Lo Stil novo dei vertici ministeriali

da Tuttoscuola

Forse non sarà dolce, ma certamente è novo lo stil(e) espositivo che caratterizza la comunicazione istituzionale dei due nuovi capi dipartimento nominati dal ministro Lucia Azzolina.

In effetti il retroterra culturale di Giovanna Boda e di Marco Bruschi, detto Max, è diverso da quello di generazioni di alti dirigenti ministeriali, tutti o quasi tutti laureati in discipline giuridico- amministrative. Boda, capo del dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali, ha conseguito la laurea in Psicologia dello sviluppo all’università di Roma La Sapienza (seguita da un dottorato in Psicologia sociale a Padova), mentre Bruschi, capo del dipartimento per l’istruzione e formazione, si è laureato in letteratura italiana all’università degli studi di Milano.

Sarà anche per questa diversa formazione di provenienza che il linguaggio delle note ministeriali recentemente firmate dai due nuovi vertici dell’amministrazione scolastica non è più quello sempre corretto ma impersonale e algido della immensa produzione giuridica del passato, ma ha toni più caldi e coinvolgenti, a partire dall’aggettivo “Carissimi” con il quale esordiscono le due note inviate ai direttori generali delle USR riguardanti entrambi la didattica a distanza rispettivamente da Boda sulle modalità di attivazione  (n. 368 del 13 marzo) e successivamente da Bruschi sugli aspetti organizzativi (n. 388 del 17 marzo).

È evidente lo sforzo di stabilire con il mondo della scuola un tipo di comunicazione amichevole, in un momento di grande difficoltà e sofferenza come quello determinato dall’epidemia di coronavirus, in linea con il carattere aperto ed empatico con il quale lo stesso ministro Azzolina ha voluto caratterizzare il suo rapporto con la categoria. Ma i cinque sindacati scuola firmatari dell’ultimo contratto (Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda) hanno attribuito a questo sforzo di istituire un dialogo diretto tra i vertici del Ministero dell’istruzione e il mondo della scuola il significato di un tentativo di disintermediazione, particolarmente evidente a loro avviso nella nota firmata da Bruschi, che interviene su questioni di organizzazione del lavoro, tradizionalmente riservate alla contrattazione sindacale. Per questo ne hanno chiesto il ritiro, come approfondiamo nella notizia successiva.