Ecco i nodi: chiamata e mobilità

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da Italiaoggi

Carlo Forte

Abolizione della chiamata diretta e blocco quinquennale della mobilità per i docenti neoassunti. Due questioni con le quali la neoministra, Lucia Azzolina, dovrà confrontarsi nei prossimi mesi con i sindacati e all’interno del suo partito (il M5S). L’abolizione della chiamata diretta e la necessità di agevolare il rientro dei neoimmessi in ruolo dal Nord a Sud, peraltro, sono due questioni particolarmente care al M5S, sulle quali il movimento guidato da Luigi Di Maio aveva basato la propria campagna elettorale. E che erano state oggetto di un impegno scritto, all’epoca del governo Conte 1 tramite apposite clausole inserite nel contratto di governo. La chiamata diretta, però, si è arenata in zona Cesarini. Il provvedimento, infatti, era stato approvato dal senato (S. 763) e aveva ottenuto il placet della camera con modifiche (C 2005) per poi essere ritrasmesso al senato per la necessaria ratifica il 18 luglio scorso. Ma nel frattempo Salvini ha provocato la caduta del governo e l’iter si è bloccato.Nella nuova maggioranza che regge il governo Conte 2, infatti, vi sono forze politiche fortemente contrarie allo smantellamento di questo importante pilastro della legge 107/2015.

E secondo quanto risulta a Italia Oggi vi sarebbero anche diversi esponenti del M5S, tra cui alcuni dirigenti scolastici, che si stanno opponendo all’approvazione del provvedimento.

Pertanto, la soluzione del problema appare lontana e la questione resta in stand by.

Idem per quanto riguarda la faccenda del blocco quinquennale della mobilità per i neoimmessi in ruolo. In questo caso, peraltro, non si tratterebbe di dare lo sprint finale ad un procedimento di approvazione giunto ormai alle battute finali. Il blocco quinquennale, infatti, è stato introdotto dal decreto legge 126/2019 che, ormai, è stato anche convertito in legge.

La strada, dunque, è tutta in salita. Sarebbe necessario, infatti, un nuovo provvedimento legislativo. Che peraltro non si intravede nemmeno all’orizzonte.

Le possibilità, in questo caso, sarebbero essenzialmente due: l’introduzione di una norma speciale che cancelli o modifichi quella che prevede il blocco oppure l’adozione di un provvedimento legislativo che restituisca piena libertà di manovra alla contrattazione collettiva abrogando anche le disposizioni del decreto Madia che, in materia di mobilità, legano le mani al tavolo negoziale obbligando Aran e sindacati ai vincoli previsti dal decreto legge 126, in special modo per quanto riguarda la mobilità dei docenti.