Per una discussione sui “POTERI FORTI DEL PRINCIPE CHE RITORNA SEMPRE GATTOPARDIANO , … E DA TEATRO MULTIFORME DI SERVI , BURATTINI E SUDDITI CON I FILI INVISIBILI ! ” ,
(Poteri come visti e considerati dal Magistrato Roberto Scarpinato già protagonista da tesoreggiare del “Pool Antimafia di Palermo”, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) –
di Gianfranco Purpi
Il ventitre settembre scorso del 2008 è stato presentato a Roma il libro di Roberto Scarpinato (Magistrato presso la Procura della Repubblica di Palermo) redatto attraverso intervista ragionata di Saverio Lodato (giornalista e scrittore di rara competenza anche,ma non solo, in temi e storie di Mafia e di Poteri violenti,criminali ed illegali): “Il ritorno del Principe” (Edito da Chiarelettere, pp. 347, 15,60 euro).
Questo è un libro unico nel suo genere ed è certamente una delle opere saggistiche storiografiche cultural/pedagogiche e di sociologia politica tra le più indicate sia per le occasioni di formazione che offre a giovani e meno giovani al fine di comprendere le dimensioni storicistiche più complesse e sistemiche della Società Civile e della Società Politica nazionale degli ultimi cinquant’anni, nonché per poter penetrare fino in fondo il carattere polimorfo e la logica dei Poteri Forti (Poteri individuati dal Nostro Magistrato a volte perversi e violenti; a volte occulti e addirittura stragisti; a volte legalitariamente democratici ed a volte illegali;ma sempre “machiavellici”…) che sarebbero sempre sottesi o intrinseci a tali Società ed alle loro forme di nomenclatura sociologica.
In questo senso, per comprendere fino in fondo la criminalità mafiosa in Italia e approfondire la logica del Potere esistente al suo interno , il libro in questione è sicuramente una delle attuali fonti culturali pubblicistiche più sistemiche e,per questo, maggiormente formative.
Per il Nostro Magistrato, il “Principe” -dopo Tangentopoli- si sarebbe “riappropriato” della gestione privatistica degli Organi dello Stato e dei suoi Poteri Forti , nonché della prassi di personalizzazione delle leggi e delle produzioni giurisprudenziali del Diritto a proprio vantaggio affaristico; e tutto sarebbe ritornato,in questo senso, peggio che non durante la cosiddetta Prima Repubblica.
In questo senso, non ci sarebbe giorno che passa in cui tutti noi non ci domandiamo com’è stato possibile e come continua ad essere possibile che ci siamo ridotti così ; …e come mai ciò che è normale nelle altre democrazie in Italia è “eccezionale”, e viceversa.
Per rispondere -ci avverte lo stesso Scarpinato- basterebbe ripercorrere la storia del Potere politico ed economico in Italia senza ipocrisie autoconsolatorie e senza nemmeno indulgenze di autoalienazione e/o di esercizio dei meccanismi mistificanti di fuga dalla realtà storiografica.
Ciò, senza raccontarci le solite storielle fabulatorie a lieto fine , …perché la storia dei Poteri Forti in Italia non ha un lieto fine. E nemmeno un lieto inizio.
Per questo, Roberto Scarpinato, come detto Magistrato siciliano e memoria storica dell’antimafia palermitana (e,peraltro, appena “degradato” da Procuratore Aggiunto a semplice Sostituto … dalla discutibilissima Riforma Mastella), è voluto partire , in questo suo libro grandioso,dalla lucida illustrazione didascalica del “Principe” di Machiavelli, proprio per raccontare …”””gli italiani … agli italiani””” , attraverso le risposte rese magistralmente a Saverio Lodato che,per questo, era venuto a porre a Scarpinato le domande giuste e specularmene emblematiche.
L’opera non è l’ennesima esclusiva storia della Mafia, a cura dello stesso Lodato (che,tra l’altro, avrò sempre vivo nel ricordo più intenso quale caro mio amico e professore di una Università palermitana d’altri tempi, dove lo stesso Saverio ebbe ad introdurmi da par suo ai miei studi appassionati sulla “Filosofia/della/prassi“ di Antonio Gramsci , in un settantotto comunque da poter “raccontare” e peraltro ivi “illuminato” anche dalla carismatica luce pedagogica di quel vero Preside/di/Magistero che rispondeva al nome di Gianni Puglisi…).
