Almanacco della scuola

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Da giovedì 19 settembre in edicola l’Almanacco della scuola di MicroMega

È al sistema scuola nel suo complesso, tra elementi positivi e criticità, che MicroMega ha deciso di dedicare il numero in edicola, libreria, ebook e iPad da giovedì 19 settembre.

Ad aprire l’Almanacco è l’intervento di Alessandro Barbero che traccia un quadro a 360° dei mali che affliggono la scuola, indicando qualche semplice rimedio, primo fra tutti: lasciare in pace gli insegnanti, liberandoli da scartoffie e inutili fardelli burocratici. 

Proprio ai docenti e a chi nella scuola lavora quotidianamente lascia la parola la prima sezione del numero: Stefania Marchetti racconta la propria esperienza alle medie, facendo un ritratto senza speranza del sistema; Christian Raimo chiarisce come la scuola può e deve tornare a essere perno di un progetto di educazione alla cittadinanza; Francesca Antonacci e Monica Guerra illustrano l’innovativo progetto pedagogico che le vede impegnate in prima linea; Carlo Scognamiglio e Onofrio Nardella descrivono pregi e difetti del sistema di inclusione scolastica; Eraldo Affinati spiega come funzionano le scuole Penny Wirton per l’insegnamento dell’italiano agli immigrati; e infine Marilù Oliva ci presenta la sua idea per una scuola superiore alternativa. 

Una seconda sezione del numero affronta una serie di questioni che sono – o dovrebbero essere – al centro del dibattito pubblico sulla scuola. Vera Gheno spiega come la scuola può gestire le nuove esigenze imposte dalla rivoluzione digitale; Paolo Berdini ripercorre la storia dell’edilizia scolastica in Italia e sottolinea l’importanza di una riqualificazione di questo immenso patrimonio immobiliare; Salvo Intravaia illustra alcune proposte per modificare il sistema di reclutamento degli insegnanti; Cristiano Corsini mette in luce limiti e potenzialità del sistema di valutazione Invalsi; Rossella Benedetti descrive i sistemi scolastici nel resto d’Europa; Checchino Antonini offre uno spaccato delle scuole popolari; Ismaele Calaciura Errante e Francesco Paolo Savatteri raccontano la politica studentesca dall’interno. 

Ma l’Almanacco non finisce qui. Ernesto Galli della Loggia e Tomaso Montanari dialogano a tutto tondo sulla scuola pubblica a partire da posizioni molto diverse che convergono solo nella critica alle recenti riforme che hanno portato all’aziendalizzazione della scuola. Girolamo De Michele e Antonio Vigilante si confrontano invece su tutte quelle novità che hanno investito la scuola negli ultimi anni e che più fanno discutere ‘a sinistra’: dall’alternanza scuola-lavoro alla didattica per competenze, passando per i sistemi di valutazione. 

Arricchiscono poi il volume il saggio di Carlo Barone e Antonio Schizzerotto sul legame tra disuguaglianze sociali e istruzione e quello di Paolo Ercolani sulla necessità di costruire una contro-narrazione pedagogica rispetto a quella imposta dal sistema tecno-finanziario che ha subordinato la scuola e più in generale la conoscenza alla logica quantitativa del commercio e del profitto monetario. Chiude il numero una sezione dedicata alle cenerentole fra le materie scolastiche, quelle cioè che rischiano di sparire o che vengono insegnate male e che invece andrebbero valorizzate. Luciano Canfora ci esorta allo studio della storia; Nicola Gardini sottolinea come il latino debba essere studiato a partire dalle elementari e anche nelle scuole tecniche; Ezio Bosso illustra i vantaggi di imparare la musica fin dalla più tenera età; Nicola Grandi ci offre qualche valido strumento per un insegnamento efficace delle lingue; Francesco ‘Pancho’ Pardi ci porta in giro per il mondo per farci comprendere l’importanza e la bellezza della geografia. 

IL SOMMARIO DEL NUMERO

IL SASSO NELLO STAGNO
Alessandro Barbero – Se la scuola muore
Ossessionata dalla valutazione, sommersa dalle scartoffie, genuflessa al dogma del mercato, la nostra scuola sta soffocando. E noi stiamo a guardare. Eppure basterebbe poco per invertire la rotta. Non è neanche un problema di soldi (che naturalmente non guasterebbero). Sarebbe sufficiente per esempio che gli insegnanti fossero lasciati in pace a fare il loro lavoro, anziché costringerli a buttare via il loro tempo per compilare inutili incartamenti e stressarli con assurde valutazioni. E basterebbe tornare a pensare che la scuola deve produrre teste pensanti, e non meri esecutori di mansioni.

