“L’ecologia e l’ambiente devono diventare materie scolastiche”

da La Stampa

Lorenzo Fioramonti, ministro dell’Istruzione, forse dovrà dire addio alla tassa sulle merendine. A bocciarla è stato proprio Luigi Di Maio, il suo leader. Se l’aspettava?
«Credo che nel governo sia in corso un giusto dibattito sulle proposte da avanzare in vista della manovra. Queste sono le mie proposte e le faccio da mesi ma è legittimo che ci siano posizioni diverse».
Matteo Salvini ha avvertito gli italiani che dovranno fare a meno delle merendine.
«Se fossi un sovranista mi batterei per promuovere le spremute italiane e il panino al prosciutto, non per sostenere le multinazionali delle bevande gasate. In Italia, il business delle merendine fattura miliardi. Non è un caso che l’uomo più ricco del Paese sia un produttore di merendine. Quello che a me preme è proteggere il futuro dei nostri ragazzi».
In caso di bocciatura della sua proposta ha un’alternativa?
«Non spetta a me l’onere e l’onore di trovare risorse per bilancio, è compito del Mef» .
Hanno bocciato anche la sua circolare in cui invita le scuole a considerare giustificate le assenze di chi venerdì sarà in piazza per il clima. Secondo i presidi si tratta di un invito difficile da applicare.
«Nella circolare chiedo alle scuole, nella loro autonomia, di considerare questa dicitura accettabile ai fini dell’assenza e di non inserirla nel calcolo delle assenze totali. I genitori invece di scrivere nel libretto delle assenze “motivi personali” o un’altra dicitura non vera, hanno il diritto di indicare che il figlio o la figlia sono andati alla manifestazione per il clima».
Chiedere di giustificare chi non va a scuola è una presa di posizione non usuale per un ministro dell’Istruzione. Perché l’ha fatto?
«Credo che la battaglia per un mondo sostenibile debba entrare in modo permanente nel mondo della scuola. Siamo il ministero dei giovani, abbiamo una responsabilità in più e vorrei che la scuola diventasse un grande laboratorio di innovazione. Lo sviluppo sostenibile deve entrare nella formazione a tutti i livelli. Da un lato avremo dal prossimo settembre l’introduzione dell’educazione civica che non sarà più una sperimentazione azzardata come era stata realizzata dal mio predecessore ma avrà come cornice l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. L’obiettivo è di formare cittadini responsabili in un mondo dove protagonisti sono l’economia circolare, la digitalizzazione, l’innovazione. Dall’altro intendo innovare la didattica nelle scuole introducendo temi legati alla sostenibilità in ogni materia, dalla scienza alla storia. Vorrei che la sostenibilità diventasse il fil rouge che caratterizza la didattica nelle scuole italiane».
Non tutti i professori avranno voglia di modificare il proprio tipo di insegnamento. Come pensa di convincerli?
«Con più risorse ed un ruolo centrale per loro. Poi mi sono dotato di un consiglio scientifico sullo sviluppo sostenibile. Ne fanno parte persone di spicco come Enrico Giovannini, Jeffrey Sachs e Vandana Shiva. Nelle prossime settimane mi aiuteranno a sviluppare una comparazione internazionale, per fare dell’Italia un’avanguardia globale”.
I componenti del comitato lavoreranno gratis?
«Sì, gratis. Lo stesso modello va introdotto nelle università. Non è ammissibile che esistano corsi come ingegneria o economia dove ci si laurea senza seguire lezioni di scienze naturali o di biologia. In collaborazione con la Rete universitaria per lo sviluppo sostenibile abbiamo pensato a fare in modo che tutti i nuovi studenti universitari seguano una lezione sulla sostenibilità a prescindere da quello che poi studieranno. L’abbiamo chiamata lezione zero».
Che tempi prevede?
«L’intero arco della legislatura. Tutto questo è possibile però se ho una scuola con basi solide, dove ci siano i banchi, dove i muri non crollino e i docenti non abbiano stipendi ai livelli più bassi dell’Unione Europea».
Cioè la realtà quotidiana della scuola pubblica italiana. Lei ha chiesto tre miliardi nella prossima manovra. Se dovesse essere bocciata la sua proposta? Se non dovessero riuscirci?
«Darei le dimissioni, l’ho già detto e lo confermo».