E. De Luca, La faccia delle nuvole

Erri De Luca tra la commedia e il saggio

di Antonio Stanca

Ha sessantanove anni Erri De Luca e da quando ne aveva trentanove sta scrivendo di narrativa, soprattutto romanzi che gli hanno procurato un notevole successo oltre che traduzioni in lingue straniere. Ha scritto anche per il teatro, è stato giornalista, saggista e alla vita ha attinto i temi del suo lavoro, alle strane vicende, alle imprevedibili combinazioni che soprattutto nei tempi moderni sono venute a caratterizzarla. Alla ricerca si è mostrato di quel bene, di quell’amore che sono stati fondamentali nei tempi passati e che oggi sono andati perduti perché altre situazioni, altri interessi si sono stabiliti. Sarà stata questa inclinazione, questa tendenza a portarlo a leggere, studiare, imparare l’ebraico, a tradurre dalla Bibbia.
Anche altre lingue straniere De Luca studierà, imparerà, tanto, molto verrà a far parte della sua formazione da autodidatta. Nato a Napoli nel 1950, dopo la maturità aveva abbandonato gli studi e dopo l’esperienza di contestatore nella Roma degli anni ’70 aveva svolto i lavori più diversi in Italia e all’estero. Intanto s’impegnava nella lettura, nello studio, si formava da solo, scriveva pure ma non pubblicava. Di nascosto gli sarà sottratto e pubblicato il primo romanzo, Non ora, non qui. Era il 1989 e d’allora De Luca avrebbe continuato con sempre nuove pubblicazioni e con generi sempre diversi. In questa sua varia maniera di applicarsi, di scrivere, di creare, si sarebbe spiegato, nel 2016, La faccia delle nuvole, opera che è stata ristampata quest’anno dalla Feltrinelli nella serie “Universale Economica”. E’ un lavoro insolito, sta tra il teatro e il saggio, tra la commedia e la critica.
Tema è la nascita del Cristo, la sua vita, la sua predicazione, la sua morte, la sua resurrezione, il valore, la funzione del suo insegnamento. I personaggi della prima parte, quella teatrale, sono limitati. Vanno da Giuseppe a Maria, ai pastori, ai re Magi della grotta di Betlemme, all’arrivo dei tre a Gerusalemme, alla morte del Cristo. Nella seconda parte, quella critica, c’è lui risorto che compie a piedi il viaggio di ritorno e spiega a due altri viandanti il significato della sua figura, della sua vita alla luce delle Sacre Scritture dove erano state annunciate.
De Luca, tuttavia, non ripercorre semplicemente quanto già si sa dal Vangelo, la sua non è una ripetizione, egli vuole confrontare quanto avvenne allora con quanto adesso sta avvenendo. Molti sono i riscontri che lo scrittore crede di poter cogliere tra prima e dopo, tra quel passato e questo presente e dalle somiglianze, dai problemi comuni vuole ricavare una soluzione. La vede in quel bene del quale Cristo allora diffuse il messaggio. Una possibilità è sembrata a De Luca la storia di Cristo perché si scopra quanto il male di allora assomigli a quello di adesso, quanto, come Gesù l’abbia combattuto e come a lui sia bene riferirsi ancora oggi per evitare di ricadere negli stessi errori. L’insegnamento di Cristo vuole De Luca rinnovare, il suo significato vuole riproporre ad un mondo che l’ha dimenticato, vuole come in altre sue opere volgere al bene quella vita che ha scoperto invasa dal male.
Anche Pasolini pensò di recuperare il bene perduto nella vita moderna tramite la figura del Cristo quando girò Vangelo secondo Matteo. E’ la prova del fascino che Cristo è tornato ad esercitare in tempi di crisi. Questo fa de La faccia delle nuvole un’opera molto originale, molto riuscita. Ancora di più lo sarebbe se venisse rappresentata a teatro, se venisse interpretata.