Sostegno, via alle specializzazioni per 20 mila. In Sicilia un quarto dei posti

da Corriere della sera

Valentina Santarpia

Dopo anni in cui le cattedre di sostegno venivano occupate anche da insegnanti «di materia», finalmente si torna alla specializzazione. Perché il sostegno non si improvvisa: è questo il senso dei corsi di specializzazione autorizzati dal ministro dell’Istruzione insieme al ministro dell’Università. I posti a disposizione sono in totale 19.585 fra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I e II grado. Le prove di accesso si terranno nei giorni 2 e 3 del prossimo mese di aprile. I corsi dovranno concludersi entro il mese di maggio del 2021. Potranno accedere e frequentare i corsi anche tutti gli idonei, i vincitori di più procedure e chi ha sospeso la frequenza di precedenti percorsi. E chi supera la selezione sarà abilitato al sostegno e potrà poi candidarsi a un posto «regolare» a scuola.

La protesta dei precari

Si tratta del «numero più alto mai bandito, un’importante occasione per migliaia di docenti e, ovviamente, una misura che guarda anche alle studentesse e agli studenti», sottolinea la Ministra Lucia Azzolina. E le università saranno in prima linea per «garantire la formazione di quasi ventimila docenti in un settore strategico per l’istruzione nel Paese», spiega il Ministro dell’Università Gaetano Manfredi. Ma, appena pubblicata la tabella con tutti i posti disponibili, scoppia subito la polemica: «I posti servono al nord ma i corsi di specializzazione si svolgono nelle università del sud dove le graduatorie anche di sostegno sono già strapiene per i prossimi decenni», denuncia Margherita Stimolo, leader dei precari. In effetti, anche confrontando i numeri con quelli del bando dello scorso anno, si vede un’impennata di disponibilità di posti per specializzarsi nelle università meridionali, soprattutto siciliane. Ad esempio, alla Kore di Enna i posti sono passati da poco meno di 300 a 115, a Messina da 461 a 2000, a Palermo da 440 a 950. In totale in Sicilia ci saranno 4675 posti disponibili per gli specializzandi, a fronte dei 1090 della Lombardia. Eppure gli alunni disabili sono oltre 43 mila in Lombardia (su una popolazione di quasi un milione e 200 mila alunni) rispetto ai circa 27 mila in Sicilia (su 717 mila studenti), con un totale dei posti di sostegno quasi equivalente (20.367 in Lombardia, contro i 18.108 siciliani). È vero che i posti banditi non sono posti di lavoro, ma per specializzarsi, calcolati sulla base della capacità di offerta formativa delle università e considerate le candidature sul territorio. Ed è anche vero che questi nuovi specializzati andranno in coda alle graduatorie, non scavalcheranno chi sta già aspettando un ruolo. Ma i timori dei precari sono legati al prossimo futuro: «Siamo indignati e chiediamo al Ministro di spiegare questo paradosso tutto all’italiana- spiega una docente abilitata su disciplina e specializzata su sostegno secondario di II grado- Al sud ci vorranno decenni e decenni per smaltire le graduatorie infinite ma si continua a specializzare il che vuol dire che esiste un reale fabbisogno a cui si rimedia creando ulteriori sacche di precariato che andranno ad aggiungersi a quello già esistente! Le specializzazioni servono insomma a far fare cassa agli atenei e nulla più in soldoni!».

Le carenze

Negli ultimi mesi la situazione sul fronte del sostegno era degenerata: supplenze (uno su due è precario), cattedre vuote, insegnanti specializzati sul sostegno che mancano. Al punto che i dirigenti scolastici sono stati costretti ad attingere anche alla Mad, alle messe a disposizione sul sostegno, pur di assegnare i posti vacanti. Nel 2015/2016 la percentuale di insegnanti di sostegno a tempo determinato era del 29%, due anni dopo del 43% e quest’anno è arrivata al 48% (77.705 su 163.344, secondo i dati Miur): quasi uno su due, con picchi al Nord, dove ci sono 24 mila supplenti in servizio, il 62%.