Storia di una DS al tempo del Coronavirus

Storia di una DS al tempo del Coronavirus e in anno di prova

di Roberta Bellino*

Quella che sto per raccontare è una storia incoraggiante. Una di quelle che sembrano tratte dai film, date le diverse coincidenze e i fortuiti incontri che l’hanno contraddistinta.

I vari Decreti ministeriali, emanati per contenere il contagio, hanno non poco scombussolato il mondo della scuola, di certo non pronto ad affrontare la didattica a distanza e le implicazioni della stessa. Scarsi i mezzi tecnologici interni, difficile l’utilizzo della strumentazione parte di alcuni docenti, salvo le funzionalità di base, scarsa la dotazione delle stesse famiglie. È infatti piombato il panico tra i molti attori che animano il teatro scolastico. Da subito l’I.C. di Fenegrò si è attivato con ricerca di piattaforme, suites, App ecc. che potessero essere al meglio utilizzate da docenti e studenti e famiglie. Il 9 marzo si parte con Skype e con tutte le sue difficoltose applicazioni, poi si decide di passare a ZOOM. Persisteva il problema di come raggiungere le famiglie che deficitavano di strumentazione tecnologica o di connessione. Il 13 marzo decido di fare una telefonata ad un genitore che, in modo spontaneo e del tutto volontario, si propone di aiutare la scuola in questo ginepraio hi-tech. Tra me e me mi dico “perché non provare a farsi dare una mano?”. Pur nutrendo un particolare interesse per la tecnologia e pur avendo una collaboratrice attenta ed efficiente dalla quale però mi sono dovuta allontanare per via del distanziamento imposto dalle norme sull’emergenza, decido di cedere all’aiuto di chi sembrava saperne ben di più della sottoscritta. Questa la prima lungimirante mossa. A questo proposito, il padre di una alunna di quarta primaria (Lorenzo), non si è rivelato solo una spalla fondamentale, ma anche una persona in grado di vedere in prospettiva le opportunità della difficile situazione corrente. Iniziano messaggi, confronti, richieste martellanti di tutorial per correre in aiuto a famiglie e docenti, al fine di utilizzare al meglio le macchine a disposizione ed i vari software suggeriti dalla dirigenza.

Il 20 marzo c’è la seconda svolta: ricevo la telefonata di una cara amica, Barbara, Presidente della Fondazione NTMY, legata al Fondo d’investimento Three Hills Capital Parterns, su iniziativa di Mauro, socio fondatore di THCP. Con Barbara c’è già in atto un progetto significativo per la secondaria, il nostro amato LIFELAB, che realizzeremo per l’anno venturo nel piano interrato della sede di via dell’Arte 1, un progetto educativo-pedagogico pomeridiano di grande rilievo. La sua spontaneità mi coglie di sorpresa: “Non è che per caso, considerato il periodo, ti servirebbero dei computer per i tuoi ragazzi?”. Ricongiungo persone e puntini, situazioni ed incontri, idee e progetti. Mi fermo un attimo. Ovviamente le rispondo di sì, aggiungendo che mi sarebbero serviti anche dei router e delle connessioni. Lo comunico tempestivamente al padre dell’alunna e nel giro di qualche ora rintraccia una persona in grado di fornirmi delle ottime macchine in pochissimi giorni. Coinvolgo le referenti di plesso per una ricognizione di quanti pc portatili avessimo a disposizione nei sei plessi. Una sessantina. Tutti da pulire e sistemare, da portare a nuovo. Li recupero nel giro di due giorni. Lorenzo ed il maestro Luigi si offrono per pulirli approfonditamente e caricare antivirus e programmi utili alla didattica. Nel frattempo io provvedo ad etichettarli, catalogarli, censirli. Rimanevano però scoperti due problemi: la consegna dei pc alle famiglie e la connessione. Mentre rimugino sui nodi ancora da sciogliere, riusciamo a raccogliere alcuni importanti dati sui bisogni delle famiglie, coinvolgendo tutti nella ricerca, dal personale di segreteria, alle docenti referenti, alle vicepresidi, per uno screening il più preciso possibile. Megafile di excel e via. Scelti coloro che beneficeranno. Ed il trasporto? Come fare nell’era del distanziamento sociale e dei blocchi sulle strade? Per qualche ora sopraggiunge l’indesiderato panico. Ma quella sera, di ritorno da scuola, la prof.ssa Giulia, vicepreside e colonna portante dell’Istituto, mi suggerisce di chiedere aiuto alle stazioni dei Carabinieri locali. Giusto. Perché non ci avevo pensato prima?

La terza svolta. Il giorno successivo mentre io, Luigi e Lorenzo eravamo impegnati a preparare i pc, giunge a scuola il Maresciallo della stazione di Lomazzo e ci risolve il problema con il coinvolgimento della protezione civile di Mozzate. Lunedì 23 ricevo la telefonata del sindaco di Mozzate, poi quella del responsabile della protezione civile e il problema si risolve in 15 minuti, ossia il tempo delle due telefonate, ed una mail: la protezione civile si offre di portare tutti i pc ai ragazzi, di casa in casa. Non credevo alle mie orecchie. Nella foga del racconto ho dimenticato di riferire un dettaglio di non poco conto: domenica 22 sera, mentre ero comodamente adagiata sul divano, mi solletica la mente un’idea, quella di scrivere ai tre colossi della telefonia per chiedere loro delle Sim gratuite. Scrivo agli amministratori delegati dei maggiori fornitori di servizi di telefonia, azzeccando miracolosamente gli indirizzi, senza che tornasse indietro alcuna mail.

E poi l’ultimo anello, quello mancante. Mercoledì 25, mi trovavo alle prese insieme a Lorenzo con cavi, pc quando, del tutto inaspettatamente, ricevo la telefonata dalla Fondazione Vodafone. Non credevo a ciò che mi stava comunicando, ossia che mi avrebbero dato le Sim – con dati illimitati fino alla fine dell’emergenza – e che mi sarebbero arrivate entro lunedì 30, giorno nel quale avevo organizzato la consegna del primo lotto di pc. Credo di essermi commossa, credo di aver saltato e credo stessi persino tremando dalla gioia. Un bingo pazzesco: pc e router con SIM! I giorni successivi sono stati intensi, trascorsi a ritmi di lavoro incessante ma emozionante. Mi ha aiutato Anna, una giovane donna volontaria della Protezione civile, che si era resa disponibile per la stipula dei contratti e per redigere la burocrazia del caso. Sarei riuscita a fornire 96 famiglie ed oltre 140 bambini: il diritto all’istruzione sarebbe stato garantito, a tutti, nessuno sarebbe rimasto fuori.

Abbiamo lavorato alacremente. Una bella squadra. 

Lunedì 30 si presentano gli uomini e le donne della protezione civile, uomini e donne eccezionali e tutto si risolve, vengono raggiunti tutti i bambini, in pochi giorni.

Mi chiama Barbara e mi chiede di poter dare 10 pc e 5 router ad una scuola di Bergamo, per dare loro una mano. Perché no? Tanta generosità era giusto fosse condivisa, era giusto non tenersela per sé. 

Ecco qui la mia bella storia, piena di persone speciali e uniche, piena di vita e piena di passione, tutte impegnate a garantire il diritto all’istruzione ai nostri ragazzi, anche in questo momento di emergenza così critico e inusuale.

* DS dell’I.C. Fenegrò (CO)