«Bisogna essere esigenti con studenti e insegnanti: è in gioco il futuro del Paese»

da Corriere della sera
di Francesco Avvisati, Ocse

I nuovi risultati dell’indagine PISA devono allertare sullo stato dell’istruzione in Italia. Gli studenti italiani mantengono, in media, un livello sufficiente soltanto in matematica; ma a fronte di cambiamenti rapidi, anche tecnologici, che richiederebbero competenze scientifiche diffuse e la capacità di usare, in maniera critica, l’informazione quasi infinita – e spesso di scarsa qualità – che si trova on line, il livello di preparazione scientifica e le capacità di comprensione del testo degli studenti italiani sono calate tra il 2012 e il 2018.

Il divario Nord-Sud

Certo, molti dei problemi evidenziati dai dati Pisa non sono nuovi. Il forte divario territoriale, tra aree del nord Italia in cui il sistema di istruzione ha buoni esiti, anche nel confronto internazionale, e aree del meridione dove gli esiti dell’istruzione sono sotto la sufficienza per un numero inaccettabile di ragazzi e ragazze, è noto da tempo agli addetti ai lavori ed è stato messo in luce anche nei dati dell’Invalsi, che consentono analisi ben più approfondite sulle origini e le cause di questi divari. Di fronte alla ripetizione di questi risultati, è necessaria una rapida presa di coscienza dei decisori politici.

Assenteismo cronico

Ma i problemi dell’istruzione non riguardano solo gli insegnanti o il ministero competente; e in molti possono contribuire a risolverli. Per fare un esempio: l’Italia è uno dei paesi dove l’assenteismo degli studenti è più elevato – più della metà degli studenti italiani ha saltato almeno un giorno di scuola nelle due settimane precedenti il test (sono meno di uno su sei in Francia o in Germania, e solo uno ogni venti in Corea o in Giappone). Potremmo dire con Woody Allen che l’80% del successo è presentarsi sul palco; e verrebbe da chiedersi cosa ne pensano i genitori, e se davvero è così difficile migliorare in questa particolare classifica. Ma non sarebbe neppure giusto scaricare la responsabilità dei problemi della scuola sui genitori.

Il ruolo dei genitori e della società

È la società nel suo insieme a veicolare rappresentazioni che possono influire negativamente sull’impegno di studenti e insegnanti, e dunque sull’apprendimento. Ad esempio, sappiamo da tempo che l’Italia è un Paese con scarsa mobilità sociale: le indagini comparative ci dicono che la probabilità che un ragazzo di origine modesta migliori la sua posizione nella società rispetto a quella della famiglia in cui è cresciuto è sempre stata bassa in Italia. I dati Pisa mostrano che ciò riflette non solo disparità nell’accesso a un’istruzione di qualità, ma anche una forma di auto-censura sulle aspettative per il futuro: molti degli studenti di origine modesta che ottengono risultati eccellenti, che consentirebbero loro di completare un percorso di studio lungo, non credono che conseguiranno un titolo di studi di livello universitario. Questi ragazzi e ragazze hanno probabilmente internalizzato i consigli di genitori, zii, insegnanti, amici – e una certa rassegnazione che finisce per influire sulle scelte di percorso e quindi per avverarsi.

Al centro del dibattito politico

Dobbiamo cominciare a pensare al sistema di istruzione come all’immagine del Paese che verrà. Se vogliamo un futuro migliore per il Paese, dobbiamo tornare a essere esigenti con la scuola, e accompagnarla negli sforzi necessari per affrontare le sfide del futuro. Altri Paesi hanno intrapreso questa strada e stanno vedendo i frutti di una strategia di miglioramento per la scuola. Il Portogallo è stato in grado di ripensare l’offerta formativa e di migliorare i propri risultati Pisa, pur affrontando una grave crisi economica. La Svezia ha invertito un declino che pareva irrisolvibile, facendo della qualità dell’istruzione una priorità anche del dibattito politico. Il Regno Unito ha migliorato i propri risultati in matematica puntando in maniera decisa sulla formazione degli insegnanti, a partire dalla scuola elementare.

La formazione degli insegnanti

Le scelte politiche effettuate, così come i contesti, sono diversi in ciascun Paese: ma in ciascuno di questi Paesi, l’istruzione è percepita come un problema troppo importante per essere lasciato ai soli addetti ai lavori. Nei prossimi dieci anni, la popolazione degli studenti diminuirà in Italia di circa il 10%, e quasi la metà degli insegnanti oggi in servizio andrà in pensione. Ciò rappresenta un’occasione forse unica per ripensare le priorità del sistema di istruzione – mettendo gli studenti, e il futuro del Paese che essi saranno chiamati a costruire, – al centro della riflessione.