Per il rinnovo dei contratti 200 mln in più e non un miliardo

da Italiaoggi

Marco Nobilio

Circa 200 milioni in più a regime per il contratto degli statali, 16 milioni di euro a regime dal 2022 per finanziare l’introduzione di 390 posti di potenziamento nella scuola dell’infanzia, 50 milioni a regime dal 2022 per finanziare un incremento di 1.000 docenti di sostegno in organico di diritto. Sono queste le novità più importanti per i lavoratori della scuola inserite nella legge di bilancio. Il provvedimento al voto della camera è identico al testo approvato al senato dove il governo ha posto la fiducia su un maxiemendamento che sostituisce con un’unica disposizione gli articoli da 1 a 101 del disegno di legge Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022 (AS 1586).

Contratto. Duecento milioni in più per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. La misura riguarda anche la scuola, che comprende circa un terzo degli oltre 3 milioni di addetti della p.a. ed è prevista dal comma 131 del maxiemendamento. I fondi disponibili, dunque, passano da 3.175 a 3.375 milioni di euro. La somma individua le risorse a disposizione della contrattazione collettiva per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici per il triennio 2019-2021. Allo stato attuale, dunque, i fondi per il contratto dei docenti e degli Ata rientrano nelle risorse per tutto il pubblico impiego. E ciò rischia di incrementare ulteriormente la forbice esistente tra gli importi delle retribuzioni degli operatori scolastici e degli altri dipendenti pubblici. «Servono altri 900 milioni per colmare il divario e dare aumenti a tre cifre ai docenti, i 100 euro promessi da Fioramonti», dice Pino Turi, segretario della Uil scuola.

Il pubblico impiego, infatti, è caratterizzato da sperequazioni di reddito a parità di qualifica, che vede docenti e Ata in una situazione di svantaggio rispetto agli altri lavoratori della p.a. E siccome le retribuzioni della scuola sono più basse, applicando incrementi retributivi con il criterio del medesimo coefficiente, tali sperequazioni sono destinate ad aggravarsi. Secondo i dati ufficiali diffusi dall’Aran il 9 dicembre scorso, infatti, nella scuola le retribuzioni annuali medie pro capite sono pari a 28 mila euro contro una media di 34 mila euro per tutto il pubblico impiego.

Bonus docenti. I 200 milioni annui destinati dalla legge 107/2015 alla valorizzazione del merito dei docenti saranno versati nel fondo delle istituzioni scolastiche. E saranno contrattualizzati senza vincolo di destinazione. Lo prevede il comma 274 del maxiemendamento. Il dispositivo è frutto di un compromesso adottato in VII commissione al senato, che ha respinto il testo dell’emendamento originario, che prevedeva la destinazione dei 200 milioni alla contrattazione collettiva. E lo ha modificato in questo senso (28.20). Ciò vuol dire che i relativi fondi non saranno utilizzati per aumentare lo stipendio dei docenti in modo strutturale. Ma saranno destinati ad incrementare il cosiddetto compenso accessorio. Vale a dire, le attività aggiuntive che vengono programmate e realizzate nell’ambito della realizzazione del piano dell’offerta formativa. «La modifica alla legge 107 interverrà nel 2020 e, quindi, non ha alcun effetto retroattivo sulla contrattazione dell’attuale anno scolastico» spiega in una nota il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. «È ora di dire basta al gioco delle tre carte con i fondi stanziati dalla famigerata legge 107/2015 per il bonus merito», replica Rino Di Meglio, leader della Gilda. « Quelle somme, la cui destinazione abbiamo sempre contestato, riguardano unicamente i docenti», spiega Di Meglio, «e devono andare a incrementare le loro buste paga».

Intanto pare momentamente rientrata la protesta dei sindacati per la carenza di risorse destinate ai contratti. Il 19 dicembre si è svolta la riunione al Ministero dell’Istruzione, con la presenza del Ministro Fioramonti, per l’esperimento del tentativo di conciliazione a seguito della proclamazione dello stato di agitazione in tutti i settori del comparto istruzione e ricerca da parte di Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, SnalsConfsal e Gilda. Al termine del confronto è stato sottoscritto il verbale di conciliazione con precisi impegni del Miur, anche rispetto alla tempistica con cui scandire la trattativa: «Avviare entro il mese di gennaio gli incontri sul rinnovo del contratto, con l’impegno di individuare le risorse necessarie al rinnovo e aprire un confronto sul rapporto tra legge e contrattazione, in un’ottica di prevalenza dello strumento contrattuale; dare il via entro metà gennaio a specifici tavoli sui singoli settori del comparto (scuola, università, ricerca e Afam); avviare a partire dal 7 gennaio il tavolo di confronto sull’attuazione del decreto legge 126/2019 e sul superamento del precariato nei settori università, ricerca e Afam; riprendere il confronto sui percorsi abilitanti a regime entro il 15 gennaio, per definire il disegno di legge collegato alla Legge di Bilancio in corso di approvazione; inserire una norma sui facenti funzione Dsga per definire la procedura riservata a chi è sprovvisto di titolo specifico nel primo veicolo normativo utile».