Messa a disposizione: circolare inapplicabile. Non si sa cosa sia la “procedura comparativa”

da La Tecnica della Scuola

Le regole sulle MAD (messa a disposizione) contenute nella circolare ministeriale prot. 38905 del 28/08/2019 stanno già provocando qualche protesta ufficiale e non poca preoccupazione nelle segreterie scolastiche.

La CM parla di procedura comparativa

Il Miur, sollecitato in questo dalle organizzazioni sindacali, ha previsto che le scuole dovranno pubblicare gli elenchi nominativi degli aspiranti docenti e, soprattutto, che i relativi contratti di supplenza siano stipulati a seguito di “procedura comparativa”.
Molti dirigenti scolastici di province del nord fanno osservare che lo scorso anno le domande di messa disposizione furono centinaia e centinaia (qualche dirigente di istituto comprensivo ci parla addirittura di 2mila domande).
Se si dedicassero a ogni domanda anche solo 10 minuti di tempo per leggerla, attribuire un punteggio e inserirne i dati in qualche tipo di piattaforma informatizzata, occorrerebbero non meno di 300 ore lavorative per pubblicare tutto: un mese e mezzo di lavoro senza interruzioni di un assistente amministrativo solo per acquisire le domande (per esaurire la procedura in due settimane ci vorrebbero almeno 4 impiegati).

La posizione dell’ANP

L’ANP ha già detto che le indicazioni contenute nella circolare “non possono avere seguito per varie ragioni” e chiede che il provvedimento venga riscritto in modo da renderne possibile l’applicazione.
“L’obbligo di previa pubblicazione degli elenchi nominativi degli intestatari delle MAD, oltre a non essere previsto da alcuna fonte normativa – osserva l’ANP –  costituisce per le segreterie uno sproporzionato aggravio di lavoro che, specie a pochi giorni dall’avvio del nuovo anno scolastico, produce una grave lesione del principio costituzionale del buon andamento. Argomento, questo, che secondo consolidata giurisprudenza amministrativa consente addirittura di non ottemperare a richieste di accesso massive”.

Ma, secondo l’organizzazione guidata da Antonello Giannelli, i motivi non sono solamente di natura pratica.
“Non riteniamo condivisibile l’asserito obbligo di attuazione di una ‘procedura comparativa’ – si legge in un comunicato dell’ANP – in quanto l’ordinamento indica con tale locuzione lo strumento con cui le amministrazioni pubbliche conferiscono gli incarichi di lavoro autonomo (cfr. art. 7, c. 6 e 6-bis, del d.lgs. 165/2001), non i contratti di lavoro subordinato (in questo caso a tempo determinato) quali sono quelli di supplenza”.

Senza considerare – aggiunge ancora l’Associazione nazionale presidi – che “le circolari hanno natura meramente interpretativa e che non sono fonti del diritto. Esse non possono recare innovazioni all’ordinamento giuridico, né può sostenersi in alcun modo che le disposizioni contenute nel D.M. 131/2007 siano applicabili alle MAD per la natura giuridica totalmente peculiare delle stesse”.

Nessuno sa cosa sia la procedura comparativa

Va detto che per parte loro neppure i sindacati del comparto si mostrano particolarmente soddisfatti. Da noi interpellati, almeno un paio di dirigenti sindacali, alla domanda “ma che cosa significa ‘procedura comparativa’?” rispondono stringendosi nelle spalle “bisogna chiederlo al Ministero, sono loro che hanno scritto la circolare”.
Intanto, mentre al Ministero si gingillano con circolari inapplicabili e dalle quali gli stessi sindacati prendono le distanze, da molte province arriva l’allarme: in Piemonte e in Lombardia già dalle prime settimane di scuola sarà impossibile trovare supplenti per coprire le cattedre scoperte e le assenze dei titolari.
Se, per utilizzare i docenti delle MAD bisognerà aspettare la pubblicazione delle domande, c’è il rischio che molte classi restino senza insegnante per diverse settimane.
E così, in nome di “procedure comparative” di cui nessuno è in grado di spiegare il significato e a tutela di una non meglio chiarita “trasparenza”, il diritto allo studio potrebbe essere messo in discussione.
Una circolare, insomma, che potrebbe contribuire a limitare un diritto costituzionalmente garantito e a soffocare le scuole con adempimenti burocratici di dubbia efficacia ed efficienza.