Concorsi scuola: il giallo della rottura dei sindacati. Ma è vero che il Ministero non era aperto a modifiche?

da Tuttoscuola

Sembra esserci qualche punto non troppo chiaro, quasi un giallo, nella conclusione inaspettata del confronto tra ministero e sindacati per definire di comune accordo le modalità di attuazione della straordinaria stagione dei concorsi, prevista dalla recente legge (n. 159/2019) sulla scuola.

La questione-concorsi per contenere il pesante problema del precariato era stata trattata alla vigilia delle elezioni in un accordo dell’aprile scorso con il precedente Governo e il ministro Bussetti, accordo che era servito per scongiurare lo sciopero generale. Quell’accordo era stato confermato all’inizio di ottobre da una nuova intesa tra il ministro Fioramonti e le organizzazioni sindacali, ma nel frattempo il decreto legge 126 – poi convertito nella legge 159/19 – aveva secondo i sindacati in parte “tradito” l’intesa, irritandoli non poco.

Probabilmente, proprio sulla base di quanto avvenuto con i due precedenti ministri, la delegazione sindacale si è seduta al tavolo del nuovo confronto con un atteggiamento di comprensibile diffidenza, ma con la speranza di vedere concretizzati impegni assunti con i precari.

Il confronto è durato due giorni, durante i quali i sindacati hanno presentato le loro proposte, ma già prima di avviare l’incontro conclusivo nel pomeriggio del secondo giorno si poteva desumere da un comunicato del segretario della Uil Scuola, Pino Turi, che la posizione della delegazione sindacale (o di una sua parte) sembrava propensa a rompere. Poco prima del confronto decisivo, Turi usciva infatti con un comunicato dal titolo eloquente: “Vira verso una situazione di stallo il confronto al Miur sui concorsi. Punto di rottura potrebbe essere la batteria dei test”. E avvertiva: “chi rompe paga e i cocci sono suoi”.

Nel comunicato rilasciato mezz’ora prima della ripresa del confronto, il segretario della Uil Scuola esordiva con un eloquente incipit che lasciava presagire la rottura prima di cercare l’accordo: “Si vogliono mettere bandierine inutili su questi concorsi”. E rottura alla fine c’è stata davvero perché, hanno affermato all’unisono i sindacati, sulle proposte avanzate “il Ministero si è mostrato irremovibile”.

Le dichiarazioni del segretario della Uil Scuola lasciavano intendere che la parte ministeriale non intendeva concedere nulla alle proposte sindacali, come alla fine dichiarato anche nel comunicato unitario finale. Ma diverse testate giornalistiche danno una versione diversa dell’andamento di quel confronto.

Il Sole24ore, ad esempio, cita fonti ministeriali secondo cui, dopo avere espresso stupore per la decisione sindacale, hanno rilevato che “I sindacati decidono per la rottura, nonostante un tentativo di trattativa e l’accoglimento di metà delle questioni portate al tavolo”.

Come sono andate effettivamente le cose? Tuttoscuola ha cercato di ricostruirlo. La delegazione sindacale avrebbe presentato nell’incontro circa 25 proposte. A parte 4 o 5 per le quali i funzionari ministeriali si sono riservati di fare approfondimenti o che hanno ritenuto da accantonare in quanto contrarie alla legge, sembra che delle restanti avrebbero dichiarato l’accoglimento di circa la metà.

Se è così, il Ministero sarebbe stato disposto ad accogliere non poche proposte di modifiche avanzate dai sindacati.

La dichiarata mobilitazione della categoria (dei precari o di tutto il personale?) è forse soltanto una minaccia per alzare il tiro e ottenere qualche concessione in più? Il rischio è quello di perdere anche le non poche modifiche che il Ministero sembrava disponibile ad accogliere.

Lunedì è prevista la riunione del CSPI che dovrà pronunciarsi su diversi aspetti regolamentari dei concorsi scuola, ma i pareri non saranno vincolanti per il Ministero che, comunque, non potrà permettersi ulteriori ritardi, se vorrà portare a conclusione per il prossimo 1° settembre diversi concorsi per i quali già oggi i tempi delle procedure prospettano ritardi.

Di questo sono certamente consapevoli anche i sindacati che probabilmente non vorranno rimanere con il cerino in mano a causa di una mobilitazione che potrebbe ritardare i bandi concorsi scuola a danno degli stessi precari. Ma anche la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, non vorrà inaugurare il suo primo impegno politico alienandosi il mondo sindacale. Un tavolo politico urgente e decisionale potrebbe evitare lo scontro.