Le scuole più smart aiutano le altre a diventare digitali

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da Il Sole 24 Ore

di Franca Deponti

La partita con l’emergenza virus globale, certo, non era prevista, ma il Piano nazionale per la scuola digitale è stato avviato nel 2015 con la Buona Scuola (legge 107/2015). In effetti, come dimostrano le testimonianze raccolte qui di seguito, da allora dei passi avanti si sono fatti, anche se spesso in modo spontaneistico e diseguale sul territorio.

Da Nord a Sud diversi istituti si sono attrezzati, oltre che per spinta interna di docenti e presidi più sensibili al tema e per condizioni ambientali più favorevoli, anche per l’apporto dato da aziende del territorio e/o del settore tech, grandi e piccole. Dove queste sinergie si sono verificate le scuole ora si ritrovano a essere più avanti e in grado da subito di parare – almeno in parte – il colpo inferto dal virus, attivando lezioni a distanza con piattaforme e strumenti diversificati ma che mirano e ottengono tutti lo stesso risultato: continuare a insegnare e mantenere il contatto con e tra studenti e professori. E anche con le famiglie.

Ma gli istituti che ora sono in cima alla piramide dei virtuosi non si sono fermati a guardare: da subito – scattata l’emergenza – non solo si sono attivati per sostenere gli studenti più deboli perchè sforniti di tecnologie attraverso prestiti di tablet e supporti, ma si sono anche messi a disposizione delle scuole più in emergenza e/o più arretrate sul fronte digitale. Una scuola insegna all’altra, in una catena di solidarietà che supera spesso le difficoltà anche strutturali, per favorire in tutto il territorio l’attivazione della didattica a distanza.

I primi giorni di “zone rosse” hanno registrato molti gemellaggi con istituti chiusi per il coronavirus, con ore di webinar rese disponibili a tutti. Ora, che la scuola intera ha sospeso le lezioni, questa attività di supporto reciproco si sta moltiplicando, coadiuvata sempre più dal ministero dell’Istruzione che cerca di incanalare, guidare e moltiplicare sul territorio il meglio delle esperienze già in atto. Mettendo in campo tutti gli animatori digitali previsti dal Piano nazionale e formati negli anni scorsi e i poli innovativi, i ”Future labs” chiamati a guidare il cambiamento.