Altro che classi pollaio: l’emergenza è il calo demografico

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Nel 2028 ci sarà 1 milione di studenti in meno, pari a 6.348 sezioni. Si perderanno 55.600 cattedre. È l’evoluzione demografica della popolazione scolastica, strettamente collegata alla denatalità, una delle sfide più urgenti della scuola italiana. Un’urgenza che impatta anche nella lotta alle cosiddette classi pollaio, indicata dal nuovo titolare del Miur Lorenzo Fioramonti come priorità. Una proposta di legge sul tema, promossa al M5S con prima firmataria Lucia Azzolina, è arenata da mesi alla Camera. In un decennio, secondo le stime della Fondazione Agnelli, il panorama demografico della scuola in Italia sarà profondamente cambiato. La popolazione tra i 3 e i 18 anni sarà scesa nel 2028 a 8 milioni, rispetto agli attuali 9 milioni circa, a causa soprattutto della diminuzione del 10% del numero di madri potenziali e del loro tasso di natavità. Un trend così declinante che non c’è in nessun altro paese europeo. La contrazione demografica investirà in modo progressivo e differenziato tutte le aree e regioni d’Italia. Colpirà prima la scuola materna. I bambini tra i 3 e i 5 anni, infatti, diminuiranno ovunque, già da oggi, portando nel 2028 a un perdita di 6.348 sezioni, a regole vigenti. Le previsioni nazionali sono di 12.600 posti in meno. Più forte il calo alla primaria: -17.956 classi. Alle medie – 9.420 ed alle suepriori -3.002. Questo si tradurrà in diminuzione dei posti o di cattedre che, a differenza del passato, investirà anche le regioni del Nord: -55.600. In particolare, la primaria ne perderà 22.100, le medie 15.700, le materne 12.6000 e le superiori 5.200. Di conseguenza, si avrà un raffreddamento delle mobilità territoriale dei docenti. A soffrire sarà anche il rinnovo del corpo docenti, per un rallentamento nel turnover. Con conseguenze probabili anche sulla didattica.

Uno scenario che comporterebbe anche un risparmio di 402 milioni di euro annui per la sola scuola dell’infanzia. Il calo demografico invita, poi, a ripensare il tema delle classi pollaio. Perché, sottolineano i presidi di Disal, «fa presumere nei prossimi anni la costituzione di classi numericamente più adeguate». Mentre occorrerebbe guardare all’intera visione didattico-organizzativa. Perchè il miglioramento della qualità degli apprendimenti, aggiungono i dirigenti Andis, «non si determina con la semplice riduzione del numero degli alunni per classe, ma presuppone anche che i docenti abbiano conseguito adeguati livelli di professionalità». Ancora prima, però, occorrerebbe conoscere il numero delle classi pollaio. Dati che proprio Fioramonti, allora viceministro dell’istruzione, presentò alla Commissione Cultura della Camera come contributo alla discussione della pdl Azzolina. Le classi sopraffollate risultavano essere in tutta Italia 19.096, il 5,17% del totale. Mentre ben 154.730, cioè quasi la metà, era sotto il limite minimo di alunni. Per un potenziale numero complessivo di 5.195 classi sovranumerali alla materna, il 12,22%. Alla primaria 4.993, il 3,87%. Alle medie 7.331, il 9,48%. Infine, alle superiori 1.577 classi, appena l’1,31% del totale. Inoltre, per mandare avanti la riforma M5s andrebbero riviste le coperture, calcolate in 338.500.000 euro per il 2019, 1.180.000.000 per il 2020, 1.715.100.000 per il 2012 e 2.130.000.000 dal 2022. I tecnici della Camera, infatti, hanno sottolineato la mancanza di finanziamenti previsti per attuare la norma, non essendoci soldi sufficienti a causa degli accantonamenti previsti dal Mef nella manovra del governo M5S-Lega.