Caregiver, verso la legge

Redattore Sociale del 08.01.2020

Caregiver, verso la legge. I 5 punti delle famiglie 

La legge dovrebbe essere calendarizzata nei prossimi giorni, ma non convince i diretti interessati. Il Coordinamento nazionale famiglie con disabilità diffonde un documento, in cui spiega chi è (e chi dovrebbe essere) il caregiver. E quali sono i suoi cinque bisogni (e diritti) fondamentali.

ROMA. Potrebbe vedere presto la luce l’attesissima legge sul caregiver familiare: il disegno di legge 2461, che mette insieme e integra diverse proposte sul tema, depositato in Senato ad agosto, dovrebbe essere discusso entro la fine del mese. Fin dalla prima diffusione del testo, non sono mancate le perplessità, come pure le osservazioni decisamente critiche da parte soprattutto di familiari e associazioni. A queste si aggiunge oggi la voce del CONFAD, il Coordinamento nazionale delle famiglie con disabilità, che diffonde un documento con i cinque punti che “non dovrebbero mancare in una legge ben fatta”.

Chi è il caregiver familiare?
Una premessa, innanzitutto, sull’identità e il profilo del caregiver: “La figura del caregiver è esclusivamente familiare – precisa CONFAD – secondo quanto già previsto nell’articolo 1 comma 255 della legge 205/2017, ovvero la persona che assiste e si prende cura di un familiare che, a causa di malattia, infermità o disabilità anche croniche e degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata ai sensi dell’articolo 3 comma 3, della citata legge 104 del 1992 o sia titolare di indennità di accompagnamento ai sensi della legge 11 febbraio 1980 n 18”. Si tratta di un’attività “estremamente usurante, e non ha le caratteristiche di volontariato e di gratuità, dal momento che solo le circostanze della vita lo hanno condotto a fare una scelta d’amore, ed allo stesso tempo una scelta forzata: in altri termini, una forte assunzione di responsabilità verso la persona con disabilità accudita. Inoltre, considerare che l’attività svolta possa avere caratteristiche di semplice gratuità, ne sminuisce ingiustamente la funzione, e ne preclude ogni possibile sostegno economico. E’ evidente che, qualora venisse meno l’assunzione di responsabilità da parte del caregiver familiare, si determinerebbe un enorme aggravio finanziario per lo Stato, che sarebbe costretto a provvedere con altre risorse”

Le tutele che non ci sono.
Nonostante questo ruolo sociale fondamentale, manca tuttora “un quadro certo di tutele per i caregiver familiari”, che provoca di fatto “l’ impoverimento della famiglia nonché una serie di problemi di ordine sanitario e psicologico, in spregio ai diritti umani affermati a più riprese dalla Costituzione italiana e dalla convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità”. Tali tutele dovrebbero essere garantite dalla legge, insieme alle risorse per renderle effettive. Con una precisazione: “E’ fondamentale che le risorse che devono essere messe in campo per i caregiver familiari non determinino alcuna riduzione delle risorse per le persone con disabilità – afferma CONFAD – Si tratta di due soggetti che hanno diritti, necessità e bisogni che sono distinti, e che vanno affrontati con ben distinte risorse economiche”. Inoltre, per garantire servizi e trattamenti omogenei in tutta Italia, “bisogna mettere a disposizione tutti gli strumenti di controllo affinché vi siano tutele e misure uniformi su tutto il territorio nazionale, combattendo ogni disparità di trattamenti fra regione e regione”. Ed ecco i cinque punti che non possono mancare in una legge che si ponga l’obiettivo di tutelare i caregiver familiari. 

Tutele previdenziali.
CONFAD chiede “la copertura dei contributi figurativi previsti per la figura professionale Oss riferiti al periodo di accudimento svolto. Deve essere riconosciuto il diritto di accedere al prepensionamento, proporzionale agli anni svolti di caregiving, anticipato e senza penalizzazioni, al raggiungimento di 35 anni di contributi, sommando ai contributi da lavoro quelli figurativi versati dallo Stato per l’attività di caregiver familiare, sia che abbia svolto in precedenza o che stia svolgendo un’attività lavorativa, sia che non abbia mai potuto svolgere un’attività lavorativa. Il calcolo dei contributi figurativi sarà retroattivo per i caregiver che all’entrata in vigore della Legge prestano ancora la loro attività di cura verso il proprio familiare.

Sostegno economico.
Questo va assicurato soprattutto ai “caregiver familiari più esposti al rischio di impoverimento che accudiscono un parente con disabilità non autosufficiente in particolari condizioni (ad esempio l’ impossibilità della persona con disabilità di condurre un progetto di vita indipendente e costretto a vivere sempre in casa, o per ragioni legate alle condizioni di salute o ancora per il carico particolarmente usurante dell’ attività di caregiving)”. A questi, “deve essere riconosciuto un contributo economico simile alla retribuzione della figura professionale Oss, riferiti al periodo di accudimento svolto”.

Sanità.
Per quanto riguarda la tutela sanitaria, Confad chiede per i caregiver “percorsi preferenziali nelle strutture sanitarie, sburocratizzazione delle pratiche al fine di ridurre i tempi di attesa per l’accesso alle prestazioni sanitarie, il caregiver familiare dovrà essere provvisto di un’apposita tessera di riconoscimento; inoltre è necessario prevedere la domiciliarizzazione delle visite specialistiche per la persona con disabilità accudita, nel caso in cui il suo trasferimento negli ambulatori specialistici possa compromettere lo stato di salute o il suo equilibrio psico-fisico”.

Diritto a curarsi, al riposo ed alle ferie.
Per garantire questo diritto, Confad chiede “interventi di sollievo per garantire il diritto al riposo e di cura (malattia, visite mediche) del caregiver familiare, mediante il supporto di reti solidali, da attivarsi previo consenso dell’idoneità del servizio da parte della persona con disabilità o del suo Ads o tutore, o la copertura assicurativa a carico dello Stato con il rimborso delle spese sostenute per sopperire alla vacanza assistenziale nei periodi di malattia e di riposo”.

Lavoro.
Infine, va garantita al caregiver la possibilità d’inclusione lavorativa, “incentivando il telelavoro e il lavoro agile; percorsi di reinserimento nel mondo lavorativo del caregiver familiare secondo le proprie competenze professionali pregresse, o valorizzando le competenze acquisite nello svolgimento dell’attività di caregiving”.