Emergenza e Digitale scolastico

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Emergenza e Digitale scolastico

di Roberto Maragliano

Raccolgo qui, in un unico testo, cose che ho scritto in mattinata qua e là su Facebook, a proposito del dibattuto tema della scuola in rete.

  1. Chi riesce a mettersi in gioco, in una situazione come questa, guadagna e fa guadagnare. Occorrono flessibilità, disponibilità, esperienza, generosità, tutte cose umane che non si comprano con i CFU (il correttore, perfettamente e perversamente intelligente, mette CUCU’) né si acquisiscono con i webinar tecnici. Riconosciamolo. Esistono due strategie di fondo nell’ambito del digitale scolastico. Una riproduttiva l’altra produttiva. La prima ricalca il meccanismo scolastico consueto (contenuti e metodi) e lo trasferisce in rete, per il possibile. La seconda utilizza le risorse di rete per saggiare altre possibilità in fatto di contenuti e metodi. Anche per quanto riguarda la lettura e la scrittura. Dal riproduttivo, se si hanno flessibilità e spirito ludico, si può passare, assieme ai ragazzi e alle ragazze, al produttivo, ovviamente per quote o zone. Ma questo auspicabile passaggio richiede fatica, soprattutto mentale. Richiede cultura più che macchina. Se tocchiamo questo punto, non riesco ad essere rilassato. Il livello più diffuso di concettualizzazione dell’universo digitale è, da noi, piuttosto basso.
  2. Dentro l’orizzonte del digitale scolastico come riproduzione prevale sempre la logica dell’impossibile sostituzione e l’argomento della presenza (guardarsi negli occhi) assume un valore tranchant. L’orizzonte del digitale scolastico come produzione aiuta invece a porre, in termini concettuali prima che materiali, il problema della presenza. Cosa significa essere presente? E’ presente chi è o è presente chi fa? In che cosa consiste la registrazione? E’ un atto burocratico o una risorse per vedere? Il digitale permette di entrare nel ‘modo di produzione’ del sapere. Scrivo cancello riscrivo: tutto lascia traccia, e questa può essere pubblica, altri possono intervenire aiutando correggendo ampliando. Basti questo. Cambia il senso dello scrivere. E’ o non è un bel problema pedagogico? Dobbiamo aiutare o no i ragazzi ad essere competenti nelle due diverse modalità di competenza scrittoria, quindi ad essere anfibi? Cosa aspettiamo per ragionarci, aspettiamo che le scuole siano definitivamente chiuse (come lo sono nell’animo di non pochi giovani, oggi più che felici della vacanza insperata)? Svegliamoci. Siamo in guerra, anche contro il virus del superficialismo, del pressapochismo, del genericismo, del ‘passerà e finalmente tutto tornerà come prima’.
  3. Comunque, in un frangente come l’attuale, è giusto che piovano sulla scuola e il suo circondario tante proposte, è giusto che si sentano tante voci. Piuttosto, è ingiusto che per tanto tempo si sia stati fermi, ad alimentarsi delle personali perplessità. Ora c’è il rischio del caos. Così è. Dopo tanto silenzio, il rumore. Ma è un rischio che dobbiamo correre. Sappiamolo, non torneremo più indietro. Saremo sempre più costretti, nel futuro, a confrontarci sui parametri di qualità (didattica, epistemologica e non solo tecnologica) della scuola in rete. E, auspicabilmente, quell’impegno aiuterà a rivedere i parametri di qualità della scuola tutta. La scuola continua, sì, malgrado il coronavirus e la chiusura forzata. E noi tutti dobbiamo continuare ad elaborare. Le soluzioni non stanno nella scienza e nel rimpianto del passato, non lo stanno per la formazione come non lo stanno per l’assistenza sanitaria, per i servizi di trasporto, ecc.