J. Deaver, Promesse

Il caso Deaver

di Antonio Stanca

   Quello del thriller, del romanzo giallo è il genere che più si sta diffondendo presso gli autori contemporanei poiché attira i lettori più di ogni altro. Sembra un riflesso di quanto da tempo sta avvenendo in televisione dove molto seguiti sono i film carichi di suspence. Di intrighi, di scoperte sensazionali, di atmosfere, cupe, sospese vuole sapere oggi il pubblico dei lettori e l’americano Jeffery Deaver sembra averlo capito abbastanza bene se scrittore di thriller ha voluto diventare, se in questo genere si è specializzato, se sempre e solo di esso scrive.

   E’ nato a Glen Ellyn, presso Chicago, nel 1950, ha cominciato a scrivere per giornali e riviste, ha frequentato la famosa Fordham University di New York e dal 1990 si è dedicato esclusivamente alla narrativa. Nel 1997 con Il collezionista di ossa conobbe il successo internazionale e d’allora è rimasto a questo livello. Molto tradotte e molto lette sono ancora oggi le sue opere. Molti premi gli sono stati attribuiti.

   Oltre a romanzi ha scritto anche racconti, ha curato antologie che raccolgono suoi lavori. La sua produzione si divide in cicli. Il collezionista di ossa è la prima opera del primo ciclo, quello detto di Lincoln Rhyme e Amelia Sachs, quello che ha fatto di Rhyme il suo personaggio più noto, l’interprete di tanti suoi romanzi e l’idolo di tanti lettori. Anche in questo breve libro intitolato Promesse, appena pubblicato da Solferino, Milano, e tradotto da Rosa Prencipe, c’è Lincoln Rhyme che, insieme all’inseparabile Amelia Sachs, provvede a risolvere due casi molto complicati. Sono due i racconti che l’opera contiene ed entrambi rientrano nel primo ciclo del Deaver. In entrambi lo scrittore, nonostante la loro brevità, riesce a costruire, come al suo solito, delle trame così complicate, a far muovere personaggi così misteriosi da avvincere il lettore dalle prime pagine e tenerlo legato fino alla fine. E’ la sua maniera, quella che lo ha reso famoso in tutto il mondo e che continua a procurargli successo.

   Nel primo di questi racconti Promesse, Deaver dice di un caso di avvelenamento che, però, non aveva avuto conseguenze mortali grazie all’abilità, al lavoro compiuto da Rhyme e Sachs.  I due erano andati al lago di Como, si erano sposati in una chiesetta alla presenza di pochi amici e prima di far ritorno in America Rhyme era stato pregato da una signora di far luce su una situazione che per lei era diventata sempre più oscura e inquietante. Aiutato da Sachs lo farà e quasi incredibili risulteranno le verità scoperte.

   Pure nel secondo racconto, In assenza di prove, Rhyme riuscirà a chiarire un caso così difficile da avergli fatto pensare di abbandonarlo. Una bomba scoppiata su un piccolo aereo privato da turismo lo aveva fatto affondare nell’Oceano Atlantico con a bordo il proprietario. Risalire ai mandanti non sarà facile ma Rhyme e Sachs ci riusciranno con meraviglia di quanti stanno loro intorno e diffidano della loro opera.

   Una scrittura che sorprende in continuazione è quella di Deaver perché fatta generalmente di frasi brevi e cariche di significato. Ad una serie di annunci, di avvisi sembra di assistere, ad una corsa che si arresta solo quando giunge al traguardo. Non c’è mai tempo, mai spazio per altro, si pensa solo a quanto si persegue, all’obiettivo da raggiungere. Ed anche la lingua diventa veloce, rapida, immette in un movimento al quale piace partecipare perché fa sentire vicini a chi scrive.    Tanto ha fatto, tanto ha ottenuto Deaver a sessantanove anni, oltre quaranta romanzi ha scritto, in venticinque lingue è tradotto, in centocinquanta paesi è letto.