Azzolina, la priorità è il concorso Ma il tavolo con i sindacati forse slitta

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da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Tra i primi atti della neoministra dell’istruzione, la 5stelle Lucia Azzolina, dovrebbe esserci quello dell’apertura di un tavolo tecnico con i sindacati per l’elaborazione dei decreti attuativi sul reclutamento dei docenti. Nell’intesa siglata dal ministro uscente, Lorenzo Fioramonti, e i sindacati della scuola il 17 dicembre scorso vi è, infatti, una clausola che prevede l’apertura dei negoziati a partire dal 7 gennaio prossimo. Data questa nella quale forse il neoministro Azzolina avrà giurato. O forse no. Molto dipende dal consiglio dei ministri che con decreto legge dovrà scindere in due il ministero. In particolare, il dicastero di viale Trastevere si è impegnato ad aprire un tavolo politico di confronto «in merito all’attuazione del decreto legge n. 126 del 2019», recita il testo dell’accordo, «con riferimento particolare alle procedure di reclutamento ivi previste ed ai relativi bandi e decreti attuativi. Il confronto terminerà in tempo utile per consentire la pubblicazione dei bandi entro i primi giorni di febbraio».

Il cambio della guardia a viale Trastevere, però, potrebbe determinare delle modifiche su tempi e metodo. Perché il ministero ha titolo a procedere senza che vi sia la necessità di negoziare il testo dei decreti attuativi con i sindacati. L’articolo 17 della legge 400/88 prevede, infatti, che il ministro possa emanare decreti senza la previa concertazione con i sindacati (comma 3) fermo restando il previo parere del Consiglio di stato (comma 4). Resta il fatto, però, che l’intesa raggiunta con i sindacati, sebbene non leghi le mani al ministro, costituisca comunque un vincolo. Nel caso specifico, infatti, l’accordo assume la forma di verbale di conciliazione. E cioè di un atto negoziale che detta le condizioni affinché i sindacati rinuncino ad intraprendere agitazioni, compreso lo sciopero. Allo stato attuale i sindacati hanno assunto comportamenti conformi alle pattuizioni contenute nell’accordo. E se il governo non lo facesse, ci si troverebbe davanti a un comportamento che danneggerebbe in modo irreversibile la credibilità dell’esecutivo.

L’emanazione dei bandi di concorso, che saranno banditi solo nelle regioni dove risulteranno posti liberi, dovrà avvenire necessariamente in tempi brevi. Altrimenti si rischia di non fare in tempo ad avere i vincitori in cattedra per il prossimo anno.

In pole position l’emanazione delle regole per il concorso straordinario. Il decreto legge 126 prevede, infatti, una selezione concorsuale riservata agli aspiranti docenti di scuola secondaria di I e II grado in grado di vantare almeno tre anni di servizio nella scuola statale oppure con progetti regionali, prestati tra l’anno scolastico 2008/2009 e l’anno scolastico 2019/2020. Il triennio è valido anche se le annualità non siano state prestate consecutivamente e a patto che per ogni anno siano stati prestati almeno 180 giorni di servizio oppure il servizio sia stato prestato ininterrottamente dal 1° febbraio agli scrutini finali. Gli aventi titolo potranno partecipare in una sola regione sia per una classe di concorso che per il sostegno. Per partecipare alle selezioni per il sostegno sarà necessario essere in grado di vantare anche il titolo di specializzazione. La selezione è aperta anche ai docenti di ruolo.

Il concorso si baserà su una prova scritta, da svolgersi al computer. Dopo di che i candidati saranno inclusi in una graduatoria e saranno assegnati alle scuole per svolgere l’anno di prova, fino alla concorrenza dei posti disponibili autorizzati (che saranno complessivamente 24mila) e alla fine dell’anno sosterranno una prova orale davanti al comitato di valutazione. Per superare il concorso ed essere immessi in ruolo definitivamente, bisognerà che il candidato consegua, sia alla prova scritta che alla prova orale, un punteggio non inferiore a 7/10. Durante lo svolgimento dell’anno di formazione e di prova, i candidati che ne risultino sprovvisti, dovranno conseguire il 24 Cfu con oneri a carico dello stato. Contestualmente alla sessione straordinaria dovrebbe anche essere bandito il concorso ordinario, al quale potranno partecipare gli aspiranti docenti in possesso di lauree magistrali a ciclo unico o specialistiche oppure di titoli accademici di II livello equipollenti, che siano anche in grado di vantare il possesso di 24 crediti formativi in materia di acquisiti in forma curricolare, aggiuntiva o extra curricolare nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche, garantendo comunque il possesso di almeno 6 crediti in ciascuno di almeno tre dei seguenti quattro ambiti disciplinari: pedagogia, pedagogia speciale e didattica dell’inclusione; psicologia; antropologia; metodologie e tecnologie didattiche (si veda l’articolo 5 del decreto legislativo 59/2017). Le immissioni in ruolo autorizzate saranno suddivise, metà e metà, tra i vincitori dei nuovi concorsi ordinari e i vincitori dei concorsi straordinari fino alla concorrenza dei 24 mila posti messi a concorso.