Bisogni educativi speciali: è importante differenziali. Una scheda

da Orizzontescuola

di Myriam Caratù

La sigla BES sta ad indicare i Bisogni Educativi Speciali, presenti nella direttiva del 27.12.2012 (dal titolo “STRUMENTI D’INTERVENTO PER ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI E ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE PER L’INCLUSIONE SCOLASTICA”)

Si tratta di bisogni educativi destinati a studenti che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse. Quest’area dello svantaggio scolastico comprende tre sotto-categorie:

1)della disabilità;

2)dei disturbi evolutivi specifici (tra cui DSA);

3)dello svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale. Categorie che è bene riconoscere per saperle distinguere: vediamole nello specifico.

Disabilità

Col suo modello d’integrazione scolastica basato sull’inclusione, l’Italia è tra i primi Paesi europeo ad aver disposto l’inserimento degli alunni con disabilità all’interno delle classi ordinarie: “inclusione” è la parola chiave, in questo senso. Essa prevede la capacità da parte di docenti ed educatori di dare ai propri studenti le stesse opportunità e di valorizzare ognuno in base alla propria predisposizione naturale e a prescindere da etnia, lingua, genere e condizione sociale nonché culturale.

Ovviamente gli alunni con disabilità (che deve essere accertata, ai sensi della legge 104/92, da una Commissione ASL multidisciplinare) necessiteranno della redazione di una Diagnosi Funzionale su cui poi redigere il PDF, ovvero il Profilo Dinamico Funzionale. Trattasi di un documento che viene redatto da un Gruppo di lavoro misto dove compaiono anche docenti curriculari, di sostegno, genitori dell’alunno: è questo il punto di partenza per un PEI, Piano Educativo Individuale che rappresenta il progetto di vita scolastica di ogni alunno con disabilità.

In fase di didattica, dunque, è importante tenere conto di questo documento per predisporre delle adeguate metodologie o strategie di insegnamento: il tutto sempre mantenendosi nell’ottica di inclusività di cui sopra, per individuare quei denominatori comuni tra gli studenti su cui lavorare per non lasciare indietro nessuno.

Disturbi Evolutivi Specifici

Per “disturbi evolutivi specifici” s’intendono i disturbi specifici dell’apprendimento (dislessia, disgrafia, disortografia anche i “deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, ricomprendendo – per la comune origine nell’età evolutiva – anche quelli dell’attenzione e dell’iperattività, mentre il funzionamento intellettivo limite può essere considerato un caso di confine fra la disabilità e il disturbo specifico. Per molti di questi profili i relativi codici nosografici sono ricompresi nelle stesse categorie dei principali Manuali Diagnostici e, in particolare, del manuale diagnostico ICD-10, che include la classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati, stilata dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e utilizzata dai Servizi Sociosanitari pubblici italiani” (direttiva del 27.12.2012)

Si tratta spesso di problematiche che, non certificabili dalla legge 104/92, normalmente non prevedono per lo studente il diritto all’insegnante di sostegno, anche se – in base alla lehhe 170/2010 – le scuole possono avvalersi per tutti gli alunni con bisogni educativi speciali degli strumenti compensativi e delle misure previste dalla normativa appena menzionata.

Svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale

Questa è sicuramente una categoria di svantaggio a parte rispetto alle altre, poiché – pur non contemplando nessun deficit cognitivo o corporeo, di base, né disturbi riconducibili alla sfera psicologica – può essere fonte di disagio per gli studenti in questione: la difficoltà ad esprimersi in un’altra lingua o in un altro contesto con diverse abitudini e/o in un contesto socio-economico che non sia il proprio può portare a chiusure psicologiche importanti del ragazzo, ad esempio. In questi casi è infatti prevista la redazione di un PDP, ovvero Percorso Didattico Personalizzato, che secondo la Circolare ministeriale del 6 marzo 2013 è “lo strumento con cui si potranno, ad esempio, includere progettazioni didattico-educative calibrate sui livelli minimi attesi per le competenze in uscita (di cui moltissimi alunni con BES, privi di qualsivoglia certificazione diagnostica, abbisognano), strumenti programmatici utili in maggior misura rispetto a compensazioni o dispense, a carattere squisitamente didattico-strumentale”.