Scuole nel caos: al Nord nominato il 43% dei docenti

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da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

Caos poteva essere e caos è stato. A tre settimane dall’inizio dell’anno scolastico le scuole italiane restano in emergenza. Per un mix di fattori di rischio che avevamo previsto sul Sole 24 Ore di lunedì 2 settembre (cattedre scoperte, graduatorie sguarnite, boom delle messe a disposizione) e che si sono confermati tali. Complice la coincidenza del maxi turnover dovuto a quota 100 e della crisi di governo con le strozzature tipiche della riapertura. Del resto, con un’immissione in ruolo su due fallita, sarebbe stato difficile avere un risultato diverso. Una prima risposta da parte del ministro Lorenzo Fioramonti, per evitare che l’anno prossimo lo scenario si ripeta, è attesa nei prossimi giorni, con una versione riveduta e corretta del decreto precari.

I vuoti d’organico

Lo schema riassuntivo elaborato dalla Flc Cgil lascia pochi dubbi. Su 66mila cattedre scoperte ne sono state assegnate 33mila (che diventano 32mila se togliamo quelle accantonati in precedenza): praticamente una su due, ma Piemonte, Veneto, Sardegna e Lombardia si sono fermate al 43%. Per ognuna adesso servirà un supplente. Se al computo aggiungiamo i quasi 10mila pensionamenti che l’Inps non ha gestito in tempo e i 48mila docenti in deroga sul sostegno e i 12mila dell’organico di fatto il “totalizzatore” delle supplenze fatte o da fare sfiora quota 108mila. Ma alla fine il computo potrebbe essere ben più alto visto che all’appello mancano gli “spezzoni” di ore.

Il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, riassume così un quadro che lui stesso definisce «disastroso»: «Mancano tantissimi docenti, direttori amministrativi, assistenti di segreteria. E i dirigenti sono nella impossibilità materiale di garantire il servizio. Il sistema di reclutamento del personale anacronistico è inadeguato e inefficace in quanto si basa su graduatorie esaurite e su sanatorie che non garantiscono la qualità del servizio, fino all’ultima assurdità delle messe a disposizioni. Le conseguenze ricadono sugli studenti per i quali il sistema, paradossalmente, dovrebbe essere pensato. Per l’Anp – aggiunge – è ora di cambiare. Si dia la possibilità ai dirigenti scolastici di intervenire direttamente nel reclutamento del personale, visto che le dimensioni del sistema sono tali da impedirne un’efficace gestione da parte dell’amministrazione centrale».

Le prime contromisure

Il compito di fornire una risposta tocca al governo giallorosso. Oltre a pubblicare il bando da 17mila posti del concorso ordinario per infanzia e primaria (che è già stato autorizzato dal Mef) il governo Conte 2 varerà a breve un decreto sulle emergenze scolastiche. Che partirà dal Dl precari approvato “salvo intese” il 9 agosto scorso quando a viale Trastevere sedeva il leghista Marco Bussetti per andare oltre. Al suo interno dovrebbe essere disciplinato il doppio concorso per medie e superiori da bandire a inizio 2020: uno straordinario da 24 mila posti riservato ai prof con 3 anni di servizio negli ultimi 8, in una versione molto snella (titoli e colloqui) che consenta di averli in cattedra già a settembre prossimo, e uno ordinario per gli altri 24mila.

Se dipendesse dal sottosegretario Lucia Azzolina (M5S) il menù degli interventi dovrebbe essere più ricco. E  più alto. Tale da «assicurare la continuità didattica e la stabilità dei docenti nelle scuole, uniformando le varie situazioni esistenti ed eliminando distonie e differenziazioni». Come? «Una delle prime misure allo studio – spiega – da realizzare nella fase di conversione del decreto scuola, riguarda un meccanismo stabile che consenta, ogni anno, di assicurare ai vincitori senza cattedra, agli idonei, ai soggetti nelle Gae di potere liberamente essere assunti nei posti vacanti e disponibili, in altre regioni, residuati dalle ordinarie immissioni in ruolo, quindi posti completamente vacanti». Nella speranza di realizzare, sempre in sede di conversione, «una piccola rivoluzione che tutte le scuole ci chiedono: la trasformazione delle graduatorie di istituto in graduatorie provinciali, solo ed esclusivamente per le supplenze. Questo consentirà di velocizzare le operazioni di conferimento delle supplenze, garantendo di avere ogni anno subito i docenti nelle classi e di alleggerire il lavoro delle segreterie scolastiche». Un proposito che, se rispettato, sarebbe a una piccola rivoluzione.