Il libro in questione è soprattutto una storia dei Poteri Forti nazionali ed internazionali , che spiega,tra l’altro, anche la Mafia e che , nello stesso tempo, descrive ed offre chiare chiavi di lettura storiograficamente inconfutabili del rapporto di tali Poteri con la stessa Mafia; ciò, dato che quest’ultima,per il Nostro Autore, sarebbe nata e sarebbe diventata,fondamentalmente, quella criminale organizzazione affaristica complessa e polivalente proprio per il suo Potere politico e per la sua filtrante egemonia sulla classe politica dirigente (Potere a volte gestito,nella sua storia, in regime di collusione,di associazione,di cooperazione/collaborazione e/o intesa omertosa; altre volte preteso ed imposto violentemente in regime di esclusività attraverso il sangue delle tragiche stagioni conflittuali con le istituzioni dello Stato,con i Magistrati e con i Politici più impegnati lungo gli itinerari assolutamente etici dei valori democratici autentici e dello strenuo impegno alla legittimazione istituzionale della Legalità da Bene/Comune) .
Ed è così , e per questo , che Scarpinato ripercorre , con puntualità di rievocazione e con rigore di descrizione storiografica , anche il declino italiano … riconoscendolo di pari passo con l’escalation della corruzione, della malapolitica, della malaeconomia, degli eterni piduismi e stragismi, protagonisti ineluttabili e ricorrenti di continuo nel nostro album di famiglia dell’Italia dell’ultimo cinquantennio.
In questo senso, il suo è certamente un libro raro che analizza, ripercorre e rivolta in lungo e in largo, senza dogmi di fede omertosa e senza pregiudizi alienanti di faziosità ideologica, la Storia d’Italia e ne svela gli aspetti storici,politici,economici e sociologici più reconditi ed occultati anche dal mondo mediatico; vale a dire, gli aspetti che Scarpinato chiama “l’oscenità del potere” nel senso etimologico del “fuori scena”.
Il nostro Magistrato ci avverte così, con dovizia di argomentazioni sociologiche e di costume puntualmente storiografiche , che “”“Quello degli assassini è spesso il fuori scena del mondo in cui tanti sepolcri imbiancati si mettono in scena””” .
Addirittura, nel libro , la dimensione “militarizzata” della Mafia viene intravista addirittura come “servizio d’ordine” dei Colletti Bianchi , nonché “lupara proletaria e cervello borghese” , lasciata impunita e senza briglie dai “Pezzi dello Stato” e dalle Istituzioni “deviate” (quindi, da quei “taluni” Politici , governanti o di opposizione che siano, emergenti dai Tribunali della Giustizia quali collusi,associati,conniventi e/o semplici omertosi silenziosi, che siano) quando il suo Potere e la sua Forza sono utili e braccio organico/funzionale ai Poteri Forti dello stesso Stato ed alle sue “power élites” dirigenti; …ma viene acutamente individuata quale “Mafia/scaricata” e rinchiusa in carcere a suon di retate, quando alza troppo la cresta della prepotenza e/o non serve più a tali Poteri Forti istituzionali in termini di “business” e di egemonia imperante (…anche se di solito,tranne le eccezioni dei “capricci” della Storia, in carcere ci andrebbero a finire , per lo più, solo quei soggetti mafiosi che,anche se emblematicamente popolari quali “capi” nell’immaginario collettivo delle masse, spesso di fatto non sono più investiti di effettivo Potere di imperio totalizzante … all’interno delle diverse organizzazioni criminali di appartenenza).
Così quello che ci fa conoscere e capire il libro in questione, ci lascia a volte stupefatti ed a bocca aperta.
In un altro Paese la sua pubblicazione avrebbe suscitato discussioni,dibattiti e polemiche a più non posso , e,nel contempo, vasta risonanza nell’universo mediatico; … invece , nella nostra Italia, è stato subito avvolto ovunque da una ovattata indifferenza e da un imbarazzato silenzio di perplessità acquietata.
