Formazione, non iscritto un prof su due

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

A cinque anni dalla Buona Scuola che ha reso obbligatoria la formazione in servizio un prof di ruolo su due non si è ancora iscritto alla piattaforma nazionale nata nel 2017 per incrociare la domanda e l’offerta di aggiornamento professionale. A confermarlo sono le ultime statistiche sull’utilizzo di «Sofia». Dei circa 700mila insegnanti a tempo indeterminato, tra posti comuni e di sostegno, attualmente in organico solo 381mila si sono registrati al portale del Miur. Un dato che già dice tanto. Se poi aggiungiamo che il 70% degli acquisti effettuati dai docenti con la card da 500 euro annui non ha riguardato libri o corsi formativi diventa ancora più chiaro perché la neoministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, vuole rimettere mano anche a questo tema, accanto alla riforma del sistema di abilitazione a cui ha iniziato a lavorare già durante il suo recente passato di sottosegretaria (su cui si veda Il Sole 24 Ore di lunedì 23 dicembre).

La formazione obbligatoria

La legge 107/2015 sulla Buona Scuola è intervenuta in più punti sulla formazione dei docenti. Innanzitutto prevedendo, al comma 115, che il «personale docente ed educativo è sottoposto al periodo di formazione e di prova – di 180 giorni, di cui 120 per attività didattiche, ndr – , il cui positivo superamento determina l’effettiva immissione in ruolo». E poi introducendo, al comma 121, una carta acquisti da 500 euro annui per aggiornamento professionale e valorizzazione delle competenze degli insegnanti. Completa il set di interventi il comma 124 che ha definito la formazione in servizio «obbligatoria, permanente e strutturale». A decidere le priorità saranno le scuole, in maniera coerente rispetto ai loro piani dell’offerta formativa e nel rispetto delle linee guida nazionali del Miur.

Le iscrizioni alla piattaforma «Sofia»

Nel piano nazionale per la formazione 2016-19 con le linee guida nazionali è stata prevista la nascita della piattaforma nazionale Sofia (Sistema operativo per la formazione e le iniziative di aggiornamento dei docenti), a cui sono tenuti a iscriversi tutti gli insegnanti di ruolo. Il portale è nato a maggio 2017. Dopo una partenza in sordina (89mila prof iscritti nell’anno scolastico 2016/17) il numero degli insegnanti registrati è via via cresciuto fino ai 381.590 di inizio gennaio. Ancora pochi però rispetto alla platea complessiva di destinatari. Anche perché il loro giudizio sulla formazione ricevuta (sono 683mila le iscrizioni ai corsi disponibili in banca dati) è stato positivo: il 79% di chi si è aggiornato nell’anno scolastico 2018/19 si è detto soddisfatto (nel 2017/18 era il 75%). Con una ricaduta sulla didattica quotidiana che, nel 71% dei casi, già c’è stata o ci sarà.

L’utilizzo della card formazione

Oltre a 150 ore di permessi retribuiti, per aggiornarsi, i prof possono contare su un bonus di 500 euro annui. Ma finora lo hanno utilizzato soprattutto per comprare tablet e Pc. Dei 315 milioni di importi validati per acquisti nell’anno scolastico 2018/19 oltre 210 milioni (vale a dire i 2/3) hanno riguardato la voce hardware e software. Mentre le risorse andate a libri e corsi si sono fermati a 94 milioni (pari al 29%). In crescita rispetto ai 91 milioni (pari al 26%) del 2017/18 e ai 55 (il 21%) del 2016/17, se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, ma non così tanto da poter considerare ormai consolidata l’idea che la formazione in servizio è un dovere di ogni docente, e non l’ennesimo adempimento burocratico.

Il disegno della ministra Azzolina

Anche alla luce di questi numeri la neoministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, approfondirà il file che aveva già aperto da sottosegretaria. Per migliorare il benessere degli studenti l’esponente pentastellata punta ad avere in cattedra docenti motivati e formati. Da qui l’idea di ripensare la formazione. Si partirà con dei tavoli tecnici con quelle che definisce le «parti migliori del Paese», così da «esportare le migliori pratiche» già oggi esistenti sul territorio. Il passo successivo per rendere l’aggiornamento realmente obbligatorio sarebbe doppio: da un lato, vincolando alla formazione una parte delle ore che oggi vengono utilizzate per consigli di classe e colloqui con le famiglie; dall’altro, blindando sulla formazione i 380 milioni che ogni anno finanziano la card formazione. A meno che non si decida di dirottarli sul rinnovo contrattuale per assicurare ai prof gli agognati 100 euro mensili di aumenti. Al momento con le risorse aggiunte dalla manovra 2020 si arriva più o meno a 85. Ma questo è un altro film.