Mobilità: le reazioni dei sindacati e quelle del Ministero

da Tuttoscuola

Due settimane fa i cinque maggiori sindacati rappresentativi della scuola avevano richiesto unitariamente al dott. Marco Bruschi, Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del Ministero dell’Istruzione, il rinvio delle procedure per la mobilità del personale scolastico previste a cominciare dal 16 marzo.

Avevano motivato la richiesta, ritenendo che, a causa dell’emergenza sanitaria, non vi fossero in modo assoluto le condizioni per procedere alla presentazione delle domande, soprattutto per questa ragione ostativa: “Ancorché la presentazione delle domande avvenga con modalità on line, è consuetudine consolidata che le sedi sindacali e gli stessi uffici dell’Amministrazione siano soggetti a una mole non indifferente di richieste di consulenza, normalmente svolta in presenza nelle diverse sedi. Ciò è del tutto improponibile nella fase attuale, che impone di ridurre drasticamente ogni occasione di contatto diretto e ravvicinato tra le persone”.

La richiesta si concludeva con “Si chiede pertanto una proroga che ragionevolmente preveda l’avvio delle procedure solo a conclusione del periodo di sospensione delle attività didattiche, il cui termine è oggi fissato al 3 Aprile p.v.”.

La nota sindacale, inviata al ministero il 10 marzo, è stata tenuta in considerazione, ma dopo due settimane, considerato ormai con certezza che la sospensione delle attività didattiche sarebbe andata ben oltre il 3 aprile (se non forse fino a maggio e oltre) il ministero ieri ha rotto gli indugi, probabilmente temendo di compromettere l’intera mobilità del personale e l’avvio dell’anno scolastico.

La reazione delle OO.SS. è stata dura, anche perché per le sedi sindacali sono da sempre il luogo privilegiato della consulenza per la mobilità. Una consulenza preziosa per i docenti, iscritti o non al sindacato, ma anche una fonte di guadagno (esentasse) legittimata da livelli di competenza e conoscenza dei complessi meccanismi della materia.

Ma, in alternativa alla pubblicazione dell’ordinanza presentata ieri, cosa avrebbe dovuto fare il ministero? Fino a quando avrebbe potuto attendere?