Nuovo decreto terremoto: stato di emergenza fino al 2020 e priorità alle scuole

da Il Sole 24 Ore

di Marzio Bartoloni

L’allungamento dello stato di emergenza al 31 dicembre 2020, la promessa di iter più veloci e semplici per la ricostruzione degli immobili, un nuovo intervento per l’annoso capitolo rimozione macerie e l’estensione ai Comuni del Cratere degli incentivi di «Resto al Sud»: lo strumento che prevede forti incentivi (35% a fondo perduto, 65% prestito bancario agevolato) per gli under 46 che vogliono aprire un’impresa.

Il governo tenta di rimettere sui binari della vivibilità Lazio, Umbria, Abruzzo e Marche – colpite dal sisma nell’ormai lontano 2016. Lo fa con un nuovo decreto legge all’esame del consiglio dei ministri che fissa paletti precisi per il rilancio della ricostruzione, in special modo per gli immobili dei privati, e per il malmesso tessuto imprenditoriale. L’architrave del provvedimento prevede l’estensione dello stato di emergenza al 31 dicembre 2020 e fissa contestualmente l’erogazione di 380 milioni per il 2019, da attingere dal Fondo per le emergenze nazionali previsto nell’ambito del codice della Protezione Civile, e di altri 345 milioni per il 2020 provenienti dalla contabilità speciale intestata al Commissario straordinario.

Nel computo degli interventi che il Commissario Straordinario del governo è chiamato a organizzare la priorità viene data alla ricostruzione degli edifici scolastici (articolo 2), i quali dovranno essere ripristinati o riedificati nello stesso luogo nel caso in cui fossero ubicati nei centri storici, premettendo che in ogni caso «la destinazione urbanistica delle aree a ciò destinate non può essere mutata». Come anticipato, il decreto punta a migliorare le procedure per la ricostruzione degli immobili privati grazie a un iter più semplice e veloce (articolo 3). Il tutto vale anche gli interventi di riparazione, ripristino e ricostruzione grazie all’intervento diretto dell’«Ufficio Speciale per la ricostruzione» che ha facoltà di convocare la Conferenza regionale per far acquisire pareri ambientali, paesaggistici e di tutela dei beni culturali. Gli stessi «Uffici speciali per la ricostruzione» si occuperanno anche delle richieste di contributo per strutture abitative in cui siano compresi immobili destinati ad abitazione principale o per attività produttive.

Il testo rimette mano, per l’ennesima volta, al capitolo rimozione macerie. In questo senso l’articolo 5 del dl fissa entro il 31 dicembre 2019 l’obbligo per le Regioni di aggiornare i siti di stoccaggio temporaneo e, in mancanza di una intesa, autorizza il Commissario straordinario «ad aggiornare comunque il piano». È prevista poi l’estensione ai comuni del Cratere delle misure a favore dei giovani imprenditori del Sud under 46, denominata «Resto al Sud» (articolo 6) le cui risorse vengono aumentate di 20 milioni rispetto a quelle già assegnate dal Cipe. Vengono poi prorogati i termini per il pagamento delle rate dei mutui concessi da Cdp ai Comuni, già previsti per gli anni 2016 e 2017 e ora estesi dal 2018 al 2020. Attenzione anche alle imprese agricole del cratere, per le quali vengono destinati 2 milioni per il 2019 e altrettanti per il 2020 (risorse che, precisa il decreto, potranno essere attinte dal Fondo per lo sviluppo e coesione).

In riferimento al decreto il governatore del Lazio Nicola Zingaretti parla apertamente di “svolta” e ha proposto Parlando da Norcia di far diventare tutta l’area del cratere una Zes (zona economicamente speciale), «così chi verrà a investire in queste terre lo potrà fare in modo più conveniente e si tenterà di bloccare lo spopolamento». Scettico il deputato marchigiano Francesco Acquaroli (FdI), che parla di «una scatola vuota che, alla prova dei fatti, tolta qualche miglioria, non saprà imprimere una svolta tanto attesa alla ricostruzione e non risolverà alcun problema». Più ottimista Marina Sereni, (Pd), vice ministra degli esteri, per la quale il decreto sisma «può essere una svolta perché raccoglie le esigenze di chi ha concretamente sperimentato in questi anni difficili le fatiche e la pesantezza delle procedure per la ricostruzione»