Il digitale a scuola non migliora l’apprendimento. E a casa il cellulare sostituisce i genitori

da Il Sole 24 Ore

di Pierangelo Soldavini

La tecnologia deve tornare a essere un semplice strumento per abilitare l’apprendimento e i docenti devono rimettere al centro una didattica costruita sulla relazione personale con gli studenti. «Per fare una scuola che sia speranza e che si trasformi in desiderio di conoscenza basta un maestro», ha sintetizzato Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo all’Università di Padova nel corso degli Stati generali della scuola digitale, promossi dal Centro studi ImparaDigitale, venerdì a Bergamo.

L’introduzione della tecnologia nelle scuole non sempre ha infatti portato l’effetto sperato, anzi spesso ha provocato una flessione della motivazione e dell’atteggiamento degli studenti. Anche i docenti si sono troppo spesso concentrati sui device e sull’uso del digitale perdendo di vista il processo didattico. Sono questi alcuni dei risultati della ricerca “Digitale sì, digitale no”, condotta da Acer, Centro studi ImparaDigitale, Cnis, Università Bocconi e Università di Padova, presentata nel corso della giornata.

La ricerca ha evidenziato come al di fuori del contesto scolastico i genitori utilizzino il device digitale fin dalla più tenera età come strumento sostitutivo del rapporto educativo, per tener impegnato e per distrarre il bambino. «L’umano scompare: è molto più comodo delegare al digitale la motivazione allo studio».

Per di più genitori e figli hanno una percezione decisamente diversa sui comportamenti, gli usi e le modalità di controllo del digitale: se i ragazzi dichiarano quasi per il 70% di non utilizzare i device digitali per lo studio, i genitori sono convinti in grandissima maggioranza che lo usino molto.

«La questione digitale sì o digitale no è ormai superata dai fatti: il digitale è dentro la scuola, l’insegnamento è cambiato – ha affermato Anna Ascani, viceministro all’Istruzione -: deve prendere la leadership per orientare i ragazzi di fronte a una realtà complessa. In questo ambito non si può essere nostalgici del passato e neppure farsi prendere dall’ottimismo, ma bisogna adeguare la missione all’obiettivo della formazione di cittadini che sappiano districarsi tra la gran massa di informazioni».

Inutile quindi adottare divieti e bandi per il digitale che per i ragazzi è diventata una realtà integrata e inscindibile rispetto a quella reale, tanto da arrivare in molti casi a non comprendere i confini tra l’una e l’altra.

«I docenti devono riprendere in mano la didattica, basandola sul recupero delle relazioni umane e staccandosi dall’uso del digitale a tutti i costi: per i ragazzi la tecnologia è completamente trasparente, deve tornare a essere uno strumento, non un fine – ha aggiunto Dianora Bardi, presidente di ImparaDigitale -. Dobbiamo decidere il futuro che vogliamo per i nostri figli, che non possiamo delegare al digitale: non c’è altra strada se non recuperare l’umano».