Il Governo si occupi della povertà educativa

da Corriere della sera

«Strapparsi le vesti oggi significa essere stati ciechi e sordi fino a questo momento». Erano attesi e prevedibili i dati dell’Invalsi, per Ivano Dionigi, presidente di Almalaurea e già Magnifico rettore dell’Università di Bologna. E vanno letti come un segnale d’allarme: «Una chiamata all’azione che riguarda tutti, la politica, le università e le aziende».

Che cosa legge nei risultati che sono stati diffusi ieri?

«È la conferma che la cultura manca, in questo Paese. E che la povertà educativa è una vera emergenza. Con divari che non nascono oggi».

Il Sud ha perso migliaia di matricole: uno su quattro va a Nord e il 42% va via per lavorare…

«La scuola, soprattutto nel Meridione, dovrebbe essere un presidio, restare aperta tutto il giorno, offrire stimoli e significato a ragazzi che dopo 5 ore in classe vanno in case dove non trovano libri».

Esiste un’ingiustizia di censo?

Contaminazione

Ci servono letterati che sappiano leggere un bilancio o ingegneri capaci di pensare filosoficamente

«Se non vogliamo che il futuro delle nuove generazioni venga cancellato, il contrasto alla povertà educativa deve essere posto in cima alla lista delle priorità del governo. E c’è dell’altro…».

Che cosa?

«Alcuni problemi nascono da una pedagogia facilitatrice, che è prevalsa tra i genitori e fra certi insegnanti. Ma attenzione, il sapere è fatica».

La ricetta per dare un futuro ai giovani?

«Le università devono puntare su percorsi a cavallo fra materie umanistiche e scientifiche. Poi c’è il tema dell’orientamento scolastico: deve dare indicazioni precise. Bisogna contaminare, saltare le separazioni disciplinari. Come ha evidenziato l’ultimo rapporto Almalaurea, una strategia vincente per collocarsi sul mercato del lavoro è formare persone in grado di risolvere problemi complessi: letterati che sappiano leggere un bilancio o ingegneri capaci di pensare filosoficamente».