I giovani hanno bisogno di storia!

I giovani hanno bisogno di storia!

di Maurizio Tiriticco

La “lettera di Corrado Augias” pubblicata quotidianamente su “la Repubblica”, oggi 5 ottobre alla pagina 37, ha come titolo ”Solo una cultura più diffusa può soffocare il fascismo” e costituisce una produttiva risposta ad Anna Maria Pica di Roma, la quale, tra l’altro, scrive: “La scuola deve avere un suo ruolo, mettendo certi temi al centro dell’attenzione dei ragazzi. Una proposta: far leggere in classe alle medie (come si fa alle superiori con Manzoni) Primo Levi. Non solo ‘Se questo è un uomo’, ma anche il bellissimo saggio ‘I sommersi e i salvati’. E’ italiano uno dei più grandi testimoni (sul piano umano e letterario) dell’olocausto. Facciamolo conoscere ai nostri ragazzi”.

Sullo stesso quotidiano, a pag. 42, leggo un pezzo firmato da s. fidal titolo “Ripristinare il tema di storia. Il ministro ci sta pensando”. Il che mi ha sollecitato un grande piacere ed interesse. Premetto qualche considerazione sugli esami che ancora insistiamo a chiamare di maturità e che di maturità non sono! O dovrebbero non esserlo! Faccio un po’di storia! Fu il Ministro dell’Istruzione pro tempore Luigi Berlinguer a dar nuovo corpo e nuova veste ad un esame che necessitava di una profonda riforma. Soprattutto per dare una risposta ai tempi cambiati! Andiamo con ordine! Con la legge di riforma 425 del 1997 (ministro pro tempore, appunto, Luigi Berlinguer) si afferma che gli esami conclusivi degli studi secondari superiori “hanno come fine la verifica della preparazione di ciascun candidato in relazione agli OBIETTIVI generali e specifici propri di ciascun indirizzo di studi” (art. 1, comma1). E la legge recita anche che la CERTIFICAZIONE rilasciata deve “dare trasparenza alle COMPETENZE, CONOSCENZE e CAPACITA’ acquisite secondo il piano di studi seguito, tenendo conto delle esigenze di circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione Europea” (art. 6). I caratteri maiuscoli non sono casuali! Intendono sottolineare su quali concetti insisteva l’innovazione.

Si intendeva così abbandonare e superare contenuti e forme di quegli esami che da sempre erano chiamati di maturità. I quali erano stati ridisciplinati dalla legge 119 del 1969 che così recitava: “L’esame di maturità ha come fine la valutazione globale della personalità del candidato” (art. 5), e “a conclusione dell’esame di maturità viene formulato, per ciascun candidato, un motivato giudizio, sulla base delle risultanze tratte dall’esito dell’esame, dal curriculum degli studi e da ogni altro elemento posto a disposizione della commissione” (art. 8). Quindi, con la riforma del 1997 si intendeva passare da un esame centrato su una genericaMATURITA’ ad un esame che, invece, accertasse il conseguimento, da parte dello studente, di concrete, misurabili e valutabili COMPETENZE, CONOSCENZE e CAPACITA’. In effetti, valeva il principio che un soggetto può essere “maturo”, ma “non competente”. O meglio, maturo come persona, ma ignorante in materia di determinate conoscenze! Quelle che di fatto costituiscono la materia prima di ogni competenza.

Pertanto, stante la vaghezza del concetto stesso di “maturità”, ciò che dovrebbe contare – e conta effettivamente – è ciò che il soggetto sa e sa fare. In quanto un fare presuppone sempre un sapere! E non è affatto un caso che oggi tanti nostri giovani sono fin troppo maturi, o meglio “se la sanno cavare”, indipendentemente dalla scuola; ma invece sono assolutamente incompetenti a fronte di un mondo del lavoro sempre più complesso e che richiede CONOSCENZE di base mirate, articolate e complesse.