Questo si è verificato forse perché il Nostro Magistrato capovolge a uno a uno tutti i luoghi comuni, oltre le culture di massa , i modelli d’identificazioni egemoni e le antropologie totalizzanti da senso comune delle televisioni,dei giornali e , al postutto, del contestuale universo della cultura ufficiale ; …oltre, i benesseri opulenti e consumistici e oltre le storie “edificanti” delle fiction comunque figlie dell’edonismo di questo nostro pessimo post/moderno, …laddove,ovunque, la civiltà ufficiale dell’”Impero” schiera incontaminati da una parte gli eroi dello Stato e delle Istituzioni e, dall’altra parte, a debita distanza, … i “mostri dell’Antistato”.
…E Scarpinato questi “mostri” li riconosce bene , sia in coloro che delinquono e che si collocano nella devianza “disnomica” dalla Legalità dello Stato; e… sia in quei pochi “Giusti” che vengono demonizzati -o addirittura resi martiri e/o perseguitati- da taluni “Pezzi” di esso Stato e da taluni “gruppi d’interesse” dei suoi Poteri Forti … perché persistono strenuamente, invece , nell’esercitare i loro Poteri Giudiziari e la loro Magistratura in modo indipendente , al servizio di quella Giustizia sempre Etica e Giurisprudenziale , allo stesso tempo , che si deve perseguire senza assicurare “impunità” a nessuno…, senza guardare in faccia nessuno…tranne che la sempre coscienziosa ricerca assolutamente documentata della propria onestà intellettuale di istruttoria e dell’ imparziale saggio giudizio tribunalizio.
E’ così,dunque, che -per Scarpinato- l’ “Antistato” ,per certi versi esistenziali,per certe situazioni storiche e socio/economiche , e per talune forme di egemonia di cultura politica governativa asservita alla logica strumentale di tali Poteri Forti, … sarebbe addirittura,sovente, parte integrante ed organica dello Stato.
In questo senso, il Nostro Magistrato intravede in questo contesto storico e di civiltà epocale …la “morte dello Stato” autenticamente democratico e comunque esercitante le sue autonome libere potestà istituzionali ; … ne scorge la sua progressiva “”“mafiosizzazione”””, che renderebbe quasi obsoleta, superata, superflua la violenza della Mafia d’un tempo.
… Oggi – per Scarpinato – siamo in piena epoca di “post-mafia”.
Il “concorso esterno” alla Mafia , per il nostro Giudice, non è più quello tradizionale di certi esponenti del potere politico ed economico nei confronti delle mafie ; bensì “”“è quello delle organizzazioni mafiose negli affari loschi di settori delle classi dirigenti”””.
In questo senso, il libro in questione è pieno di osservazioni (come queste) tanto puntuali , rigorosamente storiografiche ed assolutamente documentate; e quindi intrise di significati correlati tanto illuminanti anche e soprattutto in prospettiva pedagogica di formazione cristiana alla critica legittimazione della legalità ed in ragione di una sempre civile cittadinanza democratica da “Bene Comune” laico/personalista della Polis.
Ed è ,così, che Scarpinato viene portato a chiedersi , provocatoriamente , quali attinenze e quali connessioni e coerenze possa avere il fatto che,oggi,si dibatta sovente di “sicurezza” e …contraddittoriamente si invochi “più carcere”.
Ma, al riguardo, lo stesso Magistrato ha delle risposte abbastanza chiare e ben supportate dagli innegabili significati di una sempre più ricca messe di concreti referenti d’esperienza e di storicità passati in rassegna.
Per il Nostro, conseguentemente, “”“il vero deterrente contro il crimine non è la galera: è la vergogna”””, che in Italia si sarebbe estinta da un pezzo ed è anzi sarebbe stata usata dai Poteri Forti e da taluni Pezzi Deviati dello Stato … per screditare la gente onesta e realmente per bene.
In questo senso, Scarpinato sentenzia deciso che , sebbene si invochi spesso e pervasivamente ( e lo si cerchi di affermare,a volte,nel modo più arrogante e spregiudicato, e non certo eticamente e politicamente condiviso…) il “Primato della politica” , … nella Forma/Stato della autentica democrazia liberale di diritto , tale Primato deve restare,invece, sempre costituzionalmente riconosciuto e fondato nella Legge, a cui deve inchinarsi anche la Politica.
