Da mille a 255 euro: il bonus di merito per diplomati mai stato così basso

da la Repubblica

Salvo Intravaia

Si fa presto a dire merito. Con poco più di 250 euro si premia una carriera scolastica fatta di pagelle zeppe di 9 e 10. Parliamo del bonus di merito introdotto nel 2007 dal ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni per valorizzare le eccellenze della scuola italiana: i diplomati con 100 e lode. Allora era di mille euro oggi gli oltre 7 mila cervelloni della maturità riceveranno 255 euro. Un assurdo se si pensa che la cifra è esattamente la metà di quanto viene assegnato, da alcuni anni, a tutti i diciottenni per il semplice fatto di avere raggiunto la maggiore età.

L’incremento degli alunni super bravi e il contemporaneo taglio del budget ha inesorabilmente ridotto il premio. Già nel 2009, dopo appena due anni di gestazione, l’importo slitta verso il basso: 650 euro. Nel 2013 passa a 500 euro, fino ai 300 euro del 2018 e ai 255 euro fissati la scorsa estate. Intanto i 100 e lode sono più che raddoppiati, passando dai 3.073 del 2007 ai 7.365 della scorsa estate, con l’immancabile polemica delle troppe lodi assegnate al Sud. Il capitolo di spesa che premia tutte le eccellenze (dai 100 e lode ai campioni di Italiano, Fisica, Matematica, Latino e coloro che si piazzano ai primi posti nelle competizioni nazionali e internazionali) passa dagli iniziali 5 milioni ai 2,3 milioni del 2019. Fondo che per il 2020 si ridurrà a 1,7 milioni.

Eppure per gli studenti della secondaria superiore il traguardo da raggiungere non è affatto facile. Per fregiarsi della lode occorre ottenere il massimo punteggio in tutte le prove dell’esame finale, avere collezionato il massimo credito scolastico disponibile (40 punti) e mostrare pagelle con la media finale superiore al 9 negli ultimi tre anni, senza neppure un sette. Antonello Giannelli, a capo dell’associazione nazionale presidi non ha dubbi: «L’esigenza di contenimento della spesa pubblica ha imposto negli anni il severo svilimento di una delle rarissime misure meritocratiche del nostro Paese».

Lo sa bene Jordi Stira che si è diplomato nel 2014 a Palermo col massimo dei voti. Ha dovuto fare i salti mortali per ben sfruttare il premio ricevuto ormai ridotto a 350 euro: «Subito dopo gli esami finali – racconta – ho sostenuto il test di accesso alla facoltà di Medicina e ho utilizzato quasi interamente i soldi per acquistare libri universitari molto costosi. Se non avessi avuto questo contribuito avrei dovuto chiedere ai miei genitori che già spendono una cifra abbastanza alta per le tasse universitarie. Certo mille euro sarebbero stati una bella cifra e avrei potuto fare molto di più». E il discorso dell’aiuto allo studio è rilanciato da Giulia Biazzo, dell’Unione degli studenti: «I fondi del programma per le eccellenze del Miur dovrebbero essere investiti per finanziare le borse di studio per quanti più studenti possibile. La vera priorità per l’istruzione pubblica dovrebbe essere il sostegno a chi non ha possibilità economiche».

Dalla ministra Lucia Azzolina arrivano parole di speranza su un cambio di rotta a vantaggio degli studenti: «Valorizzare le nostre eccellenze scolastiche è un dovere. Non è soltanto una questione di bonus, credo che dovremmo pensare anche a iniziative più ampie. Campus estivi, borse per proseguire gli studi, magari in collaborazione con realtà esterne. Aumenteremo il bonus e miglioreremo il programma delle eccellenze. I ragazzi devono sentire che lo Stato è loro vicino».