Docenti precettabili, si decide

da ItaliaOggi

Carlo Forte

Docenti precettabili in caso di sciopero, si va verso l’atto unilaterale del governo. Si è tenuta ieri l’ultima riunione presso l’Aran, tra i sindacati rappresentativi del comparto scuole università e ricerca e i rappresentanti dell’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni per rivedere l’accordo sui servizi minimi in caso di sciopero. Ma si è conclusa con un nulla di fatto, con ognuna delle parti arroccata sulle proprie posizioni. L’Aran, infatti, è rimasta irremovibile sulla necessità di precettazione dei docenti. E i sindacati hanno continuato a chiedere l’esclusione di questa previsione dal nuovo accordo.

Considerato che l’accordo dovrebbe essere concluso entro il 31 dicembre prossimo, dunque, si fa avanti con forza la prospettiva che il governo bypassi la contrattazione e proceda con un atto unilaterale. Ipotesi, questa, giuridicamente plausibile, ma politicamente improbabile. Specie in vista delle elezioni regionali in Emilia-Romagna.

L’adozione di un atto unilaterale in tal senso, infatti avrebbe l’effetto di rompere il delicato equilibrio costruito con costanza certosina dal presidente del consiglio, Giuseppe Conte. Che ha ripristinato la prassi ormai desueta della concertazione, per ampliare il più possibile la sfera di condivisione delle decisioni con i sindacati riguardanti le misure in materia di scuola. E che ora è stato in parte pregiudicato a causa delle misure adottate dal governo sul reclutamento. Che recepiscono solo in parte gli accordi con i sindacati. E adesso, se l’esecutivo dovesse decidere di procedere unilateralmente sulla questione della precettazione dei docenti in caso di sciopero, rischierebbe di dare il colpo di grazia al faticoso lavoro di ricomposizione delle relazioni sindacali efficacemente portato aventi negli ultimi mesi. Il tutto alla vigilia delle elezioni regionali e dell’apertura delle trattative per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Rinnovo per il quale le risorse sono già molto esigue: 3 miliardi e 375 milioni. Perlomeno stando a quanto attualmente previsto nel disegno di legge di bilancio.

Per giungere alla precettazione dei docenti in caso di sciopero, peraltro, il governo deve superare non solo gli ostacoli politici e negoziali, ma deve anche dirimere una questione essenzialmente giuridica. La precettazione, infatti, comporterebbe un vero e proprio demansionamento dei docenti interessati. Che sarebbero costretti ad operare con mansioni di mera vigilanza. Vale a dire erogando una prestazione diversa e inferiore rispetto a quella per la quale sono stati assunti.

Ciò risulterebbe in violazione delle disposizioni contenute nel codice civile e nel decreto legislativo 165/2001, che vietano espressamente al datore di lavoro il ricorso al demansionamento dei dipendenti. La necessità di rivedere l’accordo è scaturita dalla frequenza con la quale i sindacati a basso tasso di rappresentatività proclamano gli scioperi. Che mettono in allarme i genitori e, talvolta, li inducono a non mandare i figli a scuola. Salvo poi constatare che le adesioni allo sciopero siano state assolutamente trascurabili e che, quindi, le lezioni si sarebbero tenute regolarmente.

Di qui la richiesta, sostanzialmente accolta dai sindacati, di agevolare la trasmissione alle famiglie delle informazioni circa le dichiarazioni (su base volontaria) di preventiva adesione allo sciopero e sui dati riguardanti il peso delle sigle sindacali che abbiano indetto l’agitazione.