Francesco, Il nome di Dio è misericordia

Bergoglio parla della misericordia

di Antonio Stanca

    A Luglio di quest’anno è stato ristampato, per conto della Pickwick, un piccolo libro, Il nome di Dio è misericordia. Risale al 2016 e contiene un’intervista fatta da Andrea Tornielli a Papa Francesco.

   Tornielli è giornalista e scrittore oltre che vaticanista e Direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. L’idea dell’intervista al papa gli era venuta a Marzo del 2015 mentre ascoltava l’omelia della liturgia penitenziale durante la quale Francesco aveva dichiarato Anno Santo Straordinario quello che sarebbe andato dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016 e che avrebbe compreso il Giubileo della Misericordia. A muovere il Tornielli verso l’intervista erano state le parole del papa circa la Misericordia e l’idea di sapere di più al riguardo, di porgli domande che andassero più a fondo. E’ l’intervista di questo libro, è la spiegazione, l’interpretazione più ampia possibile del concetto di Misericordia. Si va dal Vecchio al Nuovo Testamento, dal Padre al Figlio, dai Dottori della Chiesa ad autori, scrittori dei tempi moderni e sempre risalta il significato, la funzione, il valore che nei secoli ha assunto questo concetto. Comprensive di passato e presente, teoria e pratica, realtà e idea, storia e religione, cultura e società, saranno le risposte che Bergoglio darà alle domande del Tornielli. Da esse risulterà come la Misericordia sia stata fondamentale per la religione cristiana, come alla Misericordia si sia essa sempre riferita, come l’idea stessa di Dio, il suo stesso “nome” vada identificato con quello della Misericordia, come Cristo le abbia dato corpo, l’abbia attuata.

   «Chi tra voi è senza peccati scagli per primo una pietra contro di lei» fa dire Giovanni, nel suo Vangelo, a Gesù rivolto agli scribi e ai farisei che stavano per lapidare la donna adultera. Essi lasceranno cadere le pietre che avevano in mano mentre lui dirà alla donna: «Neppure io ti condanno; va’ ma d’ora in poi non peccare più» (8,11).

  E’ uno degli esempi più importanti, dice il Papa a chi lo intervista, della Misericordia divina. Gesù l’ha fatta vedere, l’ha resa concreta, ha mostrato come essa significhi non solo perdono, assoluzione del peccatore ma anche sua redenzione, suo riscatto, suo recupero. Dopo aver preso coscienza della sua colpa, dopo essersi pentito e ripromesso di non peccare più il peccatore deve sentirsi accolto, ricevuto, integrato nella vita, nel mondo degli altri, di questo deve tornare a far parte, con questo deve ricominciare a stare, a vivere.

  Di tale disposizione ad accogliere, a ricevere si compone in particolar modo il concetto di Misericordia, è con la sua pratica che la Chiesa ha proceduto nel tempo, ha accresciuto il numero dei suoi fedeli, lo ha esteso al mondo intero. E’ una pratica che dall’ambito religioso è passata a quello civile, sociale, che è stata condivisa dai nuovi sistemi di educazione, formazione dei più giovani, di riabilitazione, reinserimento di quanti prima rimanevano esclusi, isolati. Si è proceduto non solo a far loro prendere atto della propria colpa, a perdonarli ma anche e soprattutto a farli tornare insieme agli altri, a farli sentire come gli altri, a far sì che riprendessero a vivere.

  Dalla religione alla società: tanto importante è stata l’attuazione del concetto di Misericordia divina da aver interessato anche la vita privata, pubblica, da essersi esteso ovunque.

  Di questo fenomeno vogliono essere espressione le parole del papa, della sua vastità vogliono dire, di come pur in tempi moderni come i nostri siano valse regole così tradizionali.