Da Azzolina no al sei politico, nodo valutazione

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

La “didattica a distanza”, che ha raggiunto ormai il 94% di studenti, come ha ricordato ieri al question time alla Camera la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, è scuola a tutti gli effetti: i ragazzi sono tenuti a collegarsi e alla frequenza on line, gli insegnanti stanno sperimentando le forme più varie di lezione (non solo invio di materiali didattici o assegnazione di compiti, ma sempre più spiegazioni e relazioni “dirette” con la classe virtuale); e c’è anche la «valutazione costante» del lavoro svolto dai ragazzi (questo perché proprio la valutazione, ha ricordato qualche giorno fa una nota del dicastero di Viale Trastevere, «è un dovere dei professori e un diritto che spetta a ogni anno alunno»).

Dallo scorso 5 marzo, come si sa, le attività didattiche sono state sospese (ed è ormai certo che lo stop proseguirà oltre il 3 aprile); e ciò ha reso necessario, ha ricordato Azzolina, affidare subito, con provvedimenti normativi, ai presidi l’avvio delle attività di e-learning, proprio per dare una risposta concreta a famiglie e studenti.

Insomma, la scuola «è aperta», e la didattica a distanza «non è un periodo di vacanza», è il messaggio del governo; e agli alunni è richiesto, perciò, impegno: la stessa Azzolina, del resto, ha più volte ribadito che non ci sarà «alcun 6 politico» e che la maturità per il mezzo milione di ragazzi coinvolti dovrà essere «un esame serio», seppur tenendo conto delle difficoltà dell’attuale situazione.

Per tutti, ha già chiarito il ministero dell’Istruzione, e lo ribadirà oggi Lucia Azzolina nell’informativa al Senato, l’anno scolastico è in ogni caso valido anche se non si raggiungeranno, come ormai sembra scontato, i 200 giorni di lezioni. Anche l’altro requisito, oggi stabilito dalle norme per considerare regolare, ai fini della valutazione finale, l’anno sui banchi, vale a dire la frequenza dei ¾ del monte ore annuale personalizzato non dovrebbe avere conseguenze negative sul percorso degli studenti (si chiarirà, infatti, che si tratta di monte ore effettivamente svolto dall’istituto).

Le difficoltà semmai si stanno riscontrando nei divari “tecnologici” dell’Italia; e dal salto in avanti richiesto ai docenti: «Da un 10% circa di professori che hanno già sperimentato lezioni 2.0 si tratta adesso di arrivare al 100% – commenta Laura Virli, dirigente scolastica del liceo Pascal di Pomezia -. In questi giorni sto lavorando molto, assieme ai docenti, sugli aspetti legati alla valutazione. Seppur in questa situazione inedita e complessa dobbiamo far percepire ai ragazzi che la scuola c’è». I voti, del resto, si possono dare «online e anche gli scrutini si potrebbero fare a distanza», aggiunge Antonello Giannelli, a capo dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi. Al momento, non è ancora chiaro quando le classi si potranno ripopolare (l’ipotesi più ottimistica indica inizi-metà maggio; quella estrema, il prossimo 1° settembre).

La ministra Azzolina non si è sbilanciata su una data; molto dipenderà dall’andamento del quadro sanitario (certo è che il ritorno a scuola, assicurano dal governo, dovrà avvenire nella massima sicurezza).

La fine dell’anno scolastico è fissata a partire dall’8 giugno; e tanto più la riapertura dei plessi si avvicinerà a tale data tanto più sarà necessario intervenire sulla maturità, che prenderà il via il 17 giugno con la prova d’italiano.

L’attuale normativa, per accedere alle prove finali, prevede oltre alla frequenza dei già citati ¾ del monte ore annuale personalizzato, la sufficienza in tutte le discipline, condotta compresa, (è ammessa una insufficienza) la partecipazione obbligatoria alle prove Invalsi e lo svolgimento delle ore minime di alternanza scuola-lavoro (almeno 210 ore nell’ultimo triennio degli istituti professionali, 150 nei tecnici, 90 nei licei).

Tra le ipotesi in circolazione c’è il sempre più probabile stop all’obbligatorietà della scuola-lavoro, visto il sostanziale fermo delle attività esterne, in azienda, a oggi bloccate fino al 3 aprile. Anche sull’Invalsi si dovrebbe procedere a slegarlo dall’esame di Stato. Un’altra modifica, molto accreditata, riguarda le commissioni d’esame che potrebbero essere costituite da soli membri interni, più presidente esterno (oggi, i commissari sono tre interni, tre esterni, oltre al presidente esterno).

L’attuale fase di emergenza sta impattando anche sui concorsi per assumere oltre 60mila docenti, che non sono stati ancora banditi. La ministra Azzolina punta a farli partire tra fine maggio e inizi di giugno, per immettere in ruolo almeno i precari della selezione straordinaria. Per alcuni, troppo tardi; e con il rischio concreto di trovarsi a settembre con il record di 200mila supplenti.