposta leghista. «Parlo da figlio di insegnante meridionale – ha detto Di Maio al vertice di ieri – Stiamo attenti a non creare disparità tra insegnanti del Nord e del Sud. Questo noi non possiamo accettarlo».

Ma non è solo una questione finanziaria. La proposta di regionalizzazione della scuola finisce per coprire ogni aspetto dell’istruzione: dai cicli ai piani di studi, dalle valutazioni di sistema all’alternanza scuola-lavoro, dalla formazione dei docenti al contenuto dei programmi, dalle norme sulla parità scolastica alla organizzazione sull’offerta formativa.

Il caso-istruzione pesa dunque come un macigno sull’iter dell’autonomia differenziata, che in ogni caso dovrà essere discussa ed eventualmente emendata dal Parlamento. I passi avanti, secondo la Lega, arrivano sul fronte ambientale: avanza il trasferimento alle Regioni delle autorizzazioni sui vincoli paesaggistici e il passaggio delle sovrintendenze, fatt a eccezione per alcuni monumenti e musei di interesse nazionale.

Sulla salute, infine, la Lega propone “ospedali di insegnamento” regionali dove formare tutti gli specializzandi.