“Voglio insegnare” Corsa on line per fare supplenze

da La Stampa

Si scrive Mad, ma si legge approssimazione. E’ l’ultimo acronimo nato nel mondo della scuola, sta per “Messa a disposizione”, un’autocandidatura che gli aspiranti docenti possono inviare direttamente ai dirigenti di varie scuole per ufficializzare la disponibilità a insegnare. Non servono abilitazioni o specializzazioni, bastano la laurea e in alcuni casi anche solo un diploma per assicurarsi una supplenza. I dirigenti scolastici come ogni anno (e anche di più) sono ancora alla ricerca di docenti sopratutto in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, e Piemonte. Richiestissimi sono supplenti di sostegno, insegnanti di matematica per la scuola secondaria inferiore e docenti di lingue.
Domanda e offerta di supplenti sono talmente alte da aver portato alla nascita di una piattaforma che alla modica cifra di 19 euro mette in contatto gli aspiranti insegnanti con centinaia di istituti. Finora in 2349 hanno trovato lavoro, sostiene il sito nella sua home-page .
Gli ultimi dati indicano in 155mila numero dei supplenti per il 2018/19, in aumento costante dal 2015, anno in cui Matteo Renzi, all’epoca presidente del Consiglio, dichiarò guerra alla supplentite. E sembra che non andrà molto meglio nei prossimi anni. A settembre si è raggiunta quota 185mila supplenti, dei quali quasi metà su posti di sostegno. Il prossimo settembre la cifra rischia di aumentare ancora: ci saranno altri 33mila docenti che andranno in pensione, liberando altrettanti posti ma senza avere un numero sufficiente di nuovi insegnanti a occuparli.
Aumentano i supplenti e aumentano quelli reclutati attraverso la Mad: circa 14mila lo scorso anno e 16mila quest’anno, secondo le poche stime che circolano. «Ci sono architetti e laureate in ostetricia che insegnano alla primaria o supplenze nei licei affidate a studenti universitari», avverte Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola. Da lunedì sono iniziati gli incontri al Miur con la nuova ministra Lucia Azzolina. «C’è necessità di sbloccare rapidamente le procedure di reclutamento, frutto di intese che vanno onorate subito, senza perdere altro tempo. E bisogna intervenire sulla formazione iniziale, perché e il sistema denota insufficienze e scompensi non più sopportabili. In Piemonte i corsi di laurea in Scienze della Formazione Primaria accettano più o meno 350 iscrizioni all’anno, a fronte di 700 cessazioni per pensionamento. Oppure in Emilia Romagna ci sono 5000 posti di sostegno senza titolo e l’università si rifiuta di organizzar ei corsi di Tfa. E ora che i ministeri sono stati divisi la situazione rischia di peggiorare». Giovedì al Miur il prossimo incontro per discutere anche di questo. fla. ama.