La dirigente “Servono fondi o le classi diventano celle”

da la Repubblica

Ilaria Venturi

«Non possiamo trasformare le scuole in carceri. Ma non vogliamo nemmeno essere capri espiatori di un sistema che ci fa responsabili della sicurezza senza darci risorse ed edifici a norma per garantirla».

Franca Principe, 58 anni, da 35 dirigente scolastico, alla guida dell’istituto Pisacane di Sapri, ha pagato in prima persona, e da sola, per la caduta di un suo studente da un lucernaio. Ora guida la battaglia sulla sicurezza, ha manifestato mercoledì a Roma con centinaia di colleghi da tutta Italia, è presidente dell’associazione Modifica 81, il decreto che, appunto, i dirigenti chiedono di cambiare.

Dopo la tragedia di Milano i presidi irrigidiscono le regole. Alla primaria Virgilio di Mestre ora si fa l’intervallo in classe. Come giudica questa reazione?

«Immagino che la collega abbia valutato di non avere personale sufficiente per sorvegliare gli alunni durante le pause. Ma noi non vorremmo arrivare a questo.

Occorrono risposte urgenti, altrimenti succederà che le attività nelle scuole si paralizzano».

In che senso?

«Un po’ come è successo per le gite: sono diminuite perché i docenti accompagnatori si rifiutano di andare dopo le tragedie di ragazzi caduti dal balcone dell’albergo.

Non si farà più nulla di questo passo. Dobbiamo arrivare a mettere le grate anche alle finestre del primo piano perché uno studente può comunque sporgersi? La scuola non è un carcere. Noi vogliamo restituire l’intervallo ai bambini e serenità a insegnanti e famiglie».

In che modo?

«Occorrono strutture adeguate.

Prendiamo il caso delle tende che devono essere ignifughe, è così in tutti gli istituti? Purtroppo no, in molte scuole non ci sono nemmeno. Da anni nel mio istituto c’è un pavimento sconnesso, abbiamo costellato il percorso di cartelli ma questo non garantisce che qualcuno non si faccia male.

Dunque ci vogliono fondi e interventi per avere edifici sicuri.

Poi va data risposta alla carenza di personale ausiliario guardando anche alla qualità. I bidelli ora hanno mansioni di pulizia e di sorveglianza generica, non sono formati a un contesto che è cambiato, tra alunni disabili gravi, bambini iperattivi e adolescenti con minore capacità di autocontrollo».

La protesta ha portato a dei risultati?

«Ci hanno ascoltati e in Senato partirà una commissione d’inchiesta. Noi chiediamo una normativa sulla sicurezza adattata al contesto educativo. Il problema è sempre più sentito e i dirigenti non sono più disponibili ad assumersi rischi».