Il Nostro Magistrato osserva quindi acutamente che , nonostante si dica spesso che gli italiani hanno la classe politica che si meritano, la verità starebbe nel fatto che è proprio la classe politica …ad “avere” gli italiani che si merita, avendoli ben educati e formati a propria immagine e somiglianza col controllo dei mass-media e con l’organizzazione/massificazione di quella cultura da senso comune che avrebbe “azzerato la memoria collettiva”.
Le pagine del libro risultanti più caustiche sono,però, quelle dedicate agli intellettuali italiani, che Scarpinato descrive quasi sempre “organici” al potere, nati e cresciuti come “consiglieri del Principe”, servili dispensatori di imposture, superstizioni, revisionismi, negazionismi e conformismi, sempre pronti a tradire la missione di coscienze critiche dei propri ceti e delle proprie classi sociali di origine , nonché beffardamente intenti a giustificare gli abusi dei diversi Poteri di cui sono Vestali e Servi.
Il Nostro Magistrato tuona,così, che “”“Oggi 9 italiani su 10 sono convinti che Andreotti è stato assolto e che la mafia è solo Provenzano””” ; aggiungendo,peraltro, che “”“…(…)…all’inizio del processo Andreotti la Rai fu autorizzata a riprendere tutte le udienze; ma dopo averne trasmesse due, con audience molto elevata, la programmazione fu cancellata”””.
Dai misfatti della Banca Romana al delitto Notarbartolo, dalle stragi dei sindacalisti siciliani all’eccidio di Portella della Ginestra, dall’intrigo del caso Giuliano-Pisciotta alle stragi degli anni 60 e 70, fino ai delitti politici degli anni 80 (vedi le tragedie delle uccisioni di gente giusta come Terranova,Mattarella e Dalla Chiesa), dalle stragi di Capaci e Via d’Amelio alle bombe politiche del ‘92-’93 , dai processi contro Andreotti, Dell’Utri e Cuffaro alle catture eclatanti ed epocali di Boss mafiosi altisonanti nell’immaginario collettivo dell’opinione pubblica;
…Scarpinato e Lodato ci accompagnano passo passo nelle agende storiche dei delitti eccellenti e nei misteri di Stato “retrobottega” dell’ ultimo secolo e mezzo di storia patria, in una sorta di “stanza di Barbablù” irta di scheletri e fantasmi, segreti e ricatti, e contraddistinta indelebilmente da quello che lo stesso Pubblico Ministero palermitano chiama “”“il rapporto irrisolto fra classi dirigenti e violenza” in un paese dove “la criminalità fa la Storia”””.
Ciò , sottolineando -lo stesso Scarpinato- che tali delitti e misteri avrebbero preso corpo … proprio mentre lo Stato trattava con la Mafia alle spalle dei cittadini in lutto e pattuiva in modo compromissorio con quest’ultima la lunga “pax mafiosa” che dura a tutt’oggi !
Secondo il Nostro Magistrato , quindi, non è un caso che se il Risorgimento, la Resistenza, la Costituente e il biennio magico di Tangentopoli e Mafiopoli sono oggi così “popolari” , il tutto sarebbe dovuto al fatto che queste pagine di Storia si possono annoverare,per motivi diversi, tra le poche stagioni felici in cui dei gruppi ristretti d’azione e d’opinione permisero all’Italia di elevarsi moralmente oltre le proprie egocentriche antropologie di massa, ai livelli delle vere democrazie più mature, salvo ricadere regolarmente , in stretta successione, in balia delle eterne culture autoritarie e illiberali dominanti, come il cattolicesimo controriformista, come il “familismo amorale”, come il “machiavellismo deteriore” tutto rivolto all’interesse affaristico ed all’ “utile particolare” ; … e come l’ ”eterno fascismo italiano” che soltanto pochi eroici intellettuali “disorganici” ai Poteri Forti (veri e propri “cani sciolti” da essi) avrebbero avuto la forza di denunciare nella civiltà contemporanea, in tutti i suoi subdoli, perversi e pur sempre totalizzanti significati storici di oppressione e di massificazione culturale.
