Salvaprecari, strada in salita I paletti dei sindacati, caso paritarie

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Strada in salita per il decreto salvaprecari. Il ministro dell’istruzione, Lorenzo Fioramonti, si è subito trovato tra le mani la patata bollente dei concorsi riservati e dei Pas (percorsi abilitanti speciali) ereditata dal precedente governo. Che non aveva trovato un accordo sulla questione ne aveva rimandato la soluzione ad intese successive. Il decreto salvaprecari era passato in consiglio dei ministri il 7 agosto scorso, ma con la formula «salvo intese» a causa di alcune riserve avanzate dal Movimento 5 stelle, contrario a soluzioni diverse dal reclutamento in assenza di garanzie sulla previa selezione concorsuale. Riserve erano state avanzate anche sui Pas. Vale a dire su corsi abilitanti che avrebbero dovuto consentire ai docenti precari di III fascia di conseguire l’abilitazione necessaria a passare in II fascia senza superare un concorso in senso stretto. Abilitazioni che, peraltro, sono necessarie anche per insegnare nelle scuole paritarie.

Nella relazione illustrativa dell’ipotesi di decreto, peraltro, era stata evidenziata proprio la necessità di consentire agli aspiranti docenti di conseguire l’abilitazione all’insegnamento, non solo per entrare in II fascia, ma anche e soprattutto per consentire l’apertura di nuove scuole paritarie. La legge 62/2000, all’articolo 1, comma 4, lettera g) prevede, infatti, che uno dei requisiti per consentire alle scuole non statali di ottenere il riconoscimento della parità è proprio quello di avere in organico docenti muniti di abilitazione. Il problema di reperire docenti abilitati, peraltro, si è verificato già all’indomani dell’entrata in vigore della legge 63/2000. Tant’è che il ministero è intervenuto più volte con note interpretative volte ad introdurre delle deroghe a tale principio (si vedano la lettera circolare n. 2668 del 29 ottobre 2001 e la nota prot. n. 4420 dell’11 luglio 2012 ).

Il problema si è notevolmente acuito negli ultimi anni a seguito delle ultime tornate di immissioni in ruolo. Che hanno determinato lo svuotamento delle graduatorie a esaurimento. E ciò aveva indotto il governo Conte 1 a prevedere un apposito percorso abilitante, proprio per andare incontro alle necessità dei gestori delle paritarie e agli imprenditori intenzionati ad investire in questo settore. Resta il fatto, però, che all’interno del governo Conte 2 vi sono forti resistenze non solo sulla possibilità di indire i concorsi riservati a bassa connotazione selettiva, ma anche sui Pas. La possibilità di conseguire le abilitazioni, tra l’altro, non potrebbe essere preclusa ai docenti di ruolo. E ciò comporterebbe la possibilità di conseguire titoli validi per la mobilità professionale bypassando il concorso. Le riserve sul concorso e sui Pas non riguardano solo il Movimento 5 stelle, che le ha avanzate già durante il governo Conte 1, ma anche il Pd. Che nella precedente legislatura aveva elaborato e fatto approvare un nuovo sistema di reclutamento, che prevedeva concorsi riservati ai docenti precari triennalisti, ma comunque a forte connotazione selettiva. L’unico sconto che veniva fatto ai precari riguardava l’esonero dalla prova preselettiva. Ma le rimanenti prove, grosso modo, erano analoghe a quelle del concorso ordinario.

Per uscire dall’impasse sarebbero allo studio diverse soluzioni. Tra cui la possibilità di prevedere una riserva dei posti per i precari triennalisti nel concorso ordinario. Riserva che, secondo il consolidato orientamento della Corte costituzionale, potrebbe essere legittimamente fissata anche fino al 50%. E in più si starebbe pensando a valorizzare il punteggio di servizio. Finora, però, non è stata ancora trovata la quadra. E il governo ha chiesto aiuto ai sindacati. Che però hanno tenuto il punto sulle posizioni guadagnata nella fase del Conte 1.

Martedì scorso c’è stata una riunione al vertice a viale Trastevere con i sindacati firmatari del contratto (Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda). Ma le sigle hanno confermato le posizioni già espresse precedentemente, rimandando la palla nel campo dell’amministrazione scolastica. A complicare il tutto vi è anche una procedura di infrazione, che è stata aperta nei confronti dell’Italia proprio per l’annosa faccenda dell’abuso dei contratti a termine oltre i 36 mesi. Che sembrava essere stata portata a soluzione nella precedente legislatura. Ma che ora si ripropone per effetto dell’abrogazione della disciplina del reclutamento adottata in attuazione della legge 107/2015. Il ministro Fioravanti, dal canto suo, ha dichiarato pubblicamente l’intenzione del governo di procedere ad assumere 24mila precario a breve scadenza. Ma il nodo riguarda proprio le modalità di reclutamento.

E la strada per giungere a una soluzione si prospetta tutta in salita e piena di incognite. Resta il fatto, però, che attualmente la situazione del reclutamento dei supplenti ha assunto dimensioni drammatiche. Tant’è che molte scuole si vedono costrette ad assumere supplenti sulla base di mere messe a disposizione di aspiranti non inclusi in alcuna graduatoria. Talvolta addirittura senza titolo.