Coronavirus e scuole chiuse, l’annuncio di Conte: “Misure prorogate fino al 13 aprile”

da La Tecnica della Scuola

A due giorni dalla scadenza delle misure previste dal governo per il contenimento del contagio da coronavirus, il premier Giuseppe Conte, in conferenza stampa, ufficializza la proroga fino a lunedì 13 aprile.

“Non siamo ancora nella condizione di poter allentare le misure restrittive che abbiano disposto di alleviare i disagi e risparmiarvi i sacrifici a cui siete sottoposti. Per questo ho firmato il nuovo DPCM che proroga le misure fin qui prese fino al 13 aprile. Se allentassimo le misure pagheremmo un prezzo altissimo”.

E poi: “La Pasqua è cara a tutti gli italiani, mi dispiace che capiti in questo periodo. Saremo purtroppo destinati ad affrontare questi giorni di festività con questo regime restrittivo. Nel momento in cui i dati dovessero consolidarsi, programmeremo un allentamento delle misure. Ma non posso dirvi che sarà dal 14 aprile. Non siamo in condizioni di dirlo, ci confronteremo con gli esperti. Inizierà poi la fase 2, che è quella di convivenza col virus. Dopo la fase 2 ci sarà la fase 3, che è quella di ripristino della normalità. Normalità della nostra vita lavorativa e sociale”.

“C’è una sparuta minoranza di persone che non rispetta le regole, abbiamo disposto sanzioni e multe perché non ci possiamo permettere che l’irresponsabilità di alcuni porti un danno a tutti”, aggiunge Conte.

Coronavirus, i numeri giustificano cauto ottimismo

I dati giustificano un cauto ottimismo ma non consentono affatto di considerare attenuata l’emergenza.

La curva del contagio continua a rallentare, tanto che rispetto ad una settimana fa l’incremento totale dei contagiati è passato dal 7,53 al 4,52% e quello degli attuali positivi dal 6,28% al 3,78%.

Un discorso che vale anche per le terapie intensive e per le vittime: l’incremento delle prime è sceso dal 2,74% allo 0,30% e quello dei morti da 10,01% a 5,85%.

Ma i numeri assoluti restano comunque impressionanti: 80.572 persone attualmente malate, di cui oltre 28mila in ospedale, 4.035 nelle terapie intensive, 13.155 vittime, con un incremento in un solo giorno di altre 727 persone.

E se non bastasse ci sono anche i dati dell’Istat a confermare le dimensioni della catastrofe: a marzo, dice l’Istituto di statistica, sono raddoppiati i decessi al nord rispetto alla media 2015-2019; a Bergamo l’incremento è del 337%; a Brescia, Piacenza e Pesaro oltre il 200%.