Il cambiamento proposto nel lontano 1997 – sono trascorsi più di venti anni – avrebbe dovuto essere epocale, ma, caduto il ministropro tempore, è caduta anche, di fatto, la sua riforma! O meglio, lo spirito che l’animava. Peccato! Per la nostra scuola e, soprattutto per i nostri giovani! Eppure, se andiamo a leggere le “Linee guida” varate nell’ormai lontano 2010 – sia quelle relative agli istituti tecniciche quelle relative agli istituti professionali, le terminalità di ciascun percorso di studi sono indicate e descritte, appunto, in date COMPETENZE, risultanti, appunto, dall’interazione produttiva e responsabile di date CONOSCENZE e di date ABILITA’. Le “Indicazioni Nazionali” relative ai licei, invece, glissano fortemente sulla interazione tra conoscenze abilità e competenze. Come se gli studi liceali conducessero ad una sorta di “cultura altra”! Se non, addirittura, “alta”! Indipendente dal “sapere” e dal “fare”! Insomma…un Gentile sempre resistente!? Pertanto, i “risultati di apprendimento comuni a tutti i percorsi liceali” risultano agglutinati in sei aree: metodologica; logico-argomentativa; linguistica e comunicativa; storico-umanistica; scientifica, matematica e tecnologica. Ovviamente, in materia di linguaggio innovativo – se mi è concessa questa espressione – la declinazione in opportuni e mirati obiettivi di apprendimento non è affatto carente, ma – come si suol dire – almeno a mio avviso, rimangono sollecitazioni che – sempre a mio avviso – scarsamente incidono sul concreto insegnare ad apprendere nelle singole aule liceali giorno dopo giorno. Le eccezioni, indubbiamente, non mancano, ma temo che si contino sulle punte delle dita! Di ambedue le mani!

In tale contesto/scenario, l’enfasi sulle competenze può condurre certamente ad una forte sottolineatura delle cose dell’OGGI e del DOMANi, ma anche a far perdere di vista ciò che è accaduto IERI! Ma gli accadimenti di ieri, vicini o lontani, sono fondanti per comprendere quelli di oggi e per pensare a quelli di domani! Occorre forse rinnovare l’accorato appello di Ugo Foscolo: “Italiani! Io vi esorto alle istorie!” Siamo all’Università di Padova; è il 22 gennaio 1809. Foscolo pronuncia la sua orazione inaugurale dal titolo “Dell’origine e dell’ufficio della letteratura”. Voglio ricordare una precedente accorata affermazione di Ugo Foscolo, l’incipit delle “Ultime lettere di Jacopo Ortis”: “Dai Colli Euganei, 17 ottobre 1997. Il sacrificio della Patria nostra è consumato. Tutto è perduto! E la vita, se pure ci sarà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure e le nostre infamie”. E’ evidente come nel giro di pochi anni la visione del Foscolo si sia rovesciata! Nell’ottobre del 1997 viene firmato il ”Trattato di Campoformio”! Mentre il 17 marzo del 1805 viene creato il Regno d’Italia di cui, due mesi dopo, Napoleone fu incoronato Re! Insomma da un Italia occupata (“Soldats! Vous etes nus et mal nourris! Je vais vous conduire dansle plus fertiles plaines du mond”: così Napoleone aveva esortato le sue truppe sul Passo del Moncenisio, lanciando la “campagna d’italia”) si passò ad un Italia Regno! E qui mi fermo!

Io non sono Foscolo, ma anch’io vi esorto alla storia! Al suo studio! In realtà, la sua conoscenza, o meglio dei fatti vicini e lontani nel tempo, è fondante per comprendere l’oggi e per progettare il futuro. Ma la storia si svolge non solo nel tempo, ma anche nello spazio! Pertanto Storia e Geografia non sono soltanto materie di studio scolastico, ma alimento quotidiano di ciascuno di noi, se vuole essere e vivere come un cittadino attivo e responsabile della nostra bella Repubblica! Che dobbiamo rendere ancora più bella!