ICEBERG 1 – parola di insegnante
Stefania Marchetti – Confessioni (disperate) di una prof. 
Dalla insufficiente formazione dei docenti ai loro inadeguati salari passando per l’assenza di una pedagogia condivisa, le cose da rimettere a posto nella scuola sono talmente tante che è impossibile darne un quadro esaustivo. E chi rimane nelle scuole a fare tutta questa fatica? Certo i più motivati, ma anche i più disperati, quelli che non sanno fare altro, e soprattutto i rassegnati, quelli che mirano al minimo sindacale. La testimonianza, senza sconti, di un’insegnante delle scuole medie. Talmente scoraggiata da voler cambiare lavoro.

Christian Raimo – La scuola, cuore della città 
Negli ultimi anni il dibattito sulla scuola si è svolto attorno a una bibliografia costituita per lo più da pubblicazioni di autori che, pur non avendo alcuna esperienza in merito, sono diventati importanti punti di riferimento. Affinché la scuola possa assumere nuovamente centralità e tornare a essere perno di un progetto di educazione alla cittadinanza è invece necessario percorrere altre strade. Strade che passano per il coinvolgimento degli attori che la scuola la vivono quotidianamente e per un progetto di ripoliticizzazione della stessa: perché la scuola deve essere un fortissimo elemento di soggettivazione politica, che vuol dire conflitto, e non paternalismo.

Francesca Antonacci e Monica Guerra – Una scuola diversa è possibile (ed è già realtà)
Non c’è persona a vario titolo coinvolta nella scuola – docenti, dirigenti, studenti, famiglie, pedagogisti – che non concordi sulla necessità che la scuola vada cambiata. Per farlo però bisogna avere un’idea guida forte, fondata su precisi valori e indirizzata a chiare finalità. Cambiare la scuola per farne uscire pezzi di un ingranaggio sociale che si adattino alle circostanze non è lo stesso che cambiarla al fine di preparare cittadini autonomi e consapevoli. In alcune scuole si sta sperimentando questa seconda strada. E con successo.

Carlo Scognamiglio – Il paradosso dell’inclusione che esclude
L’Italia è unanimemente riconosciuta come paese all’avanguardia nel modello di inclusione scolastica dei bambini e ragazzi con handicap e in generale con bisogni educativi speciali. Quello che nasce come un sistema per evitare ghetti e per creare comunità coese finisce però molto spesso per tradursi in uno stigma. E finché si continuerà a trattare il problema come una questione individuale, senza mettere in discussione non solo la scuola tutta ma l’intera società, questo sarà inevitabile.

Onofrio Nardella – Sostegno: luci e ombre di un sistema all’avanguardia
Strategie didattiche, laboratori, sinergia con il corpo docente e con il resto della classe: tanti sono gli strumenti impiegati e le strade percorse dagli insegnanti di sostegno per aiutare i ragazzi e le ragazze che ne hanno bisogno. Un sistema che, pur tra luci e ombre, ha contribuito a ridurre e a volte è riuscito persino a eliminare le situazioni di svantaggio e di esclusione vissute da moltissimi giovani.

Eraldo Affinati – Le scuole Penny Wirton
Partite a Roma come una piccola realtà, oggi le scuole Penny Wirton sono quarantadue, sparse in tutta Italia, da Messina a Trieste. Vi si insegna italiano agli stranieri, mettendo al centro la singola persona, ciascuna con la propria storia. Aconfessionali, apartitiche, completamente gratuite, con lezioni individuali: a ogni studente il suo insegnante (rigorosamente volontario). Un luogo dove si sperimenta cosa dovrebbe essere la scuola: un’intensificazione della vita, guardarsi negli occhi e camminare insieme per costruire tasselli della società che vorremmo.

Marilù Oliva – La Scuola aperta. Una proposta per le superiori
Costringere uno studente di quattordici anni, che raramente ha le idee chiare sul proprio futuro, a impelagarsi in un percorso di cui si potrebbe pentire significa contribuire a farlo diventare un adulto insoddisfatto, un lavoratore frustrato, quindi una persona infelice. Perché allora non pensare un sistema più duttile e permeabile, un luogo deputato alla formazione del discente come futuro adulto consapevole e realizzato? Un’insegnante (e scrittrice) si cimenta nel tentativo di delineare una possibile scuola alternativa.

