Per presidi, bidelli e (in parte) docenti le scuole restano aperte

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

Per dieci milioni di studenti che resteranno a casa fino al 15 marzo c’è un altro milione di italiani che a scuola ci andrà lo stesso. Si tratta dei dirigenti scolastici, dei bidelli, dei collaboratori di segreteria, degli assistenti tecnici. E, se necessario, anche dei docenti. Gli edifici scolastici infatti non chiuderanno. L’ordinaria amministrazione andrà avanti e, se possibile, anche l’igienizzazione dei locali. Approfittando dell’assenza dei ragazzi.

L’ordinaria amministrazione va avanti
Il decreto del presidente del Consiglio datato 4 marzo non utilizza la formula «scuole chiuse»che ha campeggiato su siti e giornali per tutto il giorno. Bensì stabilisce che sono «sospesi», da un lato, i «servizi educativi per l’infanzia» e, dall’altro, «le attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado». In pratica le scuole resteranno aperte per l’ordinaria amministrazione. Magari con un orario ridotto rispetto a quello solito. La decisione spetterà ai dirigenti scolastici che continueranno a recarsi a scuola. Nel comparto istruzione, eccezion fatta per i dipendenti del ministero, lo smart working di fatto non è stato normato.

Dirigenti scolastici al loro posto
Insieme ai presidi nelle scuole sarà presente anche il personale Ata. I collaboratori scolastici procederanno alle pulizie dei locali. E dove previsto si procederà a sanificare aule, laboratori, sale mensa. A loro volta gli addetti alle segreterie procederanno con le pratiche di tutti i giorni. Anche gli assistenti tecnici lavoreranno regolarmente, procedendo ad esempio alla sistemazione e all’igienizzazione delle apparecchiature usate da docenti e insegnanti. Per i docenti, invece, la sospensione delle attività didattiche comporta anche la sospensione degli orari di ricevimento dei genitori e degli altri compiti correlati alle lezioni. Che, ove possibile e su base volontaria, potranno essere a distanza.

Lezioni a distanza su base volontaria
Da lunedì a disposizione dell’intero mondo della scuola c’è la pagina web dedicata che è stata messa a punto dal ministero dell’Istruzione e che include una serie di link a piattaforme disponibili gratuitamente per e-learning, a contenuti multimediali, ad «avanguardie educative» – come le chiama l’Indire – già sperimentate sul campo dagli istituti più avanti nell’uso delle tecnologie.
Nei territori in cui la “ferma” delle lezioni va avanti dal 24 febbraio iniziative del genere sono già state attuate nei giorni scorsi. Con alterne fortune, come racconta al Sole 24 Ore Luisa Giordani, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Terralba di Genova, complici anche le resistenze dei sindacati che si sono appellati al contratto nazionale di lavoro. Nel sottolineare che l’adesione dei professori avviene «su base volontaria» la preside genovese spiega di aver invitato gli insegnanti a produrre materiali per le lezioni a distanza «ma solo una minoranza ha deciso di farlo». E aggiunge: «Li invito, li sollecito ma non posso imporre nulla. I genitori purtroppo non hanno sindacato e devo fare anche la loro parte».

Verso il rinvio del consiglio di classe
Nella scuola ci sono tanti altri “momenti” su cui la sospensione delle attività didattiche non impatta. Ad esempio i consigli di classe. «Nella mia scuola ce ne sono diversi calendarizzati per i prossimi giorni – spiega Daniela Lazzati, dirigente dell’Istituto tecnico Maggiolini di Parabiago (Milano) – e in teoria si potrebbero fare. Ma adesso valuterò, sperando di avere indicazioni anche dall’Ufficio scolastico regionale. Magari li faremo slittare». Laddove ci sono in sospeso – aggiunge – anche alcuni provvedimenti disciplinari nei confronti di qualche alunno, su cui una decisione comunque andrà presa. A conferma di come l’ordinaria amministrazione nelle scuole italiane sia un concetto quanto mai vasto e sfaccettato.