Classi pollaio? Restano anche per il 2020, nessuna abolizione nel Bilancio. Quali prospettive

da Orizzontescuola

di Gianfranco Scialpi

Le classi pollaio sono confermate, nonostante alcune dichiarazioni politiche e il Def 2020.  Pessimi segnali che ipotizzano solo molte nubi all’orizzonte.

Le classi pollaio sono confermate, nonostante alcune dichiarazioni politiche e il Def 2020.  Pessimi segnali che ipotizzano solo molte nubi all’orizzonte.

Impresa ardua per il nuovo Ministro Lucia Azzolina, prima firma della proposta di legge (5 luglio 2018) per l’abolizione della pessima soluzione organizzativa, voluta dal duo Gelmini/Tremonti.

Le classi pollaio confermate, nonostante…

Le classi pollaio sono state confermate anche per l’anno scolastico 2020-21. In uno stato di diritto sono le leggi a contare! Nello specifico la legge di Bilancio (160/2019). Se si legge l’elenco dei provvedimenti riguardanti la scuola, non esiste traccia del superamento della riduzione del sovraffollamento delle classi (le voci nel rettangolo fanno riferimento all’Università).
Eppure, in piena crisi di governo (agosto 2019) L. Di Maio aveva dichiarato: ” La scuola pubblica  è un bene comune serve prima di ogni altra cosa una legge contro le classi pollaio e valorizzare la funzione dei docenti.” Da notare la locuzione ” prima di ogni altra cosa” che definisce la natura prioritaria dell’abolizione delle classi pollaio.

Alla ripresa autunnale nel Def 2020 si legge (pag. 20): “Nel comparto della scuola pubblica occorrono politiche dirette a limitare le classi troppo affollate…”

Quindi tutto lasciava sperare che si sarebbe avviato il processo di riduzione del sovraffollamento delle classi, facendo rientrare l’aula nell’alveo costituzionale che impone alla Repubblica “la rimozione (e non la creazione)degli “ ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese (art. 3 comma 2).

La speranza resisteva anche di fronte all’impegno oneroso, messo nero su bianco nella Proposta di legge del 5 luglio 2018 (la prima firma è dell’on. Lucia Azzolina) equivalente ” … a 338.500.000 euro per l’anno 2019, a 1.180.000.000 di euro per l’anno 2020, a 1.715.100.000 euro per l’anno 2021 e a 2.130.000.000 di euro a decorrere dall’anno 2022…“(art. 1 comma 2).

Nuovo rinvio? Sine die?

L’abolizione delle classi pollaio rappresenta il terreno di scontro tra il liberismo economico e la democrazia sostanziale, espressa da diversi articoli della nostra Carta fondamentale ( art. 2, 3, 33, 34 e 38). Al momento la partita vede in vantaggio il finanzcapitalismo che ha le sue declinazioni semantiche nell’ottimizzazione delle risorse, nelle compatibilità economiche e nell’imperativo “ce lo chiede l’Europa“.

L’assenza del provvedimento nella Legge di Bilancio rappresenta sostanzialmente il quarto rinvio senza una scadenza e quindi rimandato sine die. Il primo risale alla sinergia tra l’ On. V.Aprea (FI e quindi collega di M. Gelmini) e A. Ascani. Un anno fa la prima aveva dichiarato in sede di discussione della Proposta-Azzolina:  “il provvedimento non ha nessuna speranza di essere approvato, considerato che il suo onere finanziario è molto consistente e che la legge di bilancio appena licenziata dal Parlamento ha previsto consistenti tagli al settore dell’istruzione nel prossimo triennio”.

L’On. Ascani, parlamentare del Pd e della corrente renziana che aveva introdotto le classi super pollaio (Legge di stabilità 2015 art. 1 comma 333), ha fatto  da sponda alle dichiarazioni di V. Aprea con un distinguo: “Per affrontare l’argomento, sarebbe più utile se la Commissione impiegasse uno strumento diverso, ad esempio una risoluzione per impegnare il Governo a trovare rimedio al problema delle classi sovraffollate: e preferibilmente dopo aver effettuato uno studio di fattibilità preventivo che verifichi l’attuabilità, in termini di risorse non solo finanziarie ma anche umane e strumentali, della riduzione del numero di alunni per classe”, comunque prosegue l’On Ascani la proposta di legge è impossibile da attuare perché incompatibile con lo stato della finanza pubblica.
Il M5s accettò i rilievi e decise anche per non creare problemi al governo giallo-verde  di rinviare la questione al settembre 2019 (terzo stop).

Le classi pollaio non possono essere abolite con le sentenze

L’assenza della politica e la sua indifferenza verso il problema (M. Bussetti ha sempre glissato la questione, riducendola ad una forma di cattiva amministrazione delle scuole), fortunatamente sono state compensate dalle sentenze della magistratura. Lo storico giuridico è costituito da molti pronunciamenti che sempre hanno rilevato gli elementi di criticità rispetto alla Costituzione. A titolo d’esempio cito le sentenze del T.A.R del Molise (2012), della Sicilia e della Toscana (2016), e per finire della Campania (2016). Nel 2016, perfino la Corte Costituzionale (sentenza n°80) confermò l’impermeabilità dell’art. 38 della Carta ad un aggiornamento operato dal finanzcapitalismo (L. Gallino), sancendo che senza se e senza ma il diversamente abile ha diritto all’istruzione.

Purtroppo il corposo numero di sentenze è impotente a modificare il quadro giuridico. Nel nostro Paese la magistratura non ha alcun potere legislativo. Questo spetta solo al Parlamento, al Governo (decreto legislativo e/del decreto legge) e al Parlamento europeo. La magistratura ha solo, quindi la possibilità di applicare al caso concreto la normativa vigente. Il suo pronunciamento quindi non vale “erga omnes”. Tutto questo ha come riferimento il modello giuridico civil law. Nei paesi anglosassoni, vige il sistema opposto definito common law che si basa sulle sentenze, vincolanti anche per i successivi pronunciamenti.

Quali le prospettive?

Detto questo, quali sono le prospettive di riposizionamento del nostro sistema scolastico nell’alveo costituzionale? Sinceramente dopo quattro rinvii le possibilità di superamento delle classi pollaio sono ridotte al minimo. Sicuramente non per l’anno scolastico 2020-21, perimetrato dalla legge di Bilancio 2020, che rappresenta il disposto-quadro verso il quale ogni nuova proposta legislativa deve adeguarsi.

Per l’on. Azzolina l’impegno è tutto in salita. Riuscirà a indebolire il liberismo economico, impresa non riuscita a L. Fioramonti?