Autismo, lo psichiatra: spesso sono i padri i primi a cogliere i segnali

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Redattore Sociale del 19.02.2020

Autismo, lo psichiatra: spesso sono i padri i primi a cogliere i segnali 

ROMA. “Spesso sono i padri ad accorgersi che qualcosa non va nel figlio e in maniera dolorosa, ma anche molto coraggiosa, portano avanti questa percezione che li porterà alla diagnosi”. A dirlo è Carlo Valitutti, psichiatra dell’Istituto di Ortofonologia (IDO), intervistato dall’agenzia Dire sul ruolo e sul rapporto dei padri con i figli autistici.
Da consapevolezze come questa, infatti, nasce l’esperienza ultradecennale del gruppo terapeutico per padri organizzato dall’IDO. “È un’esperienza che non viene praticata solitamente- spiega Valitutti – non fa parte di alcun protocollo terapeutico diffuso o condiviso”, ma per i papà “può diventare una bella opportunità, e nella migliore delle ipotesi ha una durata pari a quella dell’intervento sul bambino”.
Inizialmente, illustra lo psichiatra, “i gruppi avevano una durata di 4 o 5 anni ma non c’è un tempo prestabilito, perché dipende da come si forma il gruppo, dal lavoro e l’approfondimento che si fa”. Durante le due ore che una volta ogni due settimane riuniscono i padri di bambini autistici, infatti, Valitutti ricorda sempre ai genitori: “Siete qui grazie ai vostri figli, non a causa loro”. 
Una volta che il gruppo prende corpo “il discorso si sposta anche su loro stessi. Naturalmente- puntualizza- la focalizzazione è sempre sul bambino e su come aiutarlo, ma alla fine si giunge anche a questioni del tipo: ‘Cosa provo di fronte alla diagnosi?’, ‘Cosa provo di fronte alla paura del futuro?’. È questo un tema molto importante per i papà, perché si domandano- continua l’esperto- ‘Che si fa quando i bambini diventano grandi, adolescenti o adulti?”. Non è un caso che spesso, “con la salute mentale, raggiunta la maggior età un bambino diventato adolescente sparisca”.
Così “abbiamo deciso di dare anche altre possibilità” alle famiglie, “per garantire una loro presenza nei gruppi quanto meno costante”. A breve partirà una novità: “Offrire ai padri la possibilità di partecipare a gruppi a tema della durata di 8 incontri”, in cui il focus sarà su alcune tematiche specifiche. Ed è proprio grazie a buone pratiche come queste che viene rilanciato “il tema del poter e saper comunicare in un altro modo, soprattutto se il bambino non comunica verbalmente. Scoglio che spesso- continua lo specialista- è il più difficile da affrontare”. Per i genitori, infatti, “c’è tutto un mondo interno che ha bisogno di essere ascoltato, accolto, compreso e contenuto”. I gruppi dell’IDO continuano a trasformare padri di bambini autistici “in padri speciali, di bambini altrettanto speciali”. (DIRE)