Scuola, nuovi fondi per le lezioni on line Il caso dei concorsi

da Il Messaggero

Chiusa fino a data da destinarsi, la scuola punta dritto sull’online per andare avanti. Il ritorno in classe, infatti, si allontana e non resta che affidarsi alla didattica a distanza. Ma anche il prossimo anno scolastico, a settembre, rischia di partire nel caos: senza concorsi si raggiungerà il triste record delle oltre 200mila supplenze. Sono settimane difficili per i docenti che, in tutta Italia, si stanno impegnando per portare avanti i programmi per i loro studenti a casa, con tutte le inevitabili difficoltà che incontrano, ma dal ministero dell’istruzione arrivano linee guida e fondi ad hoc. Una boccata di ossigeno per tutte quelle scuole che, per la prima volta, si trovano a dover improntare una lezione virtuale tra piattaforme da gestire e sistemi informatici, tra chat e videolezioni. Tutto ora è nelle mani degli animatori digitali: quei docenti che, uno per scuola, organizzano attività informatiche per la formazione dei colleghi. Ma per farlo hanno bisogno di risorse specifiche.
Sono in arrivo, per questo, 1000 euro ad ogni scuola: il Miur ha stanziato infatti 8,2 milioni di euro per potenziare la didattica a distanza, proprio attraverso la figura dell’animatore digitale, per la formazione dei docenti, anche online, su modalità didattiche innovative. «Con questo intervento ha spiegato la ministra Lucia Azzolina – intendiamo sostenere tutte le scuole che sono impegnate nelle attività di didattica online. Questo stanziamento è un contributo che si aggiunge agli 85 milioni previsti nel decreto-legge approvato di recente dal Governo per il potenziamento della didattica distanza e del digitale».

L’EMERGENZA

Ma oltre all’emergenza da nuovo coronavirus, sulla scuola incombe la vecchia emergenza del precariato: mancano docenti abilitati da assumere, tanto che nell’anno scolastico 2019-2020 è stato impossibile concretizzare una assunzione su due delle oltre 53mile autorizzate. Con il risultato che, in cattedra, si sono avvicendate oltre 170mila supplenze: 107mila annuali e oltre 60mila a chiamata breve. Un triste record che a settembre potrà essere battuto visto che sono oltre 30mila le domande di pensione avanzate dal personale scolastico. Per avere nuove immissioni in ruolo sono necessari i concorsi ma, vista la situazione attuale, è tutto fermo. Pensare di mettere insieme migliaia di candidati per una selezione concorsuale è impossibile. Pronti a partire, da un anno, ce ne sono tre: uno straordinario da 24mila posti, riservato ai precari con 3 anni di anzianità per scuole medie e superiori, uno ordinario sempre da 24mila posti per medie e superiori e un altro ordinario da circa 17mila posti per scuola dell’infanzia e primaria. Un totale di oltre 60mila docenti da immettere in ruolo. Il primo, individuato dal ministero per portare in cattedra i docenti già a settembre, doveva essere quello straordinario. Ma ad oggi è tutto congelato.
Il bando ancora non c’è. La ministra Azzolina ha previsto una selezione vera e propria, con una prova in piena regola riservata ai precari con 3 anni di servizio, mentre i sindacati hanno richiesto una graduatoria per titoli. Proprio su questo punto è già partito lo scontro che, a febbraio, ha fatto sì che venisse indetto lo sciopero. Una protesta poi sfumata per l’arrivo dell’allerta da Covid-19. Ma ora il problema torna a farsi sentire. Per la Azzolina i bandi devono uscire «prestissimo» e comunque per il blocco di 60 giorni dei concorsi si arriverà a fine maggio-primi di giugno. I sindacati però tornano all’attacco: «E’ indubbio che il sistema prefigurato deve essere sostituito spiega Pino Turi della Uil Scuola – da un concorso straordinario per titoli e servizio: è l’unica maniera per stabilizzare 24.000 docenti precari. Senza inutili polemiche».
Lorena Loiacono