I test Invalsi spariscono dal curriculum dello studente Diplomati senza certificazione anche per la lingua inglese

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Addio certificazioni delle lingue straniere per i diplomati. Questa una delle conseguenze dell’emendamento di Leu al decreto Milleproroghe, approvato il 12 febbraio dalla Commissione Cultura della Camera. L’emendamento, primo firmatario Nicola Fratojanni (Leu), infatti, fa slittare di un anno, al 1 settembre 2020, quindi al prossimo anno scolastico, l’introduzione del Curriculum dello studente allegato al diploma di maturità. Prima di allora le scuole che vorranno potranno sperimentarlo, ma solo su base volontaria. Dall’esame di Stato 2021 il documento che contiene l’elenco delle competenze formali e informali acquisite dallo studente sarà obbligatorio, ma senza più i risultati delle prove Invalsi.

Lo stesso emendamento di Leu, infatti, cancella la parte del decreto attuativo sulla maturità (dl 62/2017) che faceva riferimento ai livelli di apprendimento conseguiti nelle prove Invalsi in italiano, matematica e inglese. Non conterrà, quindi, neppure la certificazione sulle abilità di comprensione e uso della lingua inglese che proprio le prove Invalsi in inglese certificavano. Un aspetto questo che potrebbe peserà sugli alunni meno abbienti. Per ottenere la certificazione europea di inglese, spendibile sia all’università sia nel mondo del lavoro, infatti, gli studenti dovranno rivolgersi a uno dei 19 enti certificatori privati accreditati al Miur, con annessi costi. «Abbiamo fortemente voluto che i risultati delle prove Invalsi rimanessero fuori dal Curriculum dello studente», commenta la viceministra all’istruzione Anna Ascani che, da deputata del Pd, aveva però sostenuto la riforma renziana della Buona Scuola che ha introdotto e definito il Curriculum dello studente comprendendovi anche i test Invalsi.

Il motivo della nuova decisione, spiega Ascani, «è chiaro: i test Invalsi non servono a valutare docenti e studenti. Sono uno strumento conoscitivo che fornisce una fotografia dello stato di salute del nostro sistema di istruzione ed è per questo motivo che sono fondamentali per il miglioramento e restano requisito di ammissione all’esame di Stato». Una spiegazione che, di fatto, ribadisce gli obiettivi che la legge già fissa per le prove Invalsi e che negli anni lo stesso istituto presieduto da Anna Maria Ajello ha più volte sottolineato. «Un primo passo a tutela degli studenti e del ruolo del corpo docente» secondo Fratojanni.

Mentre per la Fcl-Cgil si tratta di «una scelta debole e residuale, non in grado di invertire la tendenza degli ultimi anni di un pesante rafforzamento dei test standardizzati per la valutazione degli apprendimenti».