In questo senso, ci riferiamo ad intellettuali con il coraggio e con la vivacità culturale di gente come Flaiano, Sciascia, Pasolini,Montanelli,Lodato,lo stesso Scarpinato, Flores D’Arcais (Direttore di Micromega), Giorgio Bongiovanni (Direttore di Antimafia 2000) ed Eugenio Scalfari (…tanto per fare alcuni nomi emblematici di immenso spessore critico e comunque sempre profondamente alimentati da una visione laico/laicista di intendere il mondo e la vita).
Per questo motivo,secondo Scarpinato, la Costituzione andrebbe così stretta ai nostri politici ed a tanti esponenti delle classi politiche e dirigenti italiane che detengono i Poteri Forti (soprattutto, i Poteri politico,economico/finanziario ed imprenditoriale), che da vent’anni fanno di tutto per riscriverla o quantomeno stravolgerla.
In questo senso, Scarpinato ci ricorda che, per nostra fortuna, nell’Assemblea Costituente dominavano le culture liberali da sempre minoritarie, per una provvidenziale “alchimia della storia” , … quasi per una parentesi epocale rivelatasi storicamente eccezionale e miracolosa e che avrebbe consentìto di partorire una “Carta” (per l’appunto,la Carta Costituzionale del 46’) infinitamente più matura della “piccola/fragile” Italietta arretrata e contadina del tempo: una vera e propria “”“raffinata ingegneria della divisione bilanciata dei poteri””” … lontana anni luce dalle culture dominanti che sarebbero tornate fanaticamente egemoni , prepotentemente ideologiche e quindi al Potere … dopo qualche anno dalla fine della guerra.
Ciò, che avrebbe,di lì a poco, configurato questa nostra Costituzione come una Summa tomistica di eccezionale valenza democratica e repubblicana , … calcata addosso ad uno Stato disorganico ed a masse eterogenee , ancora succubi di un regionalismo sempre duro da superare , le cui classi dirigenti e politiche venivano sempre più a mostrarsi indifferenti o addirittura ostili ed insofferenti alla logica ed all’ordinamento statale del vero autentico assetto istituzionale democratico/repubblicano.
Così, il Nostro Magistrato ci rivela che non appena la Costituzione cominciò ad essere attuata fino in fondo, in base ai principi “rivoluzionari” di solidarietà, di eguaglianza e di legalità, il “Principe” avrebbe percepito il tremore vacillante di ogni suo Potere Forte imperante (storicamente radicato) e … avrebbe così cercato di riprendersi prontamente il suo sopravvento egemonico di comando (visibile e invisibile) … “svuotandola dall’interno” (cioè, determinando tutte quelle condizioni socio/politiche,economiche e governative attraverso cui molti dei princìpi e dei valori della nostra Carta Costituzionali avrebbero stentato o addirittura fallito,nel corso dei decenni successivi, ad evolversi in codificate norme legislative di Diritto Positivo e di sancito rango soggettivo).
Ciò, che medesimamente sarebbe accaduto,secondo Scarpinato, dopo il 1992- ’93, quando la legge fu (in molti casi) davvero uguale per tutti e dunque il “Principe” non potè sopportarlo, riportando rapidamente sotto le luci della ribalta e dell’impunità … tutti gli eterni don Rodrigo, don Abbondio e Azzeccagarbugli, di oggi.
Amarissime e sconvolgenti,a tal proposito,sembrano le pagine del libro dedicate alla cosiddetta “normalizzazione” della Procura di Palermo a seguito del ritorno in Alta Italia del valoroso e determinato Giudice Gian Carlo Caselli.
Qualche spiraglio di speranza e di riscatto civile e morale , e di vera formazione pedagogica alla legittimazione della legalità (attraverso la cosiddetta Funzione Pubblica della Pedagogia e la conseguente prassi istituzionale finalizzata all’organizzazione razionale ed etico/politica del Pubblico Statuale, id est dello Stato in quanto tale…), Scarpinato lo scorge , in mezzo a tanto grigiore etico ed a tanto conformismo culturale, come il sole che fa capolino in un cielo cosparso di nuvole oscure.