DIALOGO 1 
Ernesto Galli della Loggia / Tomaso Montanari – Quale scuola per il futuro?     
Il primo rievoca l’origine della scuola pubblica, nata per volontà di quelle élite che nel corso dell’Ottocento diedero vita allo Stato nazionale, il secondo ha come punto di riferimento la scuola repubblicana ed egualitaria della nostra Costituzione. E ancora: uno chiede il ritorno della disciplina e della meritocrazia, l’altro cita gli insegnamenti di don Milani e Calamandrei. Un confronto tra due intellettuali con una visione diversa del passato e, soprattutto, del futuro. Concordi però nel criticare le recenti riforme che hanno portato all’aziendalizzazione della scuola.

LABIRINTO
Vera Gheno – Felici e connessi (Per un’alfabetizzazione digitale nelle scuole)
La scuola di oggi deve fare i conti con le nuove esigenze e necessità imposte dalla rivoluzione digitale. Il che significa che quella educazione linguistica democratica di cui parlava Tullio De Mauro dovrebbe diventare educazione a leggere, scrivere, fare di conto e vivere l’iperconnessione. Come fare? Ce lo spiega chi da anni gira per l’Italia incontrando genitori, docenti e studenti allo scopo di far capire come vivere ‘felici e connessi’.

Paolo Berdini – Per studiare servono luoghi belli
Il boom demografico del dopoguerra ha imposto di costruire velocemente molti istituti scolastici, spesso senza riflettere attentamente sugli spazi e sulla loro relazione con il contesto urbano. Oggi abbiamo il problema opposto, ossia una bassa natalità, e dunque la grande occasione di riqualificare gli edifici esistenti, pensando da un lato alle esigenze dei ragazzi e dall’altro a rendere il contesto scolastico parte di una nuova socialità urbana.

Salvo Intravaia – Professione docente
Fra precariato cronico, alto rischio di burnout, bullismo dei ragazzi e diffidenza (quando non violenza) delle famiglie, gli insegnanti italiani subiscono oggi una pressione senza precedenti. Cui vanno aggiunti, come se tutto questo non bastasse, il sovraccarico di burocrazia e il mancato riconoscimento economico. Per risollevare le sorti della scuola è urgente mettere mano alla figura del docente, a partire da una revisione del percorso di selezione fino a giungere a un doveroso aumento degli stipendi.

Cristiano Corsini – Luci e ombre delle prove Invalsi
Le prove Invalsi sono da sempre al centro di un fuoco incrociato, ma piuttosto che la chiusura dell’istituto (invocata da più parti), appare opportuna una riforma che ne rilanci l’autonomia, valorizzando il patrimonio di professionalità in esso presente. Perché, se è vero che il prezzo pagato per aver sacrificato la complessità sull’altare della misurabilità è decisamente elevato, è altrettanto vero che la portata informativa fornita a livello di sistema è estremamente preziosa.

Rossella Benedetti – Scuola: come funziona nel resto d’Europa
Sul fronte scuola qual è la situazione negli altri paesi europei? La gestione è centralizzata o periferica? Quanta autonomia hanno i singoli istituti? Quanto dura la scuola dell’obbligo? Come vengono selezionati gli insegnanti? Quale il ruolo del preside? Una mappa per capire come funzionano i sistemi scolastici nel resto dell’Unione europea.

Checchino Antonini – Il ritorno delle scuole popolari
“Non è filantropia, è servizio sociale, militanza culturale, mutualismo”, ci tiene a precisare una volontaria che lavora in una delle tante scuole popolari sparse in Italia. Un’onda di esperienze che si intreccia con altri progetti per il contrasto alla povertà educativa minorile messi in piedi da ong, fondazioni private, parrocchie e che cerca un dialogo con la ‘scuola della mattina’, come la chiamava don Sardelli. In un momento in cui il sistema di istruzione è o abbandonato a se stesso o, peggio, schiacchiato sulle esigenze del mercato, spesso queste iniziative diventano presidio di socialità e solidarietà nelle zone più difficili delle grandi città.

Ismaele Calaciura Errante e Francesco Paolo Savatteri – A.A.A. Politica studentesca cercasi
Da un lato ci si lamenta dello scarso impegno politico dei giovani, dall’altro la scuola fa di tutto – e negli ultimi anni sempre di più – per scoraggiare quei ragazzi che invece vorrebbero attivarsi, sia su questioni legate al proprio istituto sia su temi più generali. Fra sigle più o meno tradizionali, influenze dei partiti ed esperienze completamente autonome, due studenti fanno il punto sulla politica studentesca in Italia, a partire dalla situazione romana.

