Si tornerà a scuola non prima di maggio «E solo in sicurezza»

da Il Messaggero

Resta chiusa la scuola, almeno fino all’inizio di maggio. Questa è l’idea su cui sta lavorando il governo in queste ore. In attesa che venga reso noto il contenuto del prossimo Dpcm, con cui verrà prorogato inevitabilmente i lockdown che sta tenendo l’Italia ferma, il mondo della scuola si prepara a gestire almeno un altro mese a distanza. Se non di più, non è escluso infatti che questa proroga venga poi ripetuta fino alla fine dell’anno scolastico. Tutto dipenderà dalla curva del contagio. Per ora è sicuro che venerdì, 3 aprile, non sarà l’ultimo giorno di chiusura degli istituti scolastici.
«La data di riapertura delle scuole ha sottolineato la ministra all’istruzione, Lucia Azzolina – si avrà quando il quadro epidemiologico lo consentirà, garantendo quindi la massima sicurezza a tutti gli studenti». L’attesa della data è legata anche all’ansia da esame: la nuova proroga, infatti, aiuterà il ministero dell’istruzione a formulare i possibili scenari per gli esami di fine anno. I tecnici di viale Trastevere stanno prevedendo diverse soluzioni, in base alla situazione di emergenza. Sarà possibile svolgere gli esami in presenza solo se l’emergenza sarà completamente conclusa. Se così non fosse, le prove potrebbero svolgersi a distanza o, come ipotizzato fin dall’inizio, si potrebbe fare in presenza solo la prova orale.
Si tratta quindi di prevedere più piani di azione, in base all’evolversi dell’emergenza da qui a fine giugno. La prima modifica certa, apportata all’esame di Stato, riguarda la commissione d’esame: sarà composta da sei membri interni e da un presidente esterno. I docenti interni sono gli unici a sapere con sicurezza fin dove son stati svolti i programmi e in quale modalità. La didattica a distanza da un lato sta aiutando docenti e studenti a mantenere un contatto ma dall’altro sta facendo emergere le criticità legate all’online.

CRITICITÀ

Innanzitutto ci sono le difficoltà pratiche delle famiglie che si sono trovate impreparate sul piano digitale: secondo i dati raccolti da un sondaggio di Skuola.net, il portale dedicato agli studenti, il 27% degli intervistati racconta che in casa non ci sono dispositivi a sufficienza, per far sì che i figli studiano e i genitori lavorano nello stesso momento. Il 23% ha ancora problemi di rete e, tra blocchi improvvisi della connessione, riavvi e approfondimenti della didattica,i tempi rischiano di allungarsi troppo: il 36% degli intervistati sostiene di passare davanti allo schermo del computer circa 5-6 ore al giorno, il 30% arriva fino a 10 ore di studio al giorno e l’8% va anche oltre. A far paura allora, in questa fase sperimentale in cui si procede in emergenza, è la possibilità che l’uso del digitale possa sfociare in cyberbullismo, con video e foto di docenti e compagni estrapolate dalle videolezioni per poi essere rimaneggiate e messe in rete, in furto dei dati personali e quindi in violazione della privacy. Ieri si è saputo che a Roma la lezione da remoto di una seconda media è stata hackerata con un video pronografico inserito da ragazzi più grandi. Insomma, i problemi che si stanno verificando sono dei più diversi.
I sistemi di videochat utilizzati per le lezioni di gruppo, come le chat per l’invio di compiti e correzioni, spesso non sono state regolate in base al rispetto della privacy o con sistemi di sicurezza per proteggere i contenuti ed evitare infiltrazioni di hacker. Sulla delicatezza della situazione, che sta mostrando tutte le sue criticità, è intervenuto il Garante della privacy che vigilerà sull’operato dei fornitori delle principali piattaforme per la didattica a distanza: «Il contesto emergenziale in cui versa il Paese ha spiegato il presidente dell’Autorità Garante, Antonello Soro – ha imposto alle scuole e alle università l’esigenza di proseguire la didattica con le nuove tecnologie. Le straordinarie potenzialità del digitale non devono però indurci a sottovalutarne i rischi. Considerando che, spesso, per i minori che accedono a tali piattaforme si tratta delle prime esperienze, è evidente come anche quest’attività vada svolta con la dovuta consapevolezza».
Lorena Loiacono