Nuovi dirigenti, rebus chiamata

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Le organizzazioni sindacali dei dirigenti scolastici sono state convocate dall’amministrazione domani alle 14.00, presso il ministero dell’istruzione, per discutere dei criteri generali per il conferimento degli incarichi dirigenziali in vista delle immissioni in ruolo dei vincitori dell’ultimo concorso. La materia vede l’amministrazione e i sindacati confederali su due posizioni contrapposte. Diversa la posizione dell’Anp, l’associazione nazionale dei presidi.

Queste le posizioni in campo. Il ministero dell’istruzione vorrebbe conferire gli incarichi non solo scorrendo la graduatoria dei vincitori, per la prima volta nazionale, ma anche e soprattutto valorizzando le competenze dei neodirigenti, collegandole alla particolare tipologia delle istituzioni scolastiche a cui dovranno essere preposti. Come del resto sempre fatto in passato, in base al decreto 165. Per esempio, qualora il direttore generale dell’ufficio scolastico si trovasse ad assegnare l’incarico fruendo del criterio di competenza, nel caso in cui l’istituzione scolastica di riferimento dovesse essere un istituto agrario, avrebbe la possibilità di assegnare l’incarico ad un agronomo oppure, nel caso di un liceo musicale, potrebbe conferire l’incarico ad un musicista. Sempre che in graduatoria vi fossero vincitori del concorso in possesso di queste caratteristiche.

Nel caso in cui dovesse prevalere, invece, il mero criterio del maggiore punteggio in graduatoria, la preposizione dei nuovi dirigenti alle istituzioni scolastiche risulterebbe informata a un criterio meramente casuale. Le organizzazioni sindacali vorrebbero proprio che il conferimento dell’incarico avvenisse scorrendo la graduatoria solo secondo il criterio del maggiore punteggio. Posizione non condivisa dall’Anp, che rivendica l’opportunità di non utilizzare un criterio solo numerico, quello del punteggio. Per approfondire la questione, domani si terrà il confronto: una procedura negoziale prevista dall’articolo art. 5, comma 3, lettera g) del contratto collettivo nazionale di lavoro sottoscritto l’8 luglio scorso.

Va detto subito che l’amministrazione non è tenuta ad accogliere le richieste dei sindacati. Perché la delicata materia della preposizione dei dirigenti scolastici alle istituzioni scolastiche è riservata alla legge. Ciò vuol dire che l’amministrazione conserva titolo a procedere unilateralmente, senza che vi sia la necessità di recepire le richieste dei sindacati. Il contratto, infatti, prevede in questi casi l’avvio di una procedura, a metà strada tra l’informativa e la contrattazione, per mezzo della quale ai sindacati viene semplicemente concesso di esporre le proprie tesi in maniera più approfondita. Fermo restando il potere dell’amministrazione di non accogliere tali tesi e di procedere in senso opposto, qualora lo ritenesse opportuno.

L’unico obbligo che ha l’amministrazione è quello di redigere, al termine dell’incontro che consegue all’avvio della procedura di confronto, «una sintesi dei lavori e delle posizioni emerse». La questione riguarda da vicino i circa 2mila docenti che, nella graduatoria del concorso si trovano in posizione utile per essere immessi in ruolo già dal 1° settembre prossimo. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi i posti effettivi dovrebbero essere 1.980 o 1.982, con qualche eventuale aggiustamento dopo i mutamenti di incarico. I vincitori sono invece 2.900. Fermo restando che chi non risulta collocato attualmente in posizione utile, otterrà l’incarico il prossimo anno o quello successivo, a mano a mano che i posti si libereranno per effetto dei pensionamenti. Gli idonei, invece, sono 3.420. E potrebbero essere «ripescati» qualora vi dovessero essere delle rinunce oppure nel caso in cui il nuovo concorso non dovesse essere bandito in tempo e il legislatore dovesse disporre lo scorrimento della graduatoria.

Resta il fatto, però, che sulla legittimità del concorso a preside pende ancor la spada di Damocle del giudizio davanti al Consiglio di stato. Il Tar del Lazio, infatti, con la sentenza 8655/2019 (sezione terza bis, si veda Italia Oggi del 9 luglio scorso), aveva annullato in toto la procedura concorsuale, avendo accertato la situazione di incompatibilità di due componenti la commissione dell’esame. L’amministrazione, però, ha impugnato la sentenza in appello e il Consiglio di stato, in sede cautelare, ne ha sospeso gli effetti (si veda l’ordinanza 5765/2019). Sebbene nell’ordinanza non vi sia traccia di valutazioni di merito, è ragionevole ritenere che il Consiglio di stato abbia già valutato anche il merito. E che proprio per effetto di tale valutazione abbia deciso di accogliere il ricorso cautelare. Dunque, con ogni probabilità, nella fase di merito la sezione si pronuncerà definitivamente per l’accoglimento del ricorso.

Tanto più che l’udienza è stata fissata al 17 ottobre prossimo: una data molto ravvicinata rispetto alla prassi invalsa. In ogni caso, per effetto delle due ordinanze, il ministero dell’istruzione ha avuto modo di portare legittimamente a termine le operazioni di assunzione in ruolo dei nuovi dirigenti scolastici. E qualora il giudizio di merito dovesse risultare sfavorevole per l’amministrazione, i nuovi dirigenti si saranno già insediati e il governo avrà il tempo per disporre una sanatoria per via legislativa. Come già accaduto in passato.