…E questo spiraglio di speranza viene concretamente rinvenuto,ad esempio, nel raro protagonismo civile degli italiani migliori … che volontaristicamente , sacrificandosi in tutto e per tutto, rifiutano il rango di sudditi o servi dei Poteri Forti;… e così affollano i “girotondi” come qualche anno fa, come nelle recenti manifestazioni in difesa di De Magistris in Calabria, come nella rivolta giovanile di “Addiopizzo” a Palermo e come nelle incisive azioni di quella parte della Confindustria siciliana attivamente impegnata contro il racket di ogni crimine ed estorsione.
Così, il Nostro Magistrato indica la strada maestra della Storia e della Società Civile nel cercare e pretendere sempre la verità ; e,per questo, ci ricorda che l’indovino Tiresia , sulle rovine di una Tebe corrotta e malgovernata (nella antica Grecia), aveva sovente a gridare ai quattro venti , senza paura e senza esitazione , che “”“L’offesa alla verità sta all’origine della catastrofe”””.
Ciò, ricordandoci metaforicamente (a guisa di parabola didascalica) che lo stesso Tiresia “””era cieco, ma vedeva tutto””” , … mentre “””i tebani avevano ottima vista, ma non vedevano più nulla”””.
Dunque, in definitiva , questo eccezionale libro di Scarpinato (elaborato,come detto, attraverso la sagace e brillante “regia” descrittiva dell’ “intervistatore” Saverio Lodato) vuole dimostrare e far comprendere che
non è vero che la vera mafia sarebbe come quella che si vede nelle fiction televisive o che si acquisisce dalle notizie e dalle immagini dei mass/media ;… non è vero che i corrotti e i criminali costituirebbero una malattia endemica della nostra società, senza inizio e senza fine e quindi fisiologica alla civiltà dei consumi e della tecnologia imperante.
E’ vero invece,per Scarpinato, che qui in Italia la corruzione e la mafia sembrerebbero risultare dimensioni/componenti costitutive ed organiche … dei Poteri Forti, a parte poche eccezioni (la Costituente, Mani pulite, il maxiprocesso a Cosa Nostra; ecc.).
…E,in questo senso, il “Principe” di Macchiavelli appare al Nostro Magistrato l’esempio storico più lampante che simboleggia ed incarna il principio che … “in politica qualsiasi mezzo è lecito”.
Conseguentemente, Scarpinato vede “un braccio armato” della mafia (sottolineando che anche le stragi sarebbero state “utili” e “funzionali” alla politica del “Principe”) e,quali protagonisti di tale Braccio, i volti dei suoi Capi Storici; … e poi scorge affiliati, o collusi, o associati e poche volte assolutamente indipendenti, gli esponenti di una certa borghesia per bene e … sovente anche “mafiosa” , che frequenterebbe i salotti buoni e riuscirebbe a piazzare i suoi uomini in Parlamento e nel cuore dello Stato e dei suoi Poteri Forti.
Ma, per il Nostro Magistrato, i Poteri Forti di queste immagini politiche e sociologiche sarebbero sempre gli stessi,a prescindere dal vestito dei loro soggetti promotori ed attori, e quindi a prescindere dalle diverse responsabilità e prassi “operative” di chi,poi, opera al servizio ed a strumento (…e quale “braccio” ) di tali Poteri.
II libro, in fondo, è tutto qui; riepilogando, diciamo che racconta i “””fuori scena del Potere””” , quello che -per Scarpinato- non si vede e non è mai stato raccontato ma che …decide, impera,fa politica e produce diritto e leggi a sua immagine e somiglianza , nonché secondo i propri interessi ed affari.
Ciò,per lo più, attraverso una gestione politica e governativa che tali interessi ed affari arriverebbe a perseguire ed a far fiorire fino alla privatizzazione più cinica e radicale (addirittura scandalosa) delle proprie potestà di legiferazione/amministrazione dello Stato ; … e,peraltro, attraverso inesauribili sue abilità di corruzione a restare,poi, “impunita” dalla Legge dello Stato e dalla Morale comune delle coscienze popolari.
Sembra quasi,al postutto, che Scarpinato si interroghi (più o meno esplicitamente) se ci avviamo verso una “democrazia mafiosa” ; …anche se quello spiraglio di speranza che intravede nel cielo più scuro gli fa credere , con incrollabile fede, che gli italiani veri e onesti possono “resistere” e “reagire”; come la Storia ci insegna che “è già successo” più di una volta!
Gianfranco Purpi