SAGGIO 1
Paolo Ercolani – Verso una società ottusa?
In un contesto in cui l’identificazione fra educazione e investimento ha segnato il lento ma inarrestabile procedere verso la graduale subordinazione della scuola e della conoscenza alla logica quantitativa del commercio e del profitto monetario, non v’è dubbio che lo straordinario evolversi delle tecnologie mediatiche abbia rappresentato un fattore decisivo nell’affermazione delle dinamiche e dei valori incarnati dal mercato. Da qui la necessità di invertire la rotta costruendo una contro-narrazione pedagogica rispetto a quella imposta dal sistema tecno-finanziario.

DIALOGO 2
Girolamo De Michele / Antonio Vigilante – Critica della ragione scolastica 
Alternanza scuola-lavoro, didattica per competenze, valutazione: sono alcune delle novità che hanno investito la scuola negli ultimi anni e che più fanno discutere ‘a sinistra’. C’è chi infatti li ritiene tutti elementi di un disegno generale per rendere la scuola sempre più al servizio del mercato e chi pensa invece che tra di essi ci siano anche degli strumenti che – se non calati dall’alto e imbrigliati in inutili burocrazie – possono essere messi al servizio di una scuola più democratica e giusta.

SAGGIO 2
Carlo Barone e Antonio Schizzerotto – A che serve studiare?
La vulgata vuole che l’ascensore sociale in Italia sia bloccato. In realtà non è bloccato ma, peggio, si muove verso il basso. Giovani sempre più istruiti rispetto alle generazioni precedenti rischiano infatti non solo di rimanere nella classe sociale dei genitori, ma addirittura di scendere qualche gradino. Una situazione drammatica, dovuta al circolo vizioso fra bassa scolarità e limitate opportunità lavorative per i soggetti più istruiti, alla quale si deve rispondere con urgenza. Un’analisi e qualche proposta.

ICEBERG 2 – cenerentole
Luciano Canfora – ‘Italiani, vi esorto alle storie’ 
Distinguere il falso dal vero – tema quanto mai attuale, assediati come siamo dalle ‘false notizie’ – è stata la questione principale che hanno affrontato gli storici fin dai tempi di Ecateo. E proprio l’addestramento a distinguere il vero dal falso e a valutare l’autorevolezza delle fonti è il principale insegnamento dello studio della storia. Che dunque, lungi dall’essere obsoleto come vorrebbe qualche politico nostrano, è oggi più urgente che mai.

Nicola Gardini – Studiare il latino fin dalle elementari
Anziché abbandonarlo, come da più parti si ipotizza, il latino dovrebbe essere potenziato dove già si studia ed esteso alle scuole, di ogni ordine e grado, dove non lo si fa. La storia del latino coincide con la storia d’Europa e in Italia in particolare esso ha per lungo tempo risposto a un bisogno di unità nazionale. Tutti hanno dunque diritto a conoscere questa lingua, il cui studio può essere per i ragazzi stimolante ed entusiasmante.

Ezio Bosso – Musica, maestro! (Insegnare le note dalla più tenera età)
Partendo dalla propria esperienza – quella di chi da bambino ha imparato a leggere prima le note che le parole – il grande direttore d’orchestra ci spiega perché la musica è un elemento formativo indispensabile e, quindi, da insegnare fin dalla scuola materna: suonare uno strumento è importantissimo per lo sviluppo dei bambini e può essere significativo fattore di inclusione sociale. Fino a una proposta: “Renderei obbligatorio in tutte le scuole lo studio di Pierino e il lupo di Prokof’ev, un testo determinante per la crescita di un bambino”.

Nicola Grandi – Buone pratiche per l’insegnamento delle lingue
No alle metalingue, sì ai metodi di apprendimento naturale e spontaneo (come quelli attraverso i quali abbiamo imparato la nostra lingua madre), ma soprattutto sì a docenti, non necessariamente madrelingua, appassionati e innamorati non solo delle lingue che insegnano ma anche del mondo che esse esprimono. Qualche proposta per rendere efficace l’insegnamento delle lingue.

Francesco ‘Pancho’ Pardi – Un elogio della geografia
Dagli oceani ai monti, dai ghiacciai ai deserti, dagli interventi dell’uomo sul territorio alla sua difesa: la geografia è la materia che ci consente di conoscere cosa ci sta intorno, nella sua estensione e nei suoi caratteri. Ci dà letteralmente le coordinate per orientarci e ci consente dunque di prendere consapevolezza del nostro posto nel mondo. Per questo merita un ruolo di primo piano nelle scuole di ogni ordine e grado.