Approvato alla Camera il decreto scuola

Decreto scuola, i docenti precari traditi. Subito Pas gratuito per dare soluzione al precariato

Approvato alla Camera, il decreto scuola passa al Senato per l’approvazione definitiva.

Il testo originario e quello emendato non risolvono in alcun modo la gravissima situazione dei 200.000 insegnanti precari, ancora una volta costretti a concorrere per una miseria di posti di ruolo che altro non farà che fomentare la continua guerra tra poveri.

48.000 posti in tutto, comprensivi dei posti su sostegno, restano uno schiaffo nei confronti di chi da anni porta avanti la Scuola Pubblica Statale con contratti che, quando va bene, scadono il 30 di giugno.

La riapertura delle terze fasce d’istituto altro non è che un atto dovuto, in considerazione del massiccio ricorso alle MaD messo in atto dai dirigenti scolastici, procedura per nulla controllabile o trasparente, pronta ad accogliere ogni tipo di familismo o clientelismo e contro la quale USB Scuola si è già espressa.

La trasformazione delle terze fasce in graduatorie provinciali è una soluzione tampone nel breve periodo, in nessun modo però possono diventare nuove GaE, dentro le quali molti di noi hanno trascorso decenni di precariato e che in alcune regioni sono ancora piene di aspiranti, con l’aggravante di essere utilizzabili solamente ai fini delle supplenze senza mai una speranza di stabilizzazione.

La procedura straordinaria avviata dal governo rasenta la farsa: un quizzone computerizzato, una batteria di domande a risposta multipla su tutto il programma di studi, dalle avvertenze generali alla disciplina. Un esame finale al termine dell’anno di prova davanti ad un comitato di valutazione “arricchito” da due membri esterni. Un metodo innovativo di unire da un lato il risparmio economico (con il quiz si snelliscono le commissioni e i membri esterni non avranno alcun compenso) e dall’altro la possibilità sempre più concreta di ricattabilità dei docenti neoassunti da parte dei dirigenti scolastici.

L’inserimento del “coding” all’interno dei requisiti ci lascia basiti. Una “disciplina” finora mai obbligatoriamente richiesta, mai inserita all’interno dei percorsi universitari per il conseguimento dei crediti d’accesso ai concorsi, viene inserita oggi, alla vigilia della pubblicazione del bando di concorso, previsto per la fine di dicembre. Un nuovo balzello da pagare alle università private e telematiche? Un nuovo ostacolo per gli insegnanti precari?

La prossima pubblicazione di un nuovo bando TFA sostegno è un altro “cerotto” che verrà applicato ad una ferita gravissima della scuola italiana: la mancanza di docenti specializzati sul sostegno lede il diritto all’inclusione degli studenti più fragili e non vi si pone rimedio con l’utilizzo di volenterosi precari. Manca ancora il contingente, i docenti che stanno seguendo adesso i corsi di specializzazione sono 14.000, non ci aspettiamo da questo governo stanziamenti tali da garantire una quantità di posti molto maggiore, richiedendo per altro una modifica di requisiti per i tanti ITP che volessero partecipare, per i quali era garantito il titolo attuale fino al 2024/25 mentre adesso dovranno possedere almeno una laurea triennale e i 24 cfu.

Gli Assistenti Amministrativi che per anni hanno retto le posizioni di DSGA non vedranno alcuna procedura agevolata, nessun nuovo stanziamento per i Collaboratori e i Tecnici.

Per quanto USB Scuola gioisca per una battaglia ventennale finalmente portata a giusta conclusione con l’assunzione di circa 11.250 ex LSU ATA e appalti storici, troviamo inaccettabile il decreto scuola nel suo insieme e siamo pronti ad intraprendere ogni possibile iniziativa di mobilitazione e di lotta contro un provvedimento che non stabilizza nessuno, che lascia in situazione di vita e di lavoro instabile migliaia e migliaia di lavoratori che dovrebbero essere assunti senza ulteriori procedure e indugi e, in attesa della dovuta stabilizzazione, chiediamo l’attivazione di un percorso abilitante gratuito per tutti i docenti che abbiano tre annualità di servizio, così da consentire il conseguimento dell’abilitazione a tutela della professionalità acquisita nei tanti